Alfonso Soldano
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Eventi e cultura

Alfonso Soldano: «Suono in tutto il mondo ma la città più bella è la mia Trani!»

Da un pallone di cuoio, primo premio a sette anni, all'ultimo riconoscimento internazionale

Classe 1986, un curriculum e un palmares di quelli da diverse pagine, con la prima stelletta a sette anni in una competizione a Taurisano: "Mio padre mi chiese cosa volessi in cambio della mia vittoria e io gli chiesi un pallone di cuoio".

A quell'epoca il suo papà - il caro dottor Enzo Soldano, scomparso pochi anni fa- dovette girare tutto il paesello per quel pallone, premio ben più ambito dall'allora piccolo Alfonso del pezzo di carta: e pare che le cose a oggi non siano cambiate molto perchè il peso che Alfonso dà a questi riconoscimenti è sinceramente contenuto, pur nella innegabile gioia di averli conseguiti. Tanti, tantissimi , fino al recente "Best Critic's Choice 2020" attraverso la rivista "American Record Guide, la più antica degli USA per la sua incisione della sonata n.1 di Sergej Rachmaninov, quella della quale lo stesso Rach aveva detto". Nessuno si azzarderà a eseguire tale lavoro perché troppo difficile, lungo e discontinuo sul piano musicale" e che trova invece in Soldano a questo punto il massimo esecutore mondiale".

Il maestro Ciccolini - uno dei più grandi interpreti al mondo che è stato tra i suoi insegnanti insieme a Pierluigi Camicia e Benedetto Lupo - ne ha fatto non solo un allievo di cui andar fiero ma anche un nuovo maestro in un senso nobile e sereno.

"Non un giudicante ma qualcuno che ti accompagna , ti prende per mano , esalta i tuoi talenti e costruisce il percorso migliore per potenziare le capacità e non semplicemente educare ma permettere di sognare". Quel grande maestro che era stato l'idolo di sua madre Cinzia (a sua volta rinomata maestra di pianoforte in diversi conservatori italiani), si fece dare del tu da Alfonso ancora ragazzino per trasmettergli l'idea di quanto possa essere sterile nella vita l'autoreferenzialità anche qualora ci siano grandi risultati, perchè ogni traguardo cede il posto a uno nuovo verso il quale dirigersi con umiltà e impegno: "Dò un'importanza relativa ai riconoscimenti da quando forse, arrivato la prima volta a Shanghai, mi sono perso in unaereoporto da un migliaio di gates. Dovevo fare un master in una città vicina e sia tra quei gate che alla stazione di Shanghai ho realizzato che il mondo è immenso e noi siamo davvero piccoli, per quanto valore possiamo raccogliere. E poi per quanto si possa esser grandi poi è il confronto che ti aiuta a ridimensionarmi: trovarmi a far da maestro, proprio in quella occasione, a una bimba che a nove anni suonava in modo eccelso un Beethoven che si studia al diploma , rende davvero tutto relativo".

Dei genitori Cinzia Falco e Vincenzo Soldano - anime della Fondazione Musicale Domenico Sarro nella quale si sono formate generazioni di musicisti - parla in termini di un amore che sa di gratitudine per la libertà di scegliere la propria strada pur nelle opportunità di percorrerla al meglio: una gratitudne accomunata a quella della città per una coppia che è stata l'anima di una delle realtà più preziose per la ricchezza culturale e formativa di Trani, con sacrificio innegabile di molta vita privata che Alfonso ha vissuto sulla sua pelle.

Attraverso studi privati per esigenze lavorative parla il cinese -livello base che non è affatto poco- e il russo (di quest'ultima lingua che ama profondamente dice "non bene, l ho studiato solo in modo frontale ma vorrei approfondire" ma gli crediamo poco, andando spesso in Russia e senza ausilio di interpreti); ma Alfonso è uno che non si stanca mai di imparare e in questo momento in cui ci sono la estrema difficoltà nella didattica a distanza in digitale di uno strumento acustico come il pianoforte e l'annullamento di tutti i concerti a lasciare un bel po' di tempo libero, lui si è messo a studiare ingegneria sonora che gli consente di registrare autonomamente.

E se il suo amore per Rachmaninov e la musica russa sanno esprimersi in questa via così ormai universalmente riconosciuta è perchè in quella profonda malinconia dell'animo russo si è immerso e compenetrato anche attraverso la conoscenza della storia e della letteratura di quell'immenso paese: tanto da essere il primo biografo al mondo di un altro grande musicista sovietico, Sergej Bortkevič, trascurato dalla storia per tragiche e tristissime vicende personali, a cui il lavoro di Alfonso sta ridando un nome e una dimensione degna di tanto valore.

Il lockdown ha fermato dai suoi viaggi per il mondo anche lui ma - seppur molto preoccupato e amareggiato per la situazione - ne coglie un vantaggio col quale lo sentiamo sorridere anche per telefono: "Sono a Trani, la città che amo e nella quale sono sempre voluto tornare, nonostante molte possibilità di trasferirmi. Qui studio, lavoro, sono nell'ambiente che amo e in una città che - pur avendone viste tante - per me è la più bella di tutte".
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