
Eventi e cultura
Nichi Vendola a Trani con il suo “Sacro Queer”: poesia, politica e resistenza dell’umano
Ieri la presentazione nella biblioteca comunale
Trani - sabato 14 giugno 2025
13.51
Venerdì 13 giugno, un pomeriggio di parole dense, vibranti, necessarie, quello che si è tenuto nella Biblioteca Comunale "Giovanni Bovio" a Trani. È stato questo l'incontro con Nichi Vendola, che ha presentato il suo libro "Sacro queer" in un dialogo appassionato con la giornalista di Repubblica Francesca Savino e la docente e attivista politica di sinistra italiana Francesca Zitoli. Un evento speciale che anticipa la rassegna settembrina dei Dialoghi di Trani, proseguendo nell'intento di offrire al pubblico incontri culturali profondi e trasformativi.
Il titolo stesso, Sacro queer, è già una dichiarazione: «Un atto d'amore verso la bellezza dell'alterità», ha detto Savino, che ha guidato il pubblico dentro un libro che è insieme preghiera, poesia, memoria, denuncia e resurrezione.
"Dove sono finite le parole?" è la domanda che echeggia fin dall'inizio. Quelle parole che accolgono, che comprendono, che amano. Per Vendola, oggi «le parole sono prigioniere del vocabolario della sopraffazione». È per questo che ha scelto di non gridare più nei talk show, ma di tornare alla poesia, "che è rivoluzione del linguaggio", come ha ricordato Savino. «I bambini sono poeti – ha detto – perché sanno infrangere le regole e generare parole nuove».
Nel suo intervento più politico e accorato, Vendola ha parlato di un mondo dove la guerra è diventata «la grammatica della vita». «Dalla crisi climatica alla violenza di genere, dal disprezzo verso il diverso alla brutalità del linguaggio, tutto – ha detto – inizia con una catastrofe delle parole. Il femminicidio non comincia con un coltello – ha affermato – ma con uno 'stai zitta', con uno 'non vali niente'. Le parole tossiche generano un mondo tossico».
Ha evocato le guerre invisibili che devastano il nostro tempo: "La guerra contro il creato, contro l'infanzia, contro i corpi delle donne, contro il lavoro precario. La disumanità è stata sdoganata, è diventata persino slogan elettorale".
Forse il passaggio più potente dell'incontro è stato quando Vendola ha raccontato il suo confronto personale con il mondo trans, riconoscendo i propri limiti e pregiudizi iniziali: «Ho dovuto ragionare con me stesso e capire che anche le minoranze a cui appartengo possono sentirsi superiori ad altre. Ma l'umano è sempre il riflesso della presenza di Dio. E ha aggiunto: Gesù ha scelto personaggi queer, stravaganti. Il sacro abita l'insolito, l'escluso, lo scandaloso».
I versi di Sacro queer restano impressi come "un codice da decriptare", parole che – come ha detto Savino – «non cambieranno il mondo, ma possono cambiare noi». È questo il miracolo silenzioso della poesia e della politica quando si fanno carezza, non clamore.
I Dialoghi di Trani continueranno a settembre, ma è in questi incontri fuori stagione che si misura la qualità di un festival: nella capacità di offrire strumenti di comprensione, resistenza e amore per un mondo più umano. Anche, e soprattutto, nelle sue contraddizioni
Il titolo stesso, Sacro queer, è già una dichiarazione: «Un atto d'amore verso la bellezza dell'alterità», ha detto Savino, che ha guidato il pubblico dentro un libro che è insieme preghiera, poesia, memoria, denuncia e resurrezione.
"Dove sono finite le parole?" è la domanda che echeggia fin dall'inizio. Quelle parole che accolgono, che comprendono, che amano. Per Vendola, oggi «le parole sono prigioniere del vocabolario della sopraffazione». È per questo che ha scelto di non gridare più nei talk show, ma di tornare alla poesia, "che è rivoluzione del linguaggio", come ha ricordato Savino. «I bambini sono poeti – ha detto – perché sanno infrangere le regole e generare parole nuove».
Nel suo intervento più politico e accorato, Vendola ha parlato di un mondo dove la guerra è diventata «la grammatica della vita». «Dalla crisi climatica alla violenza di genere, dal disprezzo verso il diverso alla brutalità del linguaggio, tutto – ha detto – inizia con una catastrofe delle parole. Il femminicidio non comincia con un coltello – ha affermato – ma con uno 'stai zitta', con uno 'non vali niente'. Le parole tossiche generano un mondo tossico».
Ha evocato le guerre invisibili che devastano il nostro tempo: "La guerra contro il creato, contro l'infanzia, contro i corpi delle donne, contro il lavoro precario. La disumanità è stata sdoganata, è diventata persino slogan elettorale".
Forse il passaggio più potente dell'incontro è stato quando Vendola ha raccontato il suo confronto personale con il mondo trans, riconoscendo i propri limiti e pregiudizi iniziali: «Ho dovuto ragionare con me stesso e capire che anche le minoranze a cui appartengo possono sentirsi superiori ad altre. Ma l'umano è sempre il riflesso della presenza di Dio. E ha aggiunto: Gesù ha scelto personaggi queer, stravaganti. Il sacro abita l'insolito, l'escluso, lo scandaloso».
I versi di Sacro queer restano impressi come "un codice da decriptare", parole che – come ha detto Savino – «non cambieranno il mondo, ma possono cambiare noi». È questo il miracolo silenzioso della poesia e della politica quando si fanno carezza, non clamore.
I Dialoghi di Trani continueranno a settembre, ma è in questi incontri fuori stagione che si misura la qualità di un festival: nella capacità di offrire strumenti di comprensione, resistenza e amore per un mondo più umano. Anche, e soprattutto, nelle sue contraddizioni