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Amianto a Trani: nessun rischio ambientale? Le associazioni contestano l’Arpa Puglia

Aea, Codacons e Oikos criticano la minimizzazione del rischio amianto dopo il crollo del capannone in via Papa Giovanni XXIII

Per l'Arpa Puglia: tutto va bene, madame la marchesa! Apprendiamo dalla stampa locale online del 6 ottobre 2025 che gli esiti delle indagini ambientali eseguite dall'Arpa Puglia sui detriti della rovinosa caduta al suolo, avvenuta il 1° ottobre scorso in via Papa Giovanni XXIII, di una parte del tetto di un capannone industriale a causa di una tromba d'aria abbattutasi sulla zona, contenevano amianto, ma non ha prodotto danni ambientali. La citazione, resa famosa da un celebre vecchio film, vuole introdurre l'abitudine a minimizzare gli effetti di eventi, talvolta gravi come in questo caso, che costituiscono grave pericolo per la salute umana.

In realtà, da questo fatto nasce prepotente un interrogativo, non legato di certo alla notizia del quotidiano, che con spirito civico offre spazi di critica e dissenso soprattutto su fatti e circostanze attinenti al bene comune, bensì alle conclusioni dell'Arpa Puglia che ha affermato che "il tetto rovinato al suolo conteneva amianto, ma non ha prodotto danni ambientali".

Trattandosi di amianto, sostanza altamente tossica che ha effetti devastanti sulla salute umana, ci sia consentito dubitare e ci si lasci dire che minimizzare è stravolgimento della realtà e delle verità che la scienza inequivocabilmente ha affermato e documentato e che i registri tumori del Paese sulle patologie asbesto-correlate denunciano circa la pericolosità di quella sostanza.

Sull'episodio le sottoscritte associazioni avevano già espresso il loro punto di vista attraverso un comunicato diffuso attraverso i media online della città nell'immediatezza dell'evento. Francamente ci saremmo aspettati che dopo oltre trentatré anni dalla promulgazione della L.257/92, fosse data maggiore attenzione alle nostre denunce e sensibilizzazioni sulla necessità delle bonifiche dell'amianto che AEA e CODACONS da tempo e OIKOS più di recente conducono con determinazione.

Gli allarmi sullo stato dell'amianto cadono sistematicamente nel nulla: ARPA e ASL per le loro rispettive competenze, si limitano: una a rassicurare che l'amianto non ha prodotto danni ambientali con tutte le nostre riserve sulla assoluta credibilità dell'affermazione, l'altra a tacere e a consentire che in molti di quei capannoni si svolgano attività lavorative esponendo quei lavoratori a rischi di gravi patologie che conducono alla morte; rischi che si estendono anche ai loro familiari conviventi. Vogliamo qui ricordare che si sono verificati casi di mogli di lavoratori della fabbrica di Casale Monferrato che lavavano gli indumenti lavorativi dei mariti si sono ammalate di patologie asbesto-correlate!

La caduta di parte della copertura di uno dei tanti capannoni industriali in cemento-amianto a Trani, apre uno squarcio su reticenza e minimizzazioni delle Istituzioni pubbliche che hanno la prevenzione nella loro missione e di quelle che si sottraggono all'obbligo di far rispettare la legge che ne prevede le bonifiche. I cittadini di Trani sono stanchi di questo silenzio, gli abitanti soprattutto delle zone esposte a maggiori rischi hanno il diritto di vedere rispettata una volta per tutte la legge 257/92.
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