Enti locali
«Il carcere di Spinazzola va riaperto»
Il Consiglio provinciale approva all’unanimità l’ordine del giorno. L’Istituto penitenziario è sezione distaccata di quello di Trani
BAT - mercoledì 20 marzo 2013
13.35
Il Consiglio provinciale di Barletta Andria Trani ha approvato stamani all'unanimità dei presenti un ordine del giorno con cui si chiede e sollecita un provvedimento urgente per la riapertura e l'utilizzo del carcere di Spinazzola.
«La chiusura del carcere di Spinazzola è in netta contraddizione con l'affermazione e la constatazione di una conclamata emergenza penitenziaria tristemente in atto ed in virtù della condanna della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo» si legge nell'ordine del giorno approvato, che sarà trasmesso alla conferenza dei sindaci della Bat (al fine di darne una maggior valenza politica), al Ministero della giustizia, alla presidenza del Consiglio dei ministri ed alla presidenza della Repubblica.
«La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo - recita il documento approvato dal Consiglio provinciale - ha per la quarta volta condannato l'Italia per il trattamento inumano e degradante di sette carcerati detenuti negli Istituti penitenziari di Busto Arsizio e Piacenza. Nello specifico la Corte ha stabilito che l'Italia viola i diritti dei detenuti, tenendoli in celle di meno 3 metri quadrati. Nella sentenza, oltre alla condanna del pagamento di un ammontare di euro 100.000 ai detenuti per danni morali, la Corte invita l'Italia a porre immediatamente rimedio al sovraffollamento carcerario. Il piano carceri, varato nel novembre del 2011 dal precedente governo, prevedeva la costruzione di nuovi penitenziari e l'ampliamento di quelli esistenti, oltre al ricorso di pene alternative al carcere. Con decreto emanato dal Ministero della giustizia, a firma dell'ex ministro Angelino Alfano, fu disposta la chiusura dell'Istituto penitenziario di Spinazzola, sezione distaccata di Trani. Nel corso di diverse visite all'Istituto, effettuate da diversi parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e autorità civili, si è potuto osservare da vicino come, grazia al quotidiano impegno del personale e della direzione (nonostante le immancabili difficoltà e criticità che caratterizzano il sistema penitenziario nazionale), l'Istituto di Spinazzola ha conseguito brillanti risultati. Risultati conseguiti nonostante le modiche risorse a disposizione, impressionando positivamente per l'organizzazione, l'ordine e la pulizia degli ambienti, apparsi scrupolosamente curati a partire dagli ambienti di uso comune e dai servizi, sino alle sezioni detentive, al cui interno è stato possibile osservare il funzionamento di numerose iniziative trattamentali a favore della popolazione detenuta, tutte connotate da concretezza ed effettiva valenza risocializzante in termini di costituzione di un bagaglio professionale realmente spendibile una volta in libertà, facendo riferimento ai corsi professionali relativi all'installazione di impianti elettrici, alla lavorazione della cartapesta, al restauro di mobilio d'epoca, nonché alla realizzazione di oggettistica ed alla lavorazione della pelle mediante tecniche artigianali di pregio ed altri ancora».
«Urge riorganizzare - conclude il testo dell'ordine del giorno - il lavoro del personale addetto anche puntando sull'utilizzo di interventi di automatizzazione, vigilanza in remoto e solarizzazione, che potrebbero essere realizzati anche attraverso progetti trattamentali finanziati dalla Cassa delle ammende».
«La chiusura del carcere di Spinazzola è in netta contraddizione con l'affermazione e la constatazione di una conclamata emergenza penitenziaria tristemente in atto ed in virtù della condanna della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo» si legge nell'ordine del giorno approvato, che sarà trasmesso alla conferenza dei sindaci della Bat (al fine di darne una maggior valenza politica), al Ministero della giustizia, alla presidenza del Consiglio dei ministri ed alla presidenza della Repubblica.
«La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo - recita il documento approvato dal Consiglio provinciale - ha per la quarta volta condannato l'Italia per il trattamento inumano e degradante di sette carcerati detenuti negli Istituti penitenziari di Busto Arsizio e Piacenza. Nello specifico la Corte ha stabilito che l'Italia viola i diritti dei detenuti, tenendoli in celle di meno 3 metri quadrati. Nella sentenza, oltre alla condanna del pagamento di un ammontare di euro 100.000 ai detenuti per danni morali, la Corte invita l'Italia a porre immediatamente rimedio al sovraffollamento carcerario. Il piano carceri, varato nel novembre del 2011 dal precedente governo, prevedeva la costruzione di nuovi penitenziari e l'ampliamento di quelli esistenti, oltre al ricorso di pene alternative al carcere. Con decreto emanato dal Ministero della giustizia, a firma dell'ex ministro Angelino Alfano, fu disposta la chiusura dell'Istituto penitenziario di Spinazzola, sezione distaccata di Trani. Nel corso di diverse visite all'Istituto, effettuate da diversi parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e autorità civili, si è potuto osservare da vicino come, grazia al quotidiano impegno del personale e della direzione (nonostante le immancabili difficoltà e criticità che caratterizzano il sistema penitenziario nazionale), l'Istituto di Spinazzola ha conseguito brillanti risultati. Risultati conseguiti nonostante le modiche risorse a disposizione, impressionando positivamente per l'organizzazione, l'ordine e la pulizia degli ambienti, apparsi scrupolosamente curati a partire dagli ambienti di uso comune e dai servizi, sino alle sezioni detentive, al cui interno è stato possibile osservare il funzionamento di numerose iniziative trattamentali a favore della popolazione detenuta, tutte connotate da concretezza ed effettiva valenza risocializzante in termini di costituzione di un bagaglio professionale realmente spendibile una volta in libertà, facendo riferimento ai corsi professionali relativi all'installazione di impianti elettrici, alla lavorazione della cartapesta, al restauro di mobilio d'epoca, nonché alla realizzazione di oggettistica ed alla lavorazione della pelle mediante tecniche artigianali di pregio ed altri ancora».
«Urge riorganizzare - conclude il testo dell'ordine del giorno - il lavoro del personale addetto anche puntando sull'utilizzo di interventi di automatizzazione, vigilanza in remoto e solarizzazione, che potrebbero essere realizzati anche attraverso progetti trattamentali finanziati dalla Cassa delle ammende».