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Eventi e cultura
Dialoghi Off: la giustizia secondo Michele Santeramo
Alla Biblioteca in scena un’opera che ha interrogato la coscienza collettiva partendo dal teatro di Eduardo De Filippo
Trani - domenica 21 settembre 2025
Il 19 settembre, presso la Biblioteca comunale "Giovanni Bovio", si è tenuto uno degli appuntamenti più intensi del ciclo Dialoghi Off, ovvero il monologo "Fantasmi – Antonio Barracano", scritto e interpretato da Michele Santeramo. Ad aprire la serata vi è stata l'introduzione fatta da Riccardo Losappio, il quale ha parlato di Santeramo come un uomo di cultura profonda e impegnata, attivo in molti ambiti, dalla drammaturgia alla narrativa, dal cinema al teatro, e sempre con uno sguardo lucido sull'attualità e sui problemi dell'uomo e della società. "Fantasmi – Antonio Barracano" è un'opera teatrale intensa, una riflessione sulla giustizia e sulla pace, ispirata a "Il Sindaco del Rione Sanità" di Eduardo De Filippo.
Il protagonista, Antonio Barracano, è un fantasma, testimone di un'epoca e di una società che ancora oggi fatica a distinguere tra giustizia e vendetta, tra pena e redenzione. Al centro della narrazione c'è la storia di Ettore, un uomo che a 19 anni aveva ucciso due poliziotti durante una rapina e per questo vive in carcere. Dopo vent'anni, ottenuto il permesso di lavorare durante il giorno all'esterno del carcere, incontra una ragazza, Agata, della quale si innamora. Quando lei scopre la verità sul suo passato, non fugge, rimane, ascolta e gli racconta la storia di suo padre, proprietario di una pescheria di paese, ucciso durante una rapina. In quel momento, vittima e carnefice si trovano l'uno davanti all'altra, non per giudicarsi, ma per conoscersi davvero. Ettore e Agata si scoprono simili nella loro solitudine, nella loro ferita, e nella comune speranza che il passato non sia l'unica verità possibile.
I due giovani sono uniti da un amore improbabile ma autentico, si sposano nella chiesa del carcere, hanno un figlio, e provano a costruire una vita. L'autore ci mette di fronte a una domanda scomoda: un assassino resta tale per sempre? Oppure può, col tempo, con il dolore, con la responsabilità, diventare qualcosa di diverso? E che cos'è, davvero, la giustizia? È giusto che chi ha commesso un delitto venga condannato per tutta la vita, anche dopo aver trasformato sé stesso? E se il perdono non fosse una debolezza ma un atto di coraggio, un'apertura possibile verso un'umanità più profonda? Nel racconto, il personaggio di Antonio Barracano confessa il proprio passato: ha ucciso un uomo, ha corrotto la giustizia per essere assolto, ma non ha mai trovato la pace.
La giustizia ufficiale lo ha dichiarato innocente, ma lui sa di non esserlo mai stato. E allora, se neanche la giustizia è in grado di guarire, che cosa resta? La risposta è nelle parole finali di Santeramo, rivolte al pubblico come un appello: per arrivare alla pace bisogna accendere piccole luci, smettere di chiedere vendetta, cercare la compassione. La serata si conclude con un invito potente e silenzioso: non lasciare mai l'ultima parola alla violenza. "Fantasmi" è un'opera che scava dentro, che obbliga a riconsiderare le nostre certezze morali, che suggerisce che la pace è ancora possibile, se scegliamo di essere umani fino in fondo.
Il protagonista, Antonio Barracano, è un fantasma, testimone di un'epoca e di una società che ancora oggi fatica a distinguere tra giustizia e vendetta, tra pena e redenzione. Al centro della narrazione c'è la storia di Ettore, un uomo che a 19 anni aveva ucciso due poliziotti durante una rapina e per questo vive in carcere. Dopo vent'anni, ottenuto il permesso di lavorare durante il giorno all'esterno del carcere, incontra una ragazza, Agata, della quale si innamora. Quando lei scopre la verità sul suo passato, non fugge, rimane, ascolta e gli racconta la storia di suo padre, proprietario di una pescheria di paese, ucciso durante una rapina. In quel momento, vittima e carnefice si trovano l'uno davanti all'altra, non per giudicarsi, ma per conoscersi davvero. Ettore e Agata si scoprono simili nella loro solitudine, nella loro ferita, e nella comune speranza che il passato non sia l'unica verità possibile.
I due giovani sono uniti da un amore improbabile ma autentico, si sposano nella chiesa del carcere, hanno un figlio, e provano a costruire una vita. L'autore ci mette di fronte a una domanda scomoda: un assassino resta tale per sempre? Oppure può, col tempo, con il dolore, con la responsabilità, diventare qualcosa di diverso? E che cos'è, davvero, la giustizia? È giusto che chi ha commesso un delitto venga condannato per tutta la vita, anche dopo aver trasformato sé stesso? E se il perdono non fosse una debolezza ma un atto di coraggio, un'apertura possibile verso un'umanità più profonda? Nel racconto, il personaggio di Antonio Barracano confessa il proprio passato: ha ucciso un uomo, ha corrotto la giustizia per essere assolto, ma non ha mai trovato la pace.
La giustizia ufficiale lo ha dichiarato innocente, ma lui sa di non esserlo mai stato. E allora, se neanche la giustizia è in grado di guarire, che cosa resta? La risposta è nelle parole finali di Santeramo, rivolte al pubblico come un appello: per arrivare alla pace bisogna accendere piccole luci, smettere di chiedere vendetta, cercare la compassione. La serata si conclude con un invito potente e silenzioso: non lasciare mai l'ultima parola alla violenza. "Fantasmi" è un'opera che scava dentro, che obbliga a riconsiderare le nostre certezze morali, che suggerisce che la pace è ancora possibile, se scegliamo di essere umani fino in fondo.
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