Vita di città

«Contro i termovalorizzatori solo odio ideologico»

Intervento del Consigliere Regionale Laurora

«Anche se è sotto gli occhi di tutti la triste e sconcertante emergenza rifiuti campana,l'opposizione ai termovalorizzatori continua imperterrita. Guardando le immagini che in questi giorni scorrono sui TG è davvero difficile pensare che solo chi difende i termovalorizzatori abbia degli interessi economici nel farlo mentre chi vorrebbe perpetuata questa condizione di emergenza no. Tra molti antagonisti dei termovalorizzatori, la gran parte si limita a bocciare la tecnologia non fornendo alternative in merito. Troppo facile. I più coraggiosi si lanciano in dissertazioni che credo vadano affrontate una volta per tutte con chiarezza.
I più ingenui, addirittura, contestano l'uso improprio del termine stesso che a loro modo di vedere coincide con quello di inceneritore. Sbagliato. Il termovalorizzatore non è un sinonimo di inceneritore. In termini linguistici sono sinonimi, in termini tecnici, invece, sono impianti molto diversi: nell'inceneritore la combustione è il fine, essendo solo un modo per smaltire (distruggere) i rifiuti; nel termovalorizzatore la combustione è invece un mezzo per "recuperare" (produrre) energia. Poi ci sono differenze fondamentali nell'impatto sull'ambiente: fra i due tipi d'impianti, infatti, ci sono più di vent'anni d'evoluzione tecnologica che rendono i termovalorizzatori di ultima generazione più sicuri sia per l'ambiente sia per la salute pubblica. In particolare, grazie al continuo miglioramento dei sistemi per abbattere gli inquinanti dei fumi, alle nuove caratteristiche dei forni e agli interventi che hanno ottimizzato il processo di combustione, i moderni termovalorizzatori sono in grado di attuare un contenimento preventivo delle emissioni. In sintesi: i due concetti impiantistici sono separati da 20 anni di tecnologia, in Italia gli inceneritori rappresentano una soluzione tecnologica ormai obsoleta non più utilizzata.
Altra frase tipica degli avversari ai termovalorizzatori è la seguente: i termovalorizzatori vanno proibiti perché nel bruciare i rifiuti producono diossina. Dispiace constatare che questi signori sono rimasti agli anni 80. Infatti, l'emissione di diossine dalla combustione dei rifiuti riguardava la vecchia generazione di inceneritori degli anni Ottanta appunto. Va inoltre aggiunto che i termovalorizzatori di vecchia generazione bruciavano i rifiuti a una temperatura di 6/700 gradi, e allora una minima parte di diossina andava nell'aria. Ma ora, ed è un esempio il termovalorizzatore di Brescia, con le ultime tecnologie si bruciano i rifiuti a una temperatura sui 1100/1200 gradi e a questa temperatura esce dall'impianto fumo pulito.
Quanta diossina hanno liberato nel cielo (ex) azzurro di Napoli, i cassonetti di pattume bruciati nelle rivolte di piazza in questi giorni? E quante polveri nocive si sono levate da quei cassonetti? Quante ne espelle il termovalorizzatore di Brescia in 365 giorni? Lo dicono i dati dell'Istituto superiore di sanità. Dati ripresi anche da un ambientalista al di sopra d'ogni sospetto quale il presidente onorario di Legambiente l'On. Ermete Realacci.

Dai rifiuti bruciati nelle strade si sprigiona la stessa diossina che si assumerebbe in anni "normali". Lo spiega l'istituto sull'Inquinamento Atmosferico del Cnr, secondo cui la quantità di questa sostanza che si sviluppa dai roghi è notevolmente più alta di quella che si ottiene dagli inceneritori. E' impossibile,in ogni caso, fare una stima di quanta sia la diossina che si sviluppa dai roghi perché i rifiuti domestici hanno una composizione estremamente variabile. Certo è che, finché il rogo è in funzione, chi sta nelle vicinanze ne assume una quantità che impiegherebbe anni ad assumere normalmente. Noi ci preoccupiamo di pochi miliardesimi di grammo prodotti dagli inceneritori, ma in questo caso si tratta di quantità molto più alte.

I termovalorizzatori restano l'unica valida soluzione all'emergenza rifiuti, in Puglia come in Campania e le posizioni espresse dal presidente onorario di Legambiente, l'On. Ermete Realacci, non fanno altro che confermare la bontà della nostra opinione. Ho molto apprezzato il grande senso di responsabilità mostrato da Realacci durante l'intervento alla trasmissione di Rai 3, Primo piano. Sentirgli dire che i termovalorizzatori inquinano meno di una strada trafficata e che, proprio per questo, possono tranquillamente essere realizzati in pieno centro cittadino non mi ha affatto stupito. Sono le cose che andiamo dicendo da sempre e che ci hanno portato a prevedere nella città di Trani, la realizzazione di un impianto di termovalorizzazione.
Mi stupisce semmai, constatare come proprio gli amici di Legambiente dell'Onorevole Realacci siano impegnati, qui in Puglia e a Trani, ad organizzare continue manifestazioni di piazza per manifestare il loro dissenso a tali progetti e a diffondere irresponsabilmente tra la gente paure assolutamente ingiustificate. L'unico vero rischio, e di questo è meglio che tutti comincino a prenderne piena coscienza, è di far precipitare la Puglia fra qualche tempo, quando cioè le nostre discariche risulteranno sature, nella stessa drammatica situazione in cui si trova oggi la Campania.
In riferimento a quanto sta accadendo in questi giorni in Campania, il Capo dello Stato si è detto allarmato. Sappia, il presidente Napolitano, che anche noi oggi, in Puglia, viviamo la stessa profonda preoccupazione. Ed è per questo che ci rivolgiamo a lui affinché lanci un segnale al nuovo Governo in modo che la nostra Regione possa essere messa nelle condizioni di guardare al futuro serenamente e di portare a compimento un piano di gestione dei rifiuti che ha già avuto il via libera dal progresso tecnologico e dalle realtà di tutti i Paesi Europei.»

Carlo Laurora
Consigliere Regionale Forza Italia
  • Termovalorizzatore
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