Vita di città

«Meglio comunista che... fanfarone»

Mario Schiralli risponde al Chiaro e Tondo di Giovanni Ronco

«Giovanni Ronco nel suo Chiaro e Tondo n.73 del 16 giugno "Il Pinuccio di sinistra", ha voluto dedicarmi ampio spazio nelle sue considerazioni, e di questo lo ringrazio, anche se, confesso, avrei gradito di più l´accostamento al "Pinuccio" professionista , di cui ho grande stima, che al politico. Devo però obiettare , imputando alla giovane età di Giovanni (rispetto alla mia che ho qualche anno in più di suo padre) su talune errate sue convinzioni.

Cominciando da quelle su mio padre, ragioniere generale al Comune, vincitore di concorso nel 1937 (a noi figli ci ha sempre catechizzato dicendo "Al comune con le pezze in c...o sono entrato e con quelle sono uscito", tant´è che dopo 37 anni di servizio, l´unica sua proprietà era l´appartamento della cooperativa degli impiegati comunali in via Postumia, pagato in 35 anni), politicamente nato e morto socialista (non si interessò più di politica dopo la caduta della prima repubblica) e giammai democristiano, anche se, per la sua moralità e onestà professionale, ha sempre goduto della profonda stima di tutti gli amministratori da Plantulli Lambert a Mongelli, da Pastore a Nunziante a Grilli, da Baldassarre a Talamo, (quest´ultima potrà confermarlo laddove ve ne sia bisogno).

Per quanto mi riguarda, invece, confesso di non aver capito che cosa significhi impersonare in senso fisico una creatura democristiana (alta, bassa, magra, grassa, lecchina?), mentre non ho remore a confermare che sono un attento lettore de Il Giornale (ogni giorno lo compro insieme al Corriere della Sera e La Gazzetta del Mezzogiorno dall´edicola in via Dalmazia) del quale apprezzo la professionalità di taluni giornalisti come Socci, grande e convinto cattolico, Granzotto, oggi uno dei maggiori italianisti tant´è che il suo volume "perché parliamo Italiano" è diventato il mio vademecum (lo consiglio anche a Giovanni per non rischiare di incorrere incautamente in qualche defaillance), Sgarbi, Pansa, negli anni settanta imparai a conoscerlo grazie a Biagio Fanelli senior, e il direttore Giordano, del quale ricordo che apprezzavo i primi servizi in bicicletta, la cui voce è senza dubbio più gradevole di quella della Iervolino. Senza parlare di cultura. Un grande di destra ha detto recentemente: il rispetto per l'avversario politico è sintomo di democrazia. A Trani questo concetto, pare, non è condiviso visto che la mia casacca rossa ha scatenato le ire e gli insulti.

Un sacerdote importante, col quale ci conosciamo da ragazzi, recentemente passato a destra, si è meravigliato pubblicamente che io, comunista, mi stia battendo per Sant´Antuono. Altri soggetti mi hanno etichettato come un "senza Dio", dimenticando, per mia fortuna, di aggiungere che "mangio i bambini"). Io la casacca l´ho indossata con radicata convinzione, e non da poco tempo. Giovanni non sa che rifiutai, alle ultime comunali, l´invito fattomi giungere da Sergio Silvestris (lo conosco prima ancora che...nascesse, avendo frequentato il liceo con suo padre Vito, oltre ad una lontana parentela con i Silvestris e i Veneziani) a candidarmi come consigliere comunale. Sarebbe stato facile salire sul carro dei vincitori. A me piace stare dalla parte degli onesti, anche se con soli 112 voti (Quel simpaticone di Franco Napoletano in otto anni ha cambiato Bisceglie. Il Pinuccio, invece, lasciamo perdere).

Quando io ero un militante cigiellino, Giovanni indossava ancora il grembiulino. In biblioteca non ho mai esternato le mie convinzioni politiche per onestà professionale convinto come sono che la cultura non ha alcuna "colorazione". Significativo per me fu quando, direttore Ronchi, la biblioteca fu etichettata come cellula comunista. Si era nell´anno della legge sull´aborto, i giovani presenti ad una conferenza nel salone della "Bovio", contestarono i relatori anti abortisti (il compianto prof. Caiati e il prof. Ianniruberto). L´amministrazione del tempo tagliò i viveri fin quando Ronchi non dimostrò che la loro convinzione era sballata. Sono stato per anni il Ghost writer di sindaci e di oppositori senza che gli uni sapessero degli altri. Ho pagato di persona quando da giornalista non ho lesinato motivate legnate (mai una smentita)e giammai lecchinaggi al potere. Nonostante ciò avevo la stima di Angelo Pastore della quale vado fiero e dei politici in generale.

E per finire un episodio emblematico: Nel 1981 una legge regionale, la n.61, mi concedeva di poter accedere al ruolo di Direttore della Biblioteca, le cui funzioni svolgevo già dal 1979 su incarico del sindaco Loiodice. Per l´applicazione di quella legge, dopo aver aspettato invano ben cinque anni, mi fu imposto con... garbo di iscrivermi alla DC, altrimenti nemmeno le vie giudiziarie avrebbero sortito alcunché. Sottoscrissi subito cinque tessere . Ebbi il posto per legge e l´anno dopo non le rinnovai più. E non so se qualcuno, come si faceva allora, le rinnovava per conto suo per altri motivi».

Dott. Mario Schiralli
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