Lavoro: manifestazione contro la disoccupazione
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Territorio

Istat: con Foggia e Lecce, la Bat tra le 15 province con più disoccupati

Deficit amministrativo, mancanza d'investimenti e sprechi tra cause principali

Un resoconto negativo quello evidenziato da Unimpresa Bat in base all'ultimo rapporto Istat relativo al primo trimestre del 2014: la Bat risulta essere la provincia con più disoccupati tra 15 province italiane insieme con Foggia e Lecce. Si evince anche che il nostro territorio si posiziona tra le quindici Province in Italia col più alto tasso di disoccupazione generale facendo registrare il 22% e noi ci aggiungiamo che il tasso di inoccupazione giovanile ha superato il 58% a fronte di una percentuale che in Italia non supera il 42,7%. Una condizione che impone immediatamente una riflessione sulle possibili cause di questo male che continua ad affliggerci.

Innanzitutto, prima causa è da ricercarsi nel deficit culturale, politico, amministrativo e dirigenziale unito alla mancanza di azioni reali e concrete per lo sviluppo occupazionale. Le risorse pubbliche, infatti, vengono spesso impiegate verso azioni che nessun risultato hanno mai dato in termini generali se non per singoli soggetti che ne hanno tratto solo beneficio in termini di consensi elettorali e di propaganda. Ruolo assolutamente passivo è stato inoltre svolto da quelle cosiddette Agenzie che ormai si sono trasformate in incubatori del nulla e del niente se non per dispensare incarichi e benefici improduttivi. Le amministrazioni sono addirittura talvolta contro il lavoro al punto che a quanti si accostino all'Ente per usufruire di benefici viene richiesto uno stato di disoccupazione per accedervi e questo significa spesso incitare e indurre chi un minimo di lavoro regolare lo ha a rifugiarsi nel sommerso per usufruire dei benefici riservati ai senza reddito e questo è un male tipico della politica che dovrebbe, invece, premiare chi il reddito comunque lo produce ma tale reddito sia insufficiente e vada quindi sostenuto con altre azioni di intervento e di sostegno sociale ed economico.

La seconda causa è correlata con la prima: l'inefficienza amministrativa delle nostre amministrazioni fa si il territorio non risulta un buon attrattore d'investimenti con la conseguenza che le politiche del lavoro attuate sinora andrebbero completamente ridisegnate così come andrebbero incentivate laddove inesistenti specie se si tiene conto delle enormi quantità di fondi pubblici spesi senza risultati perché orientati a tamponare situazioni di emergenza momentanea piuttosto che finalizzati per mantenere equilibri che nulla hanno a che fare con le reali esigenze ed aspettative del territorio. Segnale lampante di queste inefficienze provengono principalmente dal comparto della Formazione. Inoltre, le mancate risposte alle continue sollecitazioni nel creare un Piano di Emergenza Sociale che vedesse insieme tutte le componenti attive sui territori sono ulteriore segnale di quanto il sistema sia poco propenso a cedere pezzi di rappresentanza e tenda a mantenere invece in modo assoluto pezzi di potere precostituito che rimangono a tutto quasi esclusivo beneficio e vantaggio del sistema chiuso. Chi continua a pensare che possano essere singoli settori a mutare la situazione sbaglia ancora e non comprende che il rilancio può avvenire solo con un'azione sistemica e omogenea che investa il sistema economico territoriale nel suo insieme, a partire dal comparto agricolo fino all'edilizia passando per l'artigianato, l'industria, il commercio e i servizi avanzati quindi il turismo.

Terza e ultima causa è da ricercarsi negli enormi sprechi ed inutilizzi dei fondi pubblici ed europei ne sono ampia dimostrazione e l'ultima opportunità vanificata proprio dall'assenza di programmazione dello sviluppo locale cioè quella della Zona Franca Urbana ne è la lampante dimostrazione. Un'intera classe politica e dirigente sarà ricordata non tanto per lo spreco di denaro pubblico quanto per lo spreco e l'inutilizzo di opportunità che questo territorio ha avuto a disposizione in enorme quantità ma che non ha visto né ha saputo o voluto cogliere.
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