Religioni
Il sorriso tranese di don Natale: sereno pur nelle giornate difficili della Repubblica Centrafricana.
Il giovane sacerdote si trova a Bangui come Diplomatico della Santa Sede
Trani - mercoledì 20 gennaio 2021
8.59
C'è la guerra d'assalto a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana. Una terra così lontana da noi, ma soprattutto dai nostri pensieri e dai nostri problemi quotidiani, molti dei quali da un anno legati alla pandemia.
C'è stato un tentativo di colpo di Stato da parte dei ribelli a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, e il coprifuoco è quello "vero": le ultime cronache dell'Osservatore Romano parlano di assalti armati, di sparatorie, di battaglie e di fughe. Di paura.
Qualche giorno fa si sono susseguiti i conflitti a fuoco tra ribelli, esercito e caschi blu della missione dell'Onu. Dopo l'assalto respinto, a Bangui "circolano solo militari. la gente si chiede quando i ribelli ritenteranno di prendere la capitale. Perché se non oggi, sarà domani, o dopodomani. Non è finita" come si legge nelle cronache dell'Osservatore.
Anche Papa Francesco ne ha parlato nell'Angelus: "Va respinto l'odio e sostenuto un dialogo fraterno e rispettoso" ha detto Bergolio.
La situazione adesso è più calma. Ma vi chiederete perché stiamo parlando di Bangui: don Natale Albino, il "nostro" don Natale, si trova proprio in quel luogo, nella sua qualità di Diplomatico della Santa Sede, Segretario della Nunziatura Apostolica (Ambasciata della Santa Sede).
"Sto bene, la situazione ora è calma" ci rassicura grazie ai contatti on line. Don Natale sta bene, saluta tutti e pensa sempre alla sua Trani. E noi tiriamo un sospiro di sollievo.
La Repubblica Centrafricana è uno dei Paesi più poveri e instabili di tutta l'Africa, nonostante sia ricca di risorse, come i diamanti e l'uranio. Secondo l'ONU, metà della popolazione del Paese è dipendente dagli aiuti umanitari e un quinto è sfollata.
Don Natale da due anni e mezzo svolge in quella terra il suo ministero sacerdotale, appunto come diplomatico della Santa Sede. "Sono contento di collaborare concretamente a salvare vite umane e anime – spiega in un suo intervento su "In Comunione" – giacchè non si propone uno sviluppo qualunque ma uno sviluppo umano integrale che tiene conto di tutte le dimensioni della persona, in primis quella spirituale".
Essendo cresciuto in parrocchia e avendo vissuto i primi anni di sacerdozio tra oratori e campi scuola "in questo peculiare ministero – dice - ho certamente tutto da apprendere". Con molto piacere don Natale cerca di tenere vivi i legami con la nostra diocesi: "Seppur a distanza mi sento a tutti gli effetti e con orgoglio un sacerdote diocesano, tanto affezionato ai nostri preti e alla nostra gente".
E noi siamo affezionati a lui.
C'è stato un tentativo di colpo di Stato da parte dei ribelli a Bangui, nella Repubblica Centrafricana, e il coprifuoco è quello "vero": le ultime cronache dell'Osservatore Romano parlano di assalti armati, di sparatorie, di battaglie e di fughe. Di paura.
Qualche giorno fa si sono susseguiti i conflitti a fuoco tra ribelli, esercito e caschi blu della missione dell'Onu. Dopo l'assalto respinto, a Bangui "circolano solo militari. la gente si chiede quando i ribelli ritenteranno di prendere la capitale. Perché se non oggi, sarà domani, o dopodomani. Non è finita" come si legge nelle cronache dell'Osservatore.
Anche Papa Francesco ne ha parlato nell'Angelus: "Va respinto l'odio e sostenuto un dialogo fraterno e rispettoso" ha detto Bergolio.
La situazione adesso è più calma. Ma vi chiederete perché stiamo parlando di Bangui: don Natale Albino, il "nostro" don Natale, si trova proprio in quel luogo, nella sua qualità di Diplomatico della Santa Sede, Segretario della Nunziatura Apostolica (Ambasciata della Santa Sede).
"Sto bene, la situazione ora è calma" ci rassicura grazie ai contatti on line. Don Natale sta bene, saluta tutti e pensa sempre alla sua Trani. E noi tiriamo un sospiro di sollievo.
La Repubblica Centrafricana è uno dei Paesi più poveri e instabili di tutta l'Africa, nonostante sia ricca di risorse, come i diamanti e l'uranio. Secondo l'ONU, metà della popolazione del Paese è dipendente dagli aiuti umanitari e un quinto è sfollata.
Don Natale da due anni e mezzo svolge in quella terra il suo ministero sacerdotale, appunto come diplomatico della Santa Sede. "Sono contento di collaborare concretamente a salvare vite umane e anime – spiega in un suo intervento su "In Comunione" – giacchè non si propone uno sviluppo qualunque ma uno sviluppo umano integrale che tiene conto di tutte le dimensioni della persona, in primis quella spirituale".
Essendo cresciuto in parrocchia e avendo vissuto i primi anni di sacerdozio tra oratori e campi scuola "in questo peculiare ministero – dice - ho certamente tutto da apprendere". Con molto piacere don Natale cerca di tenere vivi i legami con la nostra diocesi: "Seppur a distanza mi sento a tutti gli effetti e con orgoglio un sacerdote diocesano, tanto affezionato ai nostri preti e alla nostra gente".
E noi siamo affezionati a lui.