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Vita di città

Ex Supercinema, la copertura lignea sta per crollare

Pazienza finita per cittadini e comitati: ora basta attese

La lunga e brutta storia del Supercinema e del quartiere che lo ospita, comincia circa 19 anni fa con le prime denunce dei cittadini con riferimento allo stato di degrado delle vie Calatafimi e Mosè da Trani. La pietra miliare di quel degrado nasce dallo stato di abbandono dell'ex Istituto professionale. Questo fu di competenza della Provincia quando era una scuola, ente carrozzone fantasma che non ha garantito più quasi più nulla in questi anni, figuriamoci l'edificio in questione. Tutt'oggi è appannaggio di un privato.

Intanto gli anni passano e si apre la storia pietosa del Supercinema. Abbandonato a se stesso dopo la chiusura. Il cuore del degrado e della mancanza d'interventi diventa proprio il Supercinema. Costruito nel 1936. Con questa struttura Trani scrive un pezzo di storia culturale della sua lunga vita. C'è un però: la copertura, anello debole da anni, fino ai drammatici giorni odierni, non viene mai sottoposta a manutenzione. Dai primi esposti alla magistratura si moltiplicano i sopralluoghi di tecnici e periti. Il Comitato dei residenti che fa una lotta di civiltà è già stato fondato e suda le proverbiali sette camice per farsi sentire e vedere. Addirittura in uno degli ultimi sopralluoghi non viene inspiegabilmente ammesso, il comitato, mentre un tecnico della proprietà del Supercinema é ammesso. Il mostro è lì e vive in mezzo a noi: la copertura in cemento e amianto, con anima sottostante in legno ormai marcio.

La lotta kafkiana contro l'assurda burocrazia continua: un sopralluogo viene fatto all'indomani di abbondanti piogge, nel marzo del 2018, quando il blocco di cemento e amianto si compatta e non rilascia le temibili fibre in effetti. I tecnici finiscono col concludere che la copertura dell'edificio non è in buone condizioni ma non rilascia fibre. Per non farci mancare nulla, di contro, i componenti del comitato di quartiere, del comitato Bene comune e del Codacons, rappresentato dall'avvocato Nicola Ulisse, fanno rilevare, forti del parere di un esperto come il dott. Vito Totire, che la struttura della stessa copertura rilascia un'inquietante sabbiolina che porta con se residui di cemento e amianto che sono visibili alla base delle grondaie ( vedi foto) e che finisce nei collettori alluvionali ed in mare dopo le piogge.

La proprietà ha proposto dunque, per prevenire il crollo della copertura, marcita nella sua anima lignea( ci sono delle capriate che rischiano di venir giù) un incapsulamento della parte. I cittadini dei comitati e periti consultati per l'occasione, Totire compreso, affermano in maniera ferma che dovrebbe essere attuata una bonifica totale del luogo con rimozione della copertura. Un eventuale crollo di quest'ultima costituirebbe una bomba ecologica non solo per i cittadini del quartiere, ma per tutta Trani. In caso di crollo della copertura le polveri di amianto si spargerebbero ovunque. Non dunque un intervento edilizio, di cui nella storia kafkiana si parla ad un certo punto, con la volontà dell'incapsulamento da parte della proprietà, ma un'opera di bonifica vera e propria. Questo deve pretendere ora il sindaco con la sua amministrazione per scongiurare il peggio. Tra richieste di archiviazione respinte, rispetto alle richieste dei comitati e interpretazioni rigurdanti i vincoli posti dalla Sovrintendenza, la storia del Supercinema si é snodata verso sentieri ancora più irti ed intricati.

Ci spieghiamo specie per la vicenda del vincolo: quando le richieste di bonifica si sono fatte pressanti e sono state ordinate anche dalla Magistratura, come si legge da un esposto firmato da Antonio Carrabba, responsabile del comitato di quartiere e dagli altri enti interessati, la proprietà avrebbe addotto come motivo di rinvio degli interventi , il fatto che l'edificio fosse sotto vincolo della Sovrintendenza, compresa la copertura in amianto, compreso l'amianto stesso. Ma era chiaro che, chiedendo la legge stessa di rimuovere l'amianto da ogni struttura, la Sovrintendenza avrebbe accettato qualsiasi progetto proposto che , salvagurdando la struttura nella sua natura primigenia, prevedesse la rimozione a priori di una sostanza pericolosa. Non è che, ci permettiamo di sdramnatizzare con una battuta, la Sovrintendenza può salvaguardare l'amianto.

Sono passati anni tra sopralluoghi, annunci da parte di chi amministra il Comune, dal sindaco attuale compreso, dall'annuncio dell'inizio dei lavori. Ora la pazienza è finita davvero. Sindaco, amministrazione e proprietà si attivino prima che avvenga l'irreparabile e prima che la salute dei cittadini tranesi conosca un nuovo nemico. Ci si dia delle priorità invece di cincischiare e sproloquiare su strisce pedonali o pulizie delle scuole fatte da consiglieri o assessori. Questa è una delle maggiori priorità e si deve intervenire. Ora basta attese.
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