
Cronaca
Processo "pilomat", reato prescritto per l'ex dirigente comunale Antonio Modugno
Era accusato di abuso di ufficio per fatti risalenti al 2014
Trani - mercoledì 14 ottobre 2020
20.56
Si conclude con la sentenza dichiarativa di prescrizione del reato di abuso d'ufficio il processo di primo grado battezzato "pilomat", che, dinanzi al Tribunale di Trani, vedeva imputato l'ex dirigente della sesta ripartizione comunale Antonio Modugno per fatti risalenti al 2014.
L'inchiesta coordinata dall'allora sostituto procuratore della Repubblica di Trani Silvia Curione si concluse contestando a Modugno l'illecito frazionamento dei lavori di rimozione e reimpianto di pilomat da alcune zone della città ad altre. Lo spacchettamento delle opere gli avrebbe così consentito di ricorrere a trattativa privata, possibile per lavori ammontanti a meno di 40mila euro. Modugno avrebbe così violato la disciplina sui contratti pubblici; né si sarebbe stati in presenza dell'ipotesi di urgenza.
I lavori furono eseguiti dalll'impresa di Poggiorsini "Ciemme" di Vito Mario Cirasole, che, dunque, avrebbe conseguito "un ingiusto vantaggio patrimoniale con conseguente danno per il Comune", costituitosi parte civile con l'avvocato Bepi Maralfa. Il pubblico ministero Francesco Tosto (succeduto alla collega Curione) aveva chiesto la condanna di Modugno a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Di contro, il difensore di Modugno, l'avvocato Claudio Papagno, aveva concluso chiedendo l'assoluzione perché "il fatto non sussiste", oppure perché "il fatto non costituisce reato", e, in via subordinata, sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Tra novanta giorni il Tribunale (collegio Pavese, Buccelli, De Rosa) depositerà le motivazioni della sentenza pronunciata stasera, alla luce delle quali potrebbe originarsi il giudizio d'appello.
L'inchiesta coordinata dall'allora sostituto procuratore della Repubblica di Trani Silvia Curione si concluse contestando a Modugno l'illecito frazionamento dei lavori di rimozione e reimpianto di pilomat da alcune zone della città ad altre. Lo spacchettamento delle opere gli avrebbe così consentito di ricorrere a trattativa privata, possibile per lavori ammontanti a meno di 40mila euro. Modugno avrebbe così violato la disciplina sui contratti pubblici; né si sarebbe stati in presenza dell'ipotesi di urgenza.
I lavori furono eseguiti dalll'impresa di Poggiorsini "Ciemme" di Vito Mario Cirasole, che, dunque, avrebbe conseguito "un ingiusto vantaggio patrimoniale con conseguente danno per il Comune", costituitosi parte civile con l'avvocato Bepi Maralfa. Il pubblico ministero Francesco Tosto (succeduto alla collega Curione) aveva chiesto la condanna di Modugno a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Di contro, il difensore di Modugno, l'avvocato Claudio Papagno, aveva concluso chiedendo l'assoluzione perché "il fatto non sussiste", oppure perché "il fatto non costituisce reato", e, in via subordinata, sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Tra novanta giorni il Tribunale (collegio Pavese, Buccelli, De Rosa) depositerà le motivazioni della sentenza pronunciata stasera, alla luce delle quali potrebbe originarsi il giudizio d'appello.