Cronaca
Pubblicità abusiva, un'azienda di Corato si difende
«I nostri impianti sono regolari. Il Comune agevola le irregolarità». Presentati ricorsi al Tar con danni per centinaia di migliaia di euro
Trani - lunedì 17 ottobre 2011
Nella vicenda senza fine sull'abusivismo della pubblicità nella città di Trani, un'azienda di Corato passa al contrattacco rivendicando il diritto a mantenere i propri impianti, perché regolari. «La Studiocinque non c'entra con l'abusivismo a Trani» chiosa Pino Strippoli, amministratore unico della Studiocinque Outdoor s.r.l. di Corato.
«Tutti i nostri impianti sono o autorizzati espressamente dal Comune sin dal 2007 o legittimati a permanere per effetto di pronunce del Tar Puglia, che risalgono al 2003 e che, in virtù del regolamento approvato nel 2005, sono da considerarsi a tutti gli effetti regolari. Tuttavia, a torto, alcuni dirigenti del Comune hanno, a gennaio e luglio scorsi, effettuato rimozioni di alcuni dei nostri impianti senza preavviso e senza seguire le procedure imposte dalla legge. Abbiamo presentato i ricorsi al Tar chiedendo i danni per centinaia di migliaia di euro. A giugno il Tar, sia pure nella fase cautelare, ci ha dato ragione. Anche i 22 verbali elevati dalla polizia stradale a novembre scorso, sono stati annullati dalla Prefettura. Siamo fiduciosi che la magistratura riconoscerà anche gli altri addebiti da noi sollevati a carico del Comune».
«Ci sentiamo discriminati – prosegue Strippoli - per il fatto che per primi, e tempestivamente, sin dal 2010, avevamo denunciato agli uffici competenti le installazioni abusive dei 6x3 ad opera di altre aziende, lamentando, altresì, l'inerzia e la trascuratezza mostrata da taluni apparati dell'amministrazione tranese. Da quel momento il Comune ha rimosso senza preavviso i nostri impianti autorizzati. Siamo stanchi dell'operato di alcuni responsabili comunali e della superficialità ed approssimazione mostrata nel consentire l'aggravarsi dello stato di illegalità e di incertezza giuridica qui denunciato. Vi è, da parte nostra, il fondato timore che si voglia mantenere uno stato di confusione e di incertezza giuridica, che conduce ad agevolare qualche impresa a scapito di tutti gli altri e della stessa città di Trani. È per questo motivo che probabilmente decideremo di disinvestire dal territorio tranese, rimuovendo tutti i nostri impianti e richiedendo al Comune il risarcimento dei danni che ci ha arrecato».
«Tutti i nostri impianti sono o autorizzati espressamente dal Comune sin dal 2007 o legittimati a permanere per effetto di pronunce del Tar Puglia, che risalgono al 2003 e che, in virtù del regolamento approvato nel 2005, sono da considerarsi a tutti gli effetti regolari. Tuttavia, a torto, alcuni dirigenti del Comune hanno, a gennaio e luglio scorsi, effettuato rimozioni di alcuni dei nostri impianti senza preavviso e senza seguire le procedure imposte dalla legge. Abbiamo presentato i ricorsi al Tar chiedendo i danni per centinaia di migliaia di euro. A giugno il Tar, sia pure nella fase cautelare, ci ha dato ragione. Anche i 22 verbali elevati dalla polizia stradale a novembre scorso, sono stati annullati dalla Prefettura. Siamo fiduciosi che la magistratura riconoscerà anche gli altri addebiti da noi sollevati a carico del Comune».
«Ci sentiamo discriminati – prosegue Strippoli - per il fatto che per primi, e tempestivamente, sin dal 2010, avevamo denunciato agli uffici competenti le installazioni abusive dei 6x3 ad opera di altre aziende, lamentando, altresì, l'inerzia e la trascuratezza mostrata da taluni apparati dell'amministrazione tranese. Da quel momento il Comune ha rimosso senza preavviso i nostri impianti autorizzati. Siamo stanchi dell'operato di alcuni responsabili comunali e della superficialità ed approssimazione mostrata nel consentire l'aggravarsi dello stato di illegalità e di incertezza giuridica qui denunciato. Vi è, da parte nostra, il fondato timore che si voglia mantenere uno stato di confusione e di incertezza giuridica, che conduce ad agevolare qualche impresa a scapito di tutti gli altri e della stessa città di Trani. È per questo motivo che probabilmente decideremo di disinvestire dal territorio tranese, rimuovendo tutti i nostri impianti e richiedendo al Comune il risarcimento dei danni che ci ha arrecato».