Vita di città
Anche i "grilli andriesi" sull'incenerimento nella cementeria di Barletta
Attenzione all'alternativa dei Verdi: «solo un lieve rimedio agli inceneritori»
Trani - giovedì 8 maggio 2008
«I Grilli Andriesi si uniscono alle dichiarazioni dei Verdi della sezione di Trani nel richiedere al Presidente dell'Ato dottor Tarantini delucidazioni in merito alle voci incessanti che riguardano la possibile combustione di rifiuti all'interno della cementeria di Barletta. Ma desiderano anche richiamare l'attenzione sulla possibile alternativa all'incenerimento indicata dai Verdi stessi anche a livello nazionale. La dissociazione molecolare è un processo di scissione delle molecole che avviene in un ambiente chiuso, a temperature limitate e in ogni caso inferiori a 400 gradi centigradi (si pensi che gli inceneritori bruciano a circa 1300 gradi centigradi), in assenza di ossigeno se non per la quantità necessaria per mantenere il processo alla temperatura desiderata.
Per mezzo del processo sono generati gas, detti anche "gas sintetici" o "syngas", che possono essere utilizzati per ottenere le diverse forme di energia. Ma è sicuro che tale processo è assolutamente innocuo e non provoca danni alla salute umana? Il dottor Stefano Montanari, nanopatologo all'università di Modena e Reggio Emilia, ha una visione completamente diversa. Il ricercatore, infatti, sottolinea quanto tale processo abbia numerosissimi lati oscuri.
La legge di Lavoisier, della conservazione della massa, afferma appunto che la massa complessiva dei reagenti è uguale alla massa complessiva dei prodotti. Traduciamo: se si brucia 100 è inevitabile che in uscita si avrà 100. Dunque sostenere che qualcosa sparisce, è una bufala. Secondo le leggi della natura, siamo solo di fronte ad una trasformazione, non sparisce un bel nulla. C'è da dire inoltre che il processo produce syngas, un gas sintetico, oltre ai prodotti consueti inquinanti delle combustioni. Dunque, siamo dinanzi ad una combustione in un ambiente carente d'aria, più o meno come quello in cui si produce carbonella. Inoltre, inevitabilmente, in un processo simile ci sarà la produzione di metalli pesanti che, insieme ad altri inquinanti, che sono con ogni probabilità generati e che variano a seconda di quali rifiuti si stiano di volta in volta trattando, devono essere messi da qualche parte. Dove? Nessuno lo dice.
Le perplessità inoltre non finiscono qui. Il syngas, infatti, dovrà essere depurato. Ma il costo della depurazione e la sorte dei prodotti tossici che vengono tolti dal syngas, viene taciuta. E i rendimenti del sistema quali sono? Siamo sicuri che il bilancio dell'energia non è in passivo? Cioè l'energia che si produce è minore dell'energia che si usa per la combustione? E le ceneri di ciò che viene bruciato dove le mettiamo? Discariche di prodotti nocivi? E poi, ancora: come la mettiamo con il problema delle nanopolveri che sicuramente si formano? Insomma, i Verdi, a livello nazionale e non solo, sbandierano un progetto che sembra essere solo un lieve rimedio agli inceneritori. Perchè è vero che questa tecnologia riduce l'emissione di diossina, nanopolveri e quant'altro, ma una riduzione non implica la loro assenza. Esse vengono comunque prodotte e, anche se in proporzioni minori, causano danni alla salute. Un esempio su tutti è la produzione di ossido di azoto che è irritante per gli occhi e, se inalato può causare edema polmonare. Inoltre, l'art. 3 comma 4 della 2000/76/CE (direttiva sull'incenerimento) stabilisce che anche la pirolisi e la dissociazione sono forme di incenerimento dei rifiuti. Dunque è inutile raccontare frottole ipotizzando una sua costruzione come alternativa ad un inceneritore.
Ma le oscurità non si fermano qui. Per quel che riguarda la sostenibilità economica dell'impianto. Dalla scheda tecnico-economica del gassificatore, perchè questo è il vero nome di un impianto di questo tipo, si legge benissimo che i costi annui per un impianto piccolo, in grado di smaltire 16000 tonnellate di rifiuti l'anno, sono di circa 800.000 euro, mentre quelli della sua costruzione sono circa 10 milioni. Bisogna considerare infatti: il costo di manutenzione ordinaria, Costi per il personale dell'impianto, Costi generali, Costi di smaltimento ceneri, Imposta di fabbricazione dell'energia elettrica, ed altri. Questo significa appunto che nel bilancio dell'amministrazione che deciderà di costruirlo ci sarà un ulteriore capitolo di spesa che dovrà essere coperto. Forse si penserà alla rivendita dell'energia, ma quella basterà probabilmente a coprire unicamente il costo di acquisto dell'impianto, che sarà recuperato solo dopo una decina di anni. Insomma, frottole che mirano a nascondere la verità su un impianto che nel mondo provvedono a smantellare. Nessuna tecnologia ora esistente può azzerare le emissioni in atmosfera e non causare danni. Dichiarare il contrario è pura demagogia.
Un rimedio c'è: la differenziazione! Nessun rimedio al mondo è meno inquinante e più efficiente economicamente come la Riduzione, il Riuso ed il Riciclo. Questa è la vera politica alternativa.
Si avvii da subito la RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA OBBLIGATORIA. Non esistono scuse di bilancio o di sostenibilità della stessa da parte delle amministrazioni di Andria, Barletta e Trani, città che si accingono a divenire co-capuologhi di una nuova provincia, poiché dobbiamo renderci conto che è l'unica alternativa disponibile e che ci permetterebbe di non compromettere l'ambiente già messo a dura prova, non danneggiare la salute dei cittadini, ridurre i costi e dare occupazione. E poi chissà un giorno anche dalle nostre parti si potrà parlare di "Rifiuti zero".»
Per mezzo del processo sono generati gas, detti anche "gas sintetici" o "syngas", che possono essere utilizzati per ottenere le diverse forme di energia. Ma è sicuro che tale processo è assolutamente innocuo e non provoca danni alla salute umana? Il dottor Stefano Montanari, nanopatologo all'università di Modena e Reggio Emilia, ha una visione completamente diversa. Il ricercatore, infatti, sottolinea quanto tale processo abbia numerosissimi lati oscuri.
La legge di Lavoisier, della conservazione della massa, afferma appunto che la massa complessiva dei reagenti è uguale alla massa complessiva dei prodotti. Traduciamo: se si brucia 100 è inevitabile che in uscita si avrà 100. Dunque sostenere che qualcosa sparisce, è una bufala. Secondo le leggi della natura, siamo solo di fronte ad una trasformazione, non sparisce un bel nulla. C'è da dire inoltre che il processo produce syngas, un gas sintetico, oltre ai prodotti consueti inquinanti delle combustioni. Dunque, siamo dinanzi ad una combustione in un ambiente carente d'aria, più o meno come quello in cui si produce carbonella. Inoltre, inevitabilmente, in un processo simile ci sarà la produzione di metalli pesanti che, insieme ad altri inquinanti, che sono con ogni probabilità generati e che variano a seconda di quali rifiuti si stiano di volta in volta trattando, devono essere messi da qualche parte. Dove? Nessuno lo dice.
Le perplessità inoltre non finiscono qui. Il syngas, infatti, dovrà essere depurato. Ma il costo della depurazione e la sorte dei prodotti tossici che vengono tolti dal syngas, viene taciuta. E i rendimenti del sistema quali sono? Siamo sicuri che il bilancio dell'energia non è in passivo? Cioè l'energia che si produce è minore dell'energia che si usa per la combustione? E le ceneri di ciò che viene bruciato dove le mettiamo? Discariche di prodotti nocivi? E poi, ancora: come la mettiamo con il problema delle nanopolveri che sicuramente si formano? Insomma, i Verdi, a livello nazionale e non solo, sbandierano un progetto che sembra essere solo un lieve rimedio agli inceneritori. Perchè è vero che questa tecnologia riduce l'emissione di diossina, nanopolveri e quant'altro, ma una riduzione non implica la loro assenza. Esse vengono comunque prodotte e, anche se in proporzioni minori, causano danni alla salute. Un esempio su tutti è la produzione di ossido di azoto che è irritante per gli occhi e, se inalato può causare edema polmonare. Inoltre, l'art. 3 comma 4 della 2000/76/CE (direttiva sull'incenerimento) stabilisce che anche la pirolisi e la dissociazione sono forme di incenerimento dei rifiuti. Dunque è inutile raccontare frottole ipotizzando una sua costruzione come alternativa ad un inceneritore.
Ma le oscurità non si fermano qui. Per quel che riguarda la sostenibilità economica dell'impianto. Dalla scheda tecnico-economica del gassificatore, perchè questo è il vero nome di un impianto di questo tipo, si legge benissimo che i costi annui per un impianto piccolo, in grado di smaltire 16000 tonnellate di rifiuti l'anno, sono di circa 800.000 euro, mentre quelli della sua costruzione sono circa 10 milioni. Bisogna considerare infatti: il costo di manutenzione ordinaria, Costi per il personale dell'impianto, Costi generali, Costi di smaltimento ceneri, Imposta di fabbricazione dell'energia elettrica, ed altri. Questo significa appunto che nel bilancio dell'amministrazione che deciderà di costruirlo ci sarà un ulteriore capitolo di spesa che dovrà essere coperto. Forse si penserà alla rivendita dell'energia, ma quella basterà probabilmente a coprire unicamente il costo di acquisto dell'impianto, che sarà recuperato solo dopo una decina di anni. Insomma, frottole che mirano a nascondere la verità su un impianto che nel mondo provvedono a smantellare. Nessuna tecnologia ora esistente può azzerare le emissioni in atmosfera e non causare danni. Dichiarare il contrario è pura demagogia.
Un rimedio c'è: la differenziazione! Nessun rimedio al mondo è meno inquinante e più efficiente economicamente come la Riduzione, il Riuso ed il Riciclo. Questa è la vera politica alternativa.
Si avvii da subito la RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA OBBLIGATORIA. Non esistono scuse di bilancio o di sostenibilità della stessa da parte delle amministrazioni di Andria, Barletta e Trani, città che si accingono a divenire co-capuologhi di una nuova provincia, poiché dobbiamo renderci conto che è l'unica alternativa disponibile e che ci permetterebbe di non compromettere l'ambiente già messo a dura prova, non danneggiare la salute dei cittadini, ridurre i costi e dare occupazione. E poi chissà un giorno anche dalle nostre parti si potrà parlare di "Rifiuti zero".»