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Attualità
Un boato lungo 40 anni, il ricordo del terremoto in Irpinia
il 23 novembre 1980 la scossa devastante. I ricordi.
Trani - lunedì 23 novembre 2020
11.51
Un boato lungo una vita. E la musichetta che continua, a tratti s'interrompe. Un brivido lungo 40 anni: erano le ore 19:34 del 23 novembre del 1980, un orario e una data che chi c'era non potrà mai dimenticare.
Molti di noi lettori (i più giovani lo avranno sentito nei racconti dei genitori o dei nonni) ricorderanno quella domenica pomeriggio, una come tante altre, certamente connotata da un caldo anomalo per quella stagione: molti erano andati in gita, altri erano già a passeggiare su via Roma e in piazza Bisceglie e per le vie del centro dopo la messa, i più giovani già cominciavano ad entrare in discoteca al Rebus, altri a casa a guardare la sintesi di un mitico scontro Juventus-Inter del "90esimo minuto".
Poi un ruggito, e la terra tremò: un sisma di magnitudo 6.9 della scala Richter, protrattosi per circa 90 interminabili secondi, rase al suolo interi paesi, provocando 2914 morti, 8848 feriti, 280 mila senza tetto e 150 mila abitazioni distrutte, isolando diversi paesi per giorni. La scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter parte da 30 chilometri di profondità, stravolge dall'Irpinia al Vulture, stritola al suo passaggio un'area da Avellino a Salerno, fa sentire il suo cupo muggito in tutta Napoli e fino a Potenza. Ma anche qui in Puglia la scossa fu avvertita, e forte. Anche a Trani la gente scese in strada in preda al panico, ma fortunatamente non ci furono danni, ne' feriti. Ci si ritrovò 24 ore dopo, tutti in strada, con la paura del "ripetersi" dell'evento disastroso, cosa che per fortuna non avvenne.
L'entità drammatica del sisma non fu compresa immediatamente: i primi telegiornali, con Emilio Fede con lo sguardo smarrito al Tg1, parlarono di una "scossa di terremoto in Campania" dato che l'interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l'allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò a evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro.
Sul posto, prima ancora dei soccorsi, arrivò in lacrime il Presidente Sandro Pertini. E quella è l'immagine migliore di quel disastro che ancora oggi è una ferita nell'Italia.
Molti di noi lettori (i più giovani lo avranno sentito nei racconti dei genitori o dei nonni) ricorderanno quella domenica pomeriggio, una come tante altre, certamente connotata da un caldo anomalo per quella stagione: molti erano andati in gita, altri erano già a passeggiare su via Roma e in piazza Bisceglie e per le vie del centro dopo la messa, i più giovani già cominciavano ad entrare in discoteca al Rebus, altri a casa a guardare la sintesi di un mitico scontro Juventus-Inter del "90esimo minuto".
Poi un ruggito, e la terra tremò: un sisma di magnitudo 6.9 della scala Richter, protrattosi per circa 90 interminabili secondi, rase al suolo interi paesi, provocando 2914 morti, 8848 feriti, 280 mila senza tetto e 150 mila abitazioni distrutte, isolando diversi paesi per giorni. La scossa di magnitudo 6,9 sulla scala Richter parte da 30 chilometri di profondità, stravolge dall'Irpinia al Vulture, stritola al suo passaggio un'area da Avellino a Salerno, fa sentire il suo cupo muggito in tutta Napoli e fino a Potenza. Ma anche qui in Puglia la scossa fu avvertita, e forte. Anche a Trani la gente scese in strada in preda al panico, ma fortunatamente non ci furono danni, ne' feriti. Ci si ritrovò 24 ore dopo, tutti in strada, con la paura del "ripetersi" dell'evento disastroso, cosa che per fortuna non avvenne.
L'entità drammatica del sisma non fu compresa immediatamente: i primi telegiornali, con Emilio Fede con lo sguardo smarrito al Tg1, parlarono di una "scossa di terremoto in Campania" dato che l'interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l'allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò a evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro.
Sul posto, prima ancora dei soccorsi, arrivò in lacrime il Presidente Sandro Pertini. E quella è l'immagine migliore di quel disastro che ancora oggi è una ferita nell'Italia.