Cronaca

Fuga dal carcere femminile di Trani, la denuncia del sindacato

Bruno (Sappe): «Si era già verificato un precedente con la stessa persona»

«Ormai la tensione è alta e la situazione nei penitenziari pugliesi è allarmante. La capienza nei penitenziari della Puglia ha superato ormai il limite. E' stata raggiunta la quota di 4400 detenuti ristretti. La preoccupazione del sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), la prima e più rappresentativa organizzazione di categoria con 12mila iscritti, è altissima soprattutto per quelle strutture penitenziarie della nostra regione che devono fare i conti con il sovraffollamento come Lecce e Foggia, città in cui poliziotti penitenziari la scorsa settimana hanno fortemente protestato contro una situazione drammatica del penitenziario che ha raggiunto il doppio della sua capienza in termini di popolazione detentiva e che costringe i baschi azzurri a turni massacranti e al rischio sistematico di vedersi revocate giornate di riposo o addirittura le ferie estive. Il mancato rientro di una detenuta ergastolana nel carcere di Trani è solo la punta dell'iceberg.

La tensione è alta e nel penitenziario tranese, nonostante vi è un plesso in ristrutturazione, pesante è il sovraffollamento: è stata raggiunta la soglia dei 270 detenuti nella sola sezione maschile e ben 40/45 detenute nella sezione femminile. Chi ne fa le spese sono gli appartenenti alla polizia penitenziaria, che devono fronteggiare tutte le conseguenze di una politica indifferente e insensibile alle problematiche del pianeta carcere, visto come una sorta di discarica umana e niente più. Questa confusione negli Istituti di pena è stata denunciata da anni dal Sappe ma mai preso nella giusta considerazione da chi doveva intervenire sul problema. Nessuna istituzione finora ci ha dato ascolto e tra l'indifferenza delle nostre denunce, sabato sera, una detenuta ristretta nella casa di reclusione femminile che scontava una pena all'ergastolo per omicidio e che beneficiava dei regime della semilibertà non ha fatto rientro nel penitenziario all'orario previsto e per lei è scattata la denuncia alla competente autorità giudiziaria per il reato di evasione.

La donna si era resa responsabile del reato di omicidio aggravato e da qualche tempo si trovava al regime della semilibertà: prestava la sua opera professionale presso un laboratorio di maglieria ed usufruiva del conforto della Caritas sia per il vitto che per l'alloggio quando usufruiva dei permessi premio come previsto dall'ordinamento penitenziario. Pare che la detenuta avesse avuto un comportamento esemplare durante la detenzione, ma durante le ultime feste pasquali la detenuta, che trascorreva un periodo in permesso premio presso la Caritas delle suore del Sacro Cuore a Trani, fu denunciata perché assente al controllo con l'immediata sospensione del beneficio della semilibertà. Tale beneficio però le fu restituito solo 15 giorno dopo. La colpa di quella assenza fu infatti attribuita alla suora che non apri le porte del convento ai militari che effettuarono il controllo. Bisognava meglio indagare sulla vicenda? Poteva essere un campanello d'allarme? Non lo sappiamo. Sappiamo però una cosa con certezza: i nostri reiterati appelli sui gravi problemi penitenziari vengono sistematicamente ignorati, le carceri sono sul punto di esplodere e dei problemi del carcere ci si accorge solamente quanto avvengono gravi episodi come, appunto, le evasioni di detenuti. Ma non è questo il modo per fare fronte alle criticità penitenziarie».

Nunzio Bruno
Segretario Provinciale SAPPE
  • Carcere di Trani
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