Trani, Monastero di Colonna
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Monastero di Colonna, il 7 febbraio la gara per il restauro totale

Diverrà un grande museo archeologico. Tutti i lavori previsti

E' stata indetta la gara d'appalto di completamento del restauro del complesso monumentale del Monastero di Colonna da destinare a museo archeologico. La gara (scadenza 7 febbraio) prevede le opere di bonifica del fronte a mare della scogliera (con realizzazione di un muraglione in pietra uguale a quello esistente), gli scavi per la realizzazione del parco archeologico e tutta una serie di opere tese al restauro e all'adeguamento degli impianti elettrici ed al superamento delle barriere architettoniche.

Il costo dei lavori è di 3.577.600 euro, finanziati in parte con fondi regionali ed in parte con fondi del bilancio comunale. Per l'esecuzione sono previsti 730 giorni naturali e consecutivi, decorrenti dal verbale di consegna. Il criterio di aggiudicazione è quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa. L'offerta sarà valutata in base ad una serie di criteri e punteggi e terrà conto delle proposte migliorative al progetto di restauro. L'aggiudicazione della gara e la successiva esecuzione dell'opera è subordinata all'esito positivo del finanziamento da parte della Regione Puglia.



Per procedere ad una totale riqualificazione della zona, nonché ad un potenziamento turistico (per non parlare della ripresa di una attività archeologica programmata nel tempo dopo 35 anni di totale assenza di scavi archeologici, salvo rare eccezioni operate dalla Soprintendenza) si è pensato di pianificare una strategia di interventi che coinvolga l'intero tessuto urbano storico. Una strategia complessa, che esalti l'organismo urbano anziché deprimerlo, rendendolo veicolo di cultura e portatore di nuovi possibilità di sviluppo imprenditoriale. Lo scavo dell'area del Monastero è importante perché consentirà alla città di riappropriarsi del bene nella sua interezza.

L'idea del cantiere scuola aperto agli studenti di archeologia e di beni culturali servirà a promuovere il progetto non solo a livello locale ma a livello nazionale, permettendo di dare luogo ad una joint-venture che veda coinvolte l'amministrazione comunale e le migliori forze umane delle università statali regionali, non precludendo la possibilità di coinvolgere altri organismi di livello extranazionale. Il coinvolgimento delle Università è strategico, perché permette di programmare uno scavo estensivo, avendo a disposizione le migliori tecnologie e soluzioni disponibili. Il campo scuola, inoltre, data la sua durata sarà potenzialmente visibile al pubblico e costituire un primo e fondamentale momento di curiosità, che possa poi spingere la gente ad interessarsi alle sorti del Monastero. Tutto quello che verrà alla luce sarà poi conservato nel Monastero stesso.



Il nuovo progetto parte dalla constatazione che il Monastero è completamente avulso dal suo intorno comportandosi come un contenitore con nessun rapporto con l'esterno. Il contesto in cui è inserito, invece è il tema dominante dei lavori. Il chiostro è circondato da spazi non utilizzati; a sud da un grande piazzale completamente asfaltato destinato a parcheggio, ad est e ad ovest da due aree recintate ed incolte (perché siti archeologici vincolati) ed a nord affaccia direttamente sulla scogliera. Il progetto si propone di riaprire la campagna di scavi e di realizzare un museo archeologico in loco. Questi gli interventi previsti:

Il fronte sul mare: presenta una situazione critica perché si trova su un costone soggetto a fenomeni di frana e quindi deve essere consolidato con l'antico sistema dei terrazzamenti che diradano verso il mare, riconfigurando la composizione iniziale che prevedeva un ingresso al convento dal mare.

Il piazzale sud: giungendo al Monastero si ha l'impatto con il grande parcheggio asfaltato. Questo sarà convertito ad area di rispetto pedonale lavorando con materiali e forme che non disturbino il manufatto. Il dettaglio progettuale non è definito perché sarà concepito dopo la diagnostica archeologica.

Il recupero del Monastero: l'apparato murario verrà totalmente liberato dalle incongrue stilature cementizie, così come tutte le rifiniture introdotte negli anni '80 saranno sostituite. Gli impianti saranno totalmente ripensati in funzione delle recenti normative e dell'uso che si vuole fare dell'opera. Si è pensato di realizzare un museo archeologico rendendo il monastero fruibile e adattabile a molteplici situazioni. E' prevista la realizzazione di un'aula collegabile con altri musei e siti archeologici simili in tutto il mondo. Una parte dell'immobile sarà invece destinata a spazi espositivi di arte contemporanea. Il progetto sarà reso fruibile da tutti i cittadini eliminando le barriere architettoniche.



Il sito archeologico di Capo Colonna fu segnalato dall'architetto toscano Gambassini nel 1960: fu identificato un livello antropico ricco di frammenti ceramici suggestivi dell'età del bronzo (facies subappenninica). Nel 1972 l'area fu sottoposta ad indagine più sistematica per conto della Soprintendenza archeologica della Puglia. Grazie a qugli scavi si è ritrovato un impianto abitativo caratterizzato da capanne di forma rettangolare del X-IX secolo a.C. insieme con della ceramica protogeometrica, il cui livello stratigrafico sottostante mostra ancora tracce di un sito caratterizzato da capanne circolari con ceramiche appenniniche del XIII-XI secolo a.C. Gli scavi della parte centrale ed occidentale hanno ulteriormente mostrato una sequenza cronologica che va dal XIII all'VIII secolo a.C. Durante degli scavi condotti nel 2003 per l'inserimento di una cisterna idrica, nel piazzale ovest è venuta alla luce una sequenza archeologica che caratterizza l'antico insediamento di età del Bronzo. Altro ritrovamento: due tombe iapigie scoperte nei pressi di Capo Colonna. Qui qualcosa di unico nella storia degli scavi in Puglia - nonché della ritualità funebre antica - si è parato davanti agli occhi dell'archeologa Ada Riccardi. Nella sepoltura più piccola era deposto un cadavere in posizione prona, inginocchiato, schiacciato da un lastrone piazzatogli sulla spalla; nel secondo sepolcro, invece, tre erano i defunti, anch'essi inumati, ognuno con un proprio masso addosso. Le due tombe costituiscono una eccezionalità per questa epoca. Una di esse è all'interno all'edificio, l'altra, più piccola, è esterna. Le deposizioni di Trani, pur essendo uniche in Italia, hanno dei riscontri con altre scoperte dagli archeologi nel nord della Grecia. E' probabile che lo scavo archeologico possa portare ad una migliore comprensione riguardo la nascita ed evoluzione del Monastero.
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