Giuseppe Tarantini - Sindaco di Trani
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Tarantini propone la visione onirica di Nichi Vendola

Tra cielo e terra, tra sogno e realtà. Una nota del sindaco di Trani

«Mercoledi scorso, in aereo con i miei colleghi verso un congresso, ho aperto il Corriere della Sera che, com'è noto, contiene il Corriere del Mezzogiorno. Mi sono quivi imbattuto in una intervista al regista Ferzan Ozpetek il quale, ad una domanda sul carattere dei pugliesi, rispondeva: "Sono rimasto sempre molto impressionato dalle persone. Nichi Vendola è un po' un esempio del comportamento dei pugliesi, della vostra generosità, della vostra capacità di donare affetto. Almeno questa è la mia esperienza". Ho poi spostato la mia attenzione su un articolo di Fabrizio Versienti (titolo: Hessel e Vendola), in cui si traccia un parallelismo tra un libro di un novantetreenne Stephane Hessel (dal titolo Indignez vous!) e, appunto, Nichi Vendola. "Il successo di Indignez vous! è un segnale. In Francia. Nelle nostre librerie, invece, occhieggia L'Italia migliore di Nichi Vendola. Non un best-seller, almeno, non ancora. Ma il suo autore è uno dei pochi politici italiani a salire nel favore della pubblica opinione, stando ai sondaggi. E viene da pensare che non potrebbero essere più distanti, Hessel e Vendola, per linguaggio e stile. Ma che nelle cose che dicono ci siano molti elementi in comune. Il rifiuto della svendita della cultura, i valori. Al fondo, esprimono entrambi la voglia di serietà di un'Europa stanca di pailettes a Parigi come a Bari".

Su queste parole deve essermi un po' caduta la palpebra e ho cominciato a sentire una specie di inno che faceva: "Giovinezza-giovinezza, Primavera pu-u-glie-e-see", proveniva da altoparlanti che lo diffondevano mentre davanti a me sciamavano delle persone che avevano per le mani delle copie de "Il Popolo di Puglia" che in prima pagina annunciava la mostra del cinema, al lido di Bari, inaugurata dal governatore Nichi Vendola in persona! Mi portavo dunque verso questo lido di Pane e pomodoro dove cominciavo a intravedere personaggi di spicco come l'archistar Piacentini Barbanente o la filosofa Giovanni Elena Gentile insieme a gerarchi in divisa bianca della milizia, alcuni assolutamente ortodossi come Starace Fratoianni e Bottai Godelli, altri un po' in disgrazia come Italo Balbo Emiliano. Questi corpulento, alto, con il caratteristico pizzetto, si era reso celebre sin dai tempi della marcia su Bari ma negli ultimi tempi aveva avuto comportamenti non consoni come dare la cittadinanza onoraria dell'Urbe pugliese ad un tal Gianfranco Fini, di possibili origini ebraiche, e di troppo fredda simpatia per il regime (insomma neanche nel sogno si capiva bene cosa fosse).

Ad un certo punto, sul palco addobbato con gigantesche bandiere arcobaleno, le stesse che bisognava obbligatoriamente esporre negli uffici pubblici, è apparso lui, con la divisa bianca e l'orecchino d'ordinanza, lo stesso esibito dall'ex gerarca della Provincia Divella, che ha pronunciato un breve ma magnifico discorso: c'era fretta di vedere il primo film premiato fuori concorso: il famoso Draquila. Il premio Cinema e territorio della Puglia veniva consegnato quell'anno ad un'autrice piuttosto gradita al regime, Sabina Guzzanti, per un'opera, che pure era stata già presentata ad una rassegna minore, a Cannes. Il pubblico si chiedeva "Ce cacch c'entr co' la Puglia stu' film?" ma applaudiva comunque freneticamente. Per il compiacimento del presidente della giuria Edoardo Whinspeare, che in realtà si chiamava Vinsperi, ma era stato costretto a cambiarsi il cognome per compiacere le tensioni mondialiste del regime. In concorso c'erano degli altri titoli prestigiosi come Nichi di Arcopinto, Sposerò Nichi Vendola e perfino Focaccia Blues dove il governatore addirittura era presente con un cameo.

Questo clima meraviglioso era però turbato da alcune voci che raccontavano di un certo malcontento della popolazione che, dicevano, si lamentava perché negli ultimi anni l'unica fabbrica che si era aperta in Puglia era la Fabbrica di Nichi, perché la "Sanità per tutti" aveva determinato la riproposizione dell'oro alla patria sotto forma di ticket, perché un esponente del regime, Maurizio Portaluri, che aveva scritto un libro di critica sulla sanità del regime stesso era stato mandato in esilio a Ventotene, perché i rifiuti continuavano ad essere smaltiti in discarica e gli unici termovalorizzatori consentiti erano quelli privati, possibilmente se avevano a che fare col gruppo Marcegaglia. In realtà si erano andate organizzando, sulla Murgia, delle brigate partigiane, quasi tutte afferenti ad un partito clandestino, il Pd, che conducevano vere azioni di guerriglia.

Di guerriglia in guerriglia il governatore fu messo in condizione di scappare. Era quasi arrivato, in compagnia di Claretto Petacci, ai confini col Molise, quando fu sorpreso dai partigiani sulle rive del lago di Varano. Il commando era avvolto dal mistero ma al mattino presto imbracciò i mitra davanti al cancello di una villa di Ischitella. Poco prima che sparassero, Claretto fece scudo con il proprio corpo di quello di Nichi. Una raffica, un rumore, quello dell'atterraggio sulla pista dell'aeroporto di Budapest, sospiro di sollievo: fiuuu, era solo un sogno! E' proprio vero, Nichi, sei un uomo fortunato!».

Giuseppe Tarantini
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