Angela Bellaveduta. <span>Foto Adriana Fabrizio</span>
Angela Bellaveduta. Foto Adriana Fabrizio
Eventi e cultura

“L’essenziale è invisibile agli occhi”: Angela Bellaveduta racconta il suo primo libro per l’infanzia

Appena laureatasi in Scienze della formazione primaria, l'autrice ci parla del suo libro, frutto dell’esperienza di tirocinante a Trani alla scuola "E. De Amicis"

Angela Bellaveduta ha un obiettivo: diventare maestra di scuola. Il suo percorso l'ha portata dapprima a insegnare in una scuola paritaria e poi a laurearsi in Scienze della formazione primaria nella settimana appena trascorsa. Durante questo periodo formativo Angela ha deciso di scrivere un libro per bambini, spinta dal desiderio di lasciar loro uno strumento di crescita e di divertimento. Abbiamo incontrato la dott.ssa Bellaveduta nella Biblioteca "Giovanni Bovio" a Trani, dove ci ha parlato di sé e del suo libro in un'intervista.

D: Parlaci di te e di cosa fai nella tua vita. Mi chiamo Angela Bellaveduta, andriese di nascita, ma mi sento tranese di adozione. ho 35 anni compiuti da pochissimo; ho appena conseguito la laurea in Scienze della formazione primaria presso l'Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" e vorrei fare l'insegnante. L'ho già fatta per un po' e spero di riprendere presto e, nel frattempo, ho scritto questo libro.
D: La tua attività di tirocinio è stata l'ispirazione per la scrittura di questo libro? R: Sì, ho fatto tirocinio presso la scuola "E. De Amicis" a Trani durante gli ultimi tre anni di università.
D: Come hai avuto l'idea di scrivere questo libro? È stata la combinazione delle due esperienze di lavoro e di tirocinio che ho fatto; nella scuola dove lavoravo ho visto che i bambini erano più attirati dai libri scritti in rima. Mi sono accorta di questo quando nell'istituto in cui lavoravo fu inaugurato il progetto "Biblioteca Scolastica", attraverso cui i bambini si avvicinavano al mondo della lettura. Il progetto prevedeva che, prima di andar via da scuola, i bambini potessero scegliere un libro dalla biblioteca per leggerlo a casa con i propri genitori e poi riportarlo a scuola il giorno seguente. In questo momento mi sono resa conto che i bambini erano attirati ancor più che dai libri con immagini, dai libri scritti in rima, perché avendo una certa musicalità, il testo rimaneva impresso. Il libro che puntualmente veniva scartato era il "Piccolo Principe".


D: La fiaba del "Piccolo Principe" ti ha ispirata e guidata nella scrittura? R: Sì, perché successivamente, durante il mio periodo in una seconda primaria, parlando con un'insegnante, ci accorgemmo che la fiaba, così com'è, è troppo lunga per i bambini e non esistono delle versioni ridotte. L'insieme di queste cose ha fatto sì che questo progetto cominciasse, sebbene lo abbia abbandonato per un po'. A distanza di qualche tempo ho proseguito nella stesura del libro, fino a completarlo. Ho voluto rendere questa fiaba più accessibile ai bambini, proprio perché questi non hanno gli strumenti adatti per comprenderla.
D: Anche il titolo non è stato scelto per caso. R: Sì, perché voglio sottolineare la profondità dei legami tra le persone in un'epoca in cui sembra che tutti i rapporti siano tremendamente superficiali. Spero che i bambini che leggeranno questa fiaba comprenderanno l'importanza dei sentimenti e non perdano, quando diventeranno adulti, il bambino che è in loro.
D: Cosa ti aspetti per il futuro? R: Spero che il libro abbia successo; mi è piaciuta l'idea di scrivere e di poter continuare su questa strada, che è stata del tutto nuova per me. Sapevo benissimo che avrei fatto la maestra, lo desidero da sempre; non immaginavo che avrei scritto un libro per l'infanzia. Sono fiduciosa che, in futuro, ci sarà l'occasione di scrivere altri libri per bambini e di poter portare avanti questa attività in parallelo con l'insegnamento scolastico. Ci sono già dei nuovi progetti in cantiere, tra cui la stesura di un racconto per sensibilizzare i bambini sul tema della tutela dell'ambiente.
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