Associazioni
Legambiente organizza una raccolta firme contro il cementificio di Trani
Primo appuntamento domenica, in piazza della Repubblica
Trani - giovedì 18 novembre 2010
La Legambiente circolo di Trani avvia una campagna per la raccolta delle firme finalizzata ad evitare la realizzazione del cementificio nel territorio comunale di Trani. La campagna è rivolta a sensibilizzare il Sindaco di Trani, massima autorità in materia di tutela della salute dei cittadini, il Presidente della Provincia BAT, competente per la procedura di Valutazione d'Impatto Ambientale ed il Presidente della Regione, competente per la gestione dell'iter autorizzativo.
«Il timore - spiegano i soci della Legambiente - si manifesta nell'esposizione di pericolose sostanze inquinanti, tossiche e cancerogene all'esito della realizzazione del cementificio progettato dalla General Cement Puglia. Infatti, oltre alla possibile combustine di rifiuti la semplice combustione ad elevatissime temperature di coke (carbone) risulta in grado dagli alti camini aventi altezza di 60 metri, di generare l'emissione di 51,52 t/annue di polveri; 171,72 t/annue di Ossidi di Zolfo (SOx) e 171,72 t/annue di Ossidi di Azoto (NOx). Altri inquinanti legati ai cicli della produzione del cemento, sono: CO (monossido di carbonio), COV (composti organici volatili) , HF (acido fluoridrico), HCl (acido cloridrico), IPA (idrocarburi policiclici aromatici), metalli come mercurio e cadmio (Hg, Cd). L'eventuale immissione di sostanze organiche contenenti cloro può causare la formazione di diossine e furani (Dibenzo-P-Diossine Policlorurate – PCDD, e Dibenzo Furani Policlorurati -PCDF). I fattori di emissione per i cementifici variano tra un minimo di 0,001 microgrammi per tonnellata di cemento prodotto a uno medio di 0,15 all'interno o a valle del preriscaldatore. A tali sostanze si aggiungeranno tutte quelle derivanti dalla eventuale combustione di R.S.U. e di sostanze plastiche, così come purtroppo già avviene nella cementeria di Barletta.
La crisi del settore edile, con una evidente sottoproduzione di cemento rispetto alle sue potenzialità massime di 1.100.000 t/anno di cemento, ha visto la Buzzi Unicem di Barletta, uno dei più grandi impianti dell'Italia meridionale, presentare una istanza finalizzata ad incrementare la combustione di materie plastiche dalle attuali 26.000 t/annue alle 80.000 t/annue. Tale dato si pone quale legittimo indicatore delle concrete motivazioni che inducono le ditte proponenti ad effettuare nel territorio tranese un investimento di 120 Milioni di Euro, nella circostanza della provvidenziale collocazione a ridosso della discarica di bacino dell'ATO BA1.
Il grave impatto ambientale, oltre ad incrementare il rischio di incidenza di patologie cancerogene e dell'apparato respiratorio, sottopone l'ambiente naturale ed agrario circostante alla contaminazione con sostanze capaci di accumularsi nella catena alimentare sino a giungere, attraverso il cibo, gli alimenti, l'aria, negli organi vitali degli abitanti. I prodotti agricoli coltivati nel territorio di Trani sarebbero gli immediati diffusori di tali sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene
L'impianto proposto a Trani andrebbe sottoposto a procedura A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) poiché è dimensionato per la produzione di quantitativi maggiori di 500 T/annue di cemento. L'ente preposto ad esprimere un parere sulla Valutazione d'Impatto Ambientale sarà la Provincia BAT, a cui è anche rivolta la petizione contro il cementificio.Pertanto, la Legambiente e le associazioni partners volgono un appello al Sindaco di Trani, al Presidente della Provincia BAT ed al Presidente della Regione Puglia, affinché, ognuno per le proprie competenze istituzionali, giungano a formulare un parere negativo essenziale per bloccare la realizzazione di un impianto dall'elevata pericolosità sanitaria ed ecologica che avrà anche gravi ricadute sulla qualità delle coltivazioni agricole»
Primo appuntamento con la raccolta firme domenica 21 novembre in piazza della repubblica, alle ore 10. La campagna proseguirà nelle sedi delle associazioni, online e in tutta la provincia Bat.
IL MODULO PER LA RACCOLTA FIRME
«Il timore - spiegano i soci della Legambiente - si manifesta nell'esposizione di pericolose sostanze inquinanti, tossiche e cancerogene all'esito della realizzazione del cementificio progettato dalla General Cement Puglia. Infatti, oltre alla possibile combustine di rifiuti la semplice combustione ad elevatissime temperature di coke (carbone) risulta in grado dagli alti camini aventi altezza di 60 metri, di generare l'emissione di 51,52 t/annue di polveri; 171,72 t/annue di Ossidi di Zolfo (SOx) e 171,72 t/annue di Ossidi di Azoto (NOx). Altri inquinanti legati ai cicli della produzione del cemento, sono: CO (monossido di carbonio), COV (composti organici volatili) , HF (acido fluoridrico), HCl (acido cloridrico), IPA (idrocarburi policiclici aromatici), metalli come mercurio e cadmio (Hg, Cd). L'eventuale immissione di sostanze organiche contenenti cloro può causare la formazione di diossine e furani (Dibenzo-P-Diossine Policlorurate – PCDD, e Dibenzo Furani Policlorurati -PCDF). I fattori di emissione per i cementifici variano tra un minimo di 0,001 microgrammi per tonnellata di cemento prodotto a uno medio di 0,15 all'interno o a valle del preriscaldatore. A tali sostanze si aggiungeranno tutte quelle derivanti dalla eventuale combustione di R.S.U. e di sostanze plastiche, così come purtroppo già avviene nella cementeria di Barletta.
La crisi del settore edile, con una evidente sottoproduzione di cemento rispetto alle sue potenzialità massime di 1.100.000 t/anno di cemento, ha visto la Buzzi Unicem di Barletta, uno dei più grandi impianti dell'Italia meridionale, presentare una istanza finalizzata ad incrementare la combustione di materie plastiche dalle attuali 26.000 t/annue alle 80.000 t/annue. Tale dato si pone quale legittimo indicatore delle concrete motivazioni che inducono le ditte proponenti ad effettuare nel territorio tranese un investimento di 120 Milioni di Euro, nella circostanza della provvidenziale collocazione a ridosso della discarica di bacino dell'ATO BA1.
Il grave impatto ambientale, oltre ad incrementare il rischio di incidenza di patologie cancerogene e dell'apparato respiratorio, sottopone l'ambiente naturale ed agrario circostante alla contaminazione con sostanze capaci di accumularsi nella catena alimentare sino a giungere, attraverso il cibo, gli alimenti, l'aria, negli organi vitali degli abitanti. I prodotti agricoli coltivati nel territorio di Trani sarebbero gli immediati diffusori di tali sostanze tossiche e potenzialmente cancerogene
L'impianto proposto a Trani andrebbe sottoposto a procedura A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) poiché è dimensionato per la produzione di quantitativi maggiori di 500 T/annue di cemento. L'ente preposto ad esprimere un parere sulla Valutazione d'Impatto Ambientale sarà la Provincia BAT, a cui è anche rivolta la petizione contro il cementificio.Pertanto, la Legambiente e le associazioni partners volgono un appello al Sindaco di Trani, al Presidente della Provincia BAT ed al Presidente della Regione Puglia, affinché, ognuno per le proprie competenze istituzionali, giungano a formulare un parere negativo essenziale per bloccare la realizzazione di un impianto dall'elevata pericolosità sanitaria ed ecologica che avrà anche gravi ricadute sulla qualità delle coltivazioni agricole»
Primo appuntamento con la raccolta firme domenica 21 novembre in piazza della repubblica, alle ore 10. La campagna proseguirà nelle sedi delle associazioni, online e in tutta la provincia Bat.
IL MODULO PER LA RACCOLTA FIRME