Vita di città
Amianto al Supercinema, il comitato: «Dobbiamo agire subito»
Denunciati rischi per la cittadinanza. Istituzioni indifferenti
Trani - mercoledì 13 settembre 2017
Una situazione drammatica e di massima urgenza è quella che emersa nell'incontro pubblico organizzato dai residenti della zona del Supercinema, allarmati dalla tettoia in eternit presente sull'immobile.
«Una richiesta d'aiuto» l'ha definita Antonio Carrabba (presidente del comitato spontaneo di cittadini), dopo quanto emerso da una relazione del medico Antonio Lorusso, dottore di ricerca in Ambiente, Medicina e Salute, che illustra i rischi a cui i residenti, ma in generale tutti i tranesi, sono quotidianamente esposti. «L'amianto - ha detto - è un materiale indistruttibile e proprio per tale caratteristica è stato sfruttato fino agli anni '80 per le costruzioni. Quello più comunemente usato è stato l'eternit. Era inoltre un materiale a basso costo, indistruttibile non solo a livello materiale ma anche fisico. Una volta inalate fibre di amianto è impossibile che il nostro organismo le espella con un tempo di latenza, fino all'insorgere della malattia, che può durare fino ai 30 anni».
Il ricercatore è poi passato a delineare gli aspetti critici della tettoia costituita da due lastre che sono lì presenti da oltre 70 anni. La relazione chiarisce che le coperture in eternit sono "in cattivo stato di conservazione e rappresentano un concreto pericolo per la salute pubblica", con un "livello di rischio alto". In particolare, come ha lui stesso ha meglio precisato, «sono le abbandonati piogge ad alimentare la dispersione di fibre di amianto nell'aria a causa delle grondaie completamente rotte. Addirittura, si sono verificate rotture spontanee per via del materiale vetusto e pieno di muffa. E' stato calcolato che il raggio di dispersione di fibre di amianto nell'aria può raggiungere i 2 chilometri».
Eppure di bonifica si parla già dal 2012 e a ordinarla fu l'allora sindaco di Trani, Gigi Riserbato; e poi di nuovo nel 2013. Era stata, peraltro, l'Arpa Puglia nell'aprile 2012 a chiedere al Comune di attivarsi affinché la società proprietaria dell'immobile procedesse agli interventi di manuutezione previsti dal decreto ministeriale (6 settembre 1994) sulla bonifica da amianto e fornisse la documentazione sull'incapsulamento (decreto del 20 agosto 1999). «Tuttavia – ha proseguito Lorusso – di quella famosa bonifica non c'è traccia e, quindi, è impossibile sapere se fu eseguita secondo i criteri previsti dalla legge».
«Nell'ultimo anno – ha aggiunto l'avvocato Nicola Ulisse del Codacons - c'è stato un visibile deterioramento. Abbiamo però notato indifferenza nelle istituzioni pubbliche. Questa situazione non può più passare inosservata».
Nel giugno scorso, dopo aver inutilmente atteso la bonifica da parte del Comune (da eseguirsi in danno dei proprietari), i residenti hanno deciso di interpellare (supportati dal comitato Bene Comune), oltre al Comune e all'ufficio Ambiente, anche Prefettura e Provincia Bat, Arpa Puglia, dipartimento di Ecologia della Regione, servizio Igiene della Asl Bat e carabinieri del Noe di Bari. Ora l'ultima speranza è riposta, di nuovo, nel Gip del Tribunale di Trani.
Sulla vicenda è intervenuta anche l'Aea (l'Associazione nazionale esposti amianto) che in un comunicato delinea i rischi a cui vanno incontro i cittadini tranesi. «Le lastre - denuncia - contengono circa il 10-15% in peso di amianto. Dunque nel corso degli anni si disperdono nell'ambiente milioni di fibre». E ancora: «Occorre scongiurare il rischio del solito intervento "alla italiana", cioè del "giorno dopo" e quindi a danno già conclamato. Non vogliamo il risarcimento elemosina (5000 euro dopo, quando la diagnosi di mesotelioma; vogliamo la bonifica prima. Prevenire è meglio che curare».
Infine, i residenti hanno annunciato di voler incontrare, nei prossimi giorni, il sindaco Amedeo Bottaro per esporre la gravità della situazione di cui non si può più far finta di nulla.
«Una richiesta d'aiuto» l'ha definita Antonio Carrabba (presidente del comitato spontaneo di cittadini), dopo quanto emerso da una relazione del medico Antonio Lorusso, dottore di ricerca in Ambiente, Medicina e Salute, che illustra i rischi a cui i residenti, ma in generale tutti i tranesi, sono quotidianamente esposti. «L'amianto - ha detto - è un materiale indistruttibile e proprio per tale caratteristica è stato sfruttato fino agli anni '80 per le costruzioni. Quello più comunemente usato è stato l'eternit. Era inoltre un materiale a basso costo, indistruttibile non solo a livello materiale ma anche fisico. Una volta inalate fibre di amianto è impossibile che il nostro organismo le espella con un tempo di latenza, fino all'insorgere della malattia, che può durare fino ai 30 anni».
Il ricercatore è poi passato a delineare gli aspetti critici della tettoia costituita da due lastre che sono lì presenti da oltre 70 anni. La relazione chiarisce che le coperture in eternit sono "in cattivo stato di conservazione e rappresentano un concreto pericolo per la salute pubblica", con un "livello di rischio alto". In particolare, come ha lui stesso ha meglio precisato, «sono le abbandonati piogge ad alimentare la dispersione di fibre di amianto nell'aria a causa delle grondaie completamente rotte. Addirittura, si sono verificate rotture spontanee per via del materiale vetusto e pieno di muffa. E' stato calcolato che il raggio di dispersione di fibre di amianto nell'aria può raggiungere i 2 chilometri».
Eppure di bonifica si parla già dal 2012 e a ordinarla fu l'allora sindaco di Trani, Gigi Riserbato; e poi di nuovo nel 2013. Era stata, peraltro, l'Arpa Puglia nell'aprile 2012 a chiedere al Comune di attivarsi affinché la società proprietaria dell'immobile procedesse agli interventi di manuutezione previsti dal decreto ministeriale (6 settembre 1994) sulla bonifica da amianto e fornisse la documentazione sull'incapsulamento (decreto del 20 agosto 1999). «Tuttavia – ha proseguito Lorusso – di quella famosa bonifica non c'è traccia e, quindi, è impossibile sapere se fu eseguita secondo i criteri previsti dalla legge».
«Nell'ultimo anno – ha aggiunto l'avvocato Nicola Ulisse del Codacons - c'è stato un visibile deterioramento. Abbiamo però notato indifferenza nelle istituzioni pubbliche. Questa situazione non può più passare inosservata».
Nel giugno scorso, dopo aver inutilmente atteso la bonifica da parte del Comune (da eseguirsi in danno dei proprietari), i residenti hanno deciso di interpellare (supportati dal comitato Bene Comune), oltre al Comune e all'ufficio Ambiente, anche Prefettura e Provincia Bat, Arpa Puglia, dipartimento di Ecologia della Regione, servizio Igiene della Asl Bat e carabinieri del Noe di Bari. Ora l'ultima speranza è riposta, di nuovo, nel Gip del Tribunale di Trani.
Sulla vicenda è intervenuta anche l'Aea (l'Associazione nazionale esposti amianto) che in un comunicato delinea i rischi a cui vanno incontro i cittadini tranesi. «Le lastre - denuncia - contengono circa il 10-15% in peso di amianto. Dunque nel corso degli anni si disperdono nell'ambiente milioni di fibre». E ancora: «Occorre scongiurare il rischio del solito intervento "alla italiana", cioè del "giorno dopo" e quindi a danno già conclamato. Non vogliamo il risarcimento elemosina (5000 euro dopo, quando la diagnosi di mesotelioma; vogliamo la bonifica prima. Prevenire è meglio che curare».
Infine, i residenti hanno annunciato di voler incontrare, nei prossimi giorni, il sindaco Amedeo Bottaro per esporre la gravità della situazione di cui non si può più far finta di nulla.