Politica

La cementeria di Trani diventa un caso politico ad Andria

Quattordici consiglieri chiedono un consiglio comunale monotematico

L'argomento cementeria a Trani diventa argomento di discussione anche nel Comune di Andria dove i gruppi consiliari di alcune liste civiche ed alcuni partiti del centrosinistra (Sinistra e Libertà, Partito Democratico, L'Alternativa, La risposta per Andria, Andria tre e Italia dei Valori) hanno chiesto al presidente del consiglio comunale andriese, Nino Marmo, la convocazione di un consiglio comunale monotematico sull'argomento.

La richiesta è stata sottoscritta da quattordici consiglieri (Savino Inchingolo, Leonardo Lonigro, Nunzio Liso, Lorenzo Marchio, Domenico Ruggiero, Salvatore Vitanostra, Angelo Volpe, Francesco Cannone, Giovanni Vurchio, Pasquale Colasuonno, Stefano Porziotta, Francesco Bruno, Giovanna Bruno e Giovanni Addario) ed è stata motivata adducendo pericoli di naturale ambientale: «Nei giorni scorsi – scrivono i firmatari della richiesta - il Consiglio Comunale di Trani ha approvato una variazione del Pug trasformando un'area da zona agricola a zona industriale per permettere l'insediamento di una cementeria sulla strada provinciale Andria- Trani. La normativa vigente consente alle cementerie di bruciare rifiuti speciali pericolosi e dai camini di un cementificio vengano emesse polveri che si aerodisperdono per molti chilometri lontano dalla fonte emittente, in particolare le polveri ultrafini, quelle di dimensioni inferiori a 0,2 micron, che non vengono trattenute da nessun filtro e che di norma non vengono monitorate. L'amercana Epa (Environmental protection agency) ha stimato una emissione di diossine pari a 0,29 nanogrammi di diossine, equivalenti per kg di clinker prodotto nei cementifici che non utilizzano rifiuti come combustibili e di 24,34 nanogrammi/kg invece nei cementifici che usano rifiuti come combustibile, in altri termini la combustione di rifiuti emette da un cementificio 80 volte più diossine rispetto all'utilizzo dei combustibili fossili usuali».

Il caso Barletta fa scuola: «Dal 2003 al 2006 – proseguono i consiglieri - dalla cementeria di Barletta, per esempio, l'emissione di monossido di carbonio è in progressivo aumento, come risulta dalle valutazioni dell'Arpa. Il benzene, gli idrocarburi policiclici aromatici, le diossine sono tutte sostanze cancerogene. L'Unione europea stabilisce che i prodotti agroalimentari (e i loro derivati) nel raggio di 15 Km da un inceneritore non possono avere il marchio Dop o Doc, un impianto industriale come una cementeria, che genera emissioni di inquinanti e perciò causa danni alla salute umana, genere delle esternalità. Talora l'impatto sui proprietari degli edifici o su quelli che subiscono danni alla loro salute, non viene preso in considerazione dal generatore di inquinante al momento di decidere in merito alle attività che causano il danno. Esternalità vengono generate anche dall'impatto sull'inquinamento atmosferico dei mezzi del parco veicolare circolante che transiteranno sulla strada provinciale Trani-Andria dopo l'apertura della cementeria (le emissioni pugliesi di polveri sottili originate dal trasporto stradale contribuiscono per circa il 16% del totale di emissioni di polveri sottili stagionali). Per questi motivi chiediamo che sia convocato urgentemente ed in seduta monotematica il Consiglio comunale per discutere della problematica e avanzare una proposta di moratoria, alla Regione Puglia, alla Provincia Bat e alla città di Trani sulla cementeria che sarà posta in essere sulla strada provinciale».
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