
Scuola e Lavoro
Università Lum verso la chiusura, l'assessore Zitoli chiarisce
«Il diritto all'istruzione deve essere garantito rimuovendo le barriere economiche, non accrescendole»
Trani - lunedì 21 giugno 2021
10.28
In merito la possibilità di chiusura della sede Lum di Trani avanzata nei giorni scorsi dal consigliere della Lega, Giovanni Di Leo, arriva la risposta chiarificatrice dell'assessore Francesca Zitoli.
«C'è tanta voglia di mistificare la realtà, e allora corre il dovere di chiarire nuovamente il perché della chiusura della sede di tutoraggio della Lum a Trani. Vi accompagniamo in un breve viaggio nel tempo, non per amore del passato ma per comprendere le tappe significative dell'intera vicenda. Il 30 gennaio 2012 e il 17 settembre 2012 si stipulavano gli atti e la convenzione di durata decennale tra la Lum, Provincia BAT e il Patto nord barese ofantino, quest'ultimo costituito dai comuni soci di Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa, Corato, Margherita di Savoia, Minervino, San Ferdinando, Spinazzola, Trani, Trinitapoli. In tale convenzione si prevedeva l'impegno economico da parte della provincia BAT pari a 500.000€ per il primo anno, e di 200.000€ da parte di ciascun comune aderente al Patto. La somma complessiva andava a costituire un fondo vincolato da impiegarsi per l'erogazione di borse di studio unicamente a favore di studenti frequentanti la LUM, e le attività di indirizzo, vigilanza e controllo del cosiddetto fondo vincolato spettavano ad un organo di controllo costituito, tra gli altri, proprio dal Presidente del Patto e dal Presidente della Provincia.
L'intera operazione aveva destato non poche preoccupazioni da parte di studenti, sindacati, forze politiche dell'opposizione di allora proprio perché un corposo cofinanziamento pubblico veniva impiegato esclusivamente a favore di chi frequentava un'università privata. Ufficialmente ci sfugge ancora quale sia stata la nobile ragione politica individuata dalla classe dirigente di quegli anni nel riservare borse di studio finanziate con fondi pubblici solo a favore di studenti frequentanti un'università privata, ma certamente ciò che ne è conseguito con evidenza solare è stata l'esclusione di tantissimi studenti dell'intera Provincia Bat che, scegliendo di frequentare università pubbliche, si sono visti privati della possibilità di accedere a borse di studio pari a 2.500€ ciascuna.
Episodi come questi accadono, purtroppo, quando i reali bisogni del territorio vengono mal interpretati, orientando l'ago della bilancia verso ciò che a volte si allontana dall'interesse collettivo. Il diritto all'istruzione, come tutti gli altri diritti costituzionalmente sanciti, deve essere garantito rimuovendo le barriere economiche, non accrescendole, e in questo solco la nostra amministrazione è convinta di voler proseguire il proprio percorso».
«C'è tanta voglia di mistificare la realtà, e allora corre il dovere di chiarire nuovamente il perché della chiusura della sede di tutoraggio della Lum a Trani. Vi accompagniamo in un breve viaggio nel tempo, non per amore del passato ma per comprendere le tappe significative dell'intera vicenda. Il 30 gennaio 2012 e il 17 settembre 2012 si stipulavano gli atti e la convenzione di durata decennale tra la Lum, Provincia BAT e il Patto nord barese ofantino, quest'ultimo costituito dai comuni soci di Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa, Corato, Margherita di Savoia, Minervino, San Ferdinando, Spinazzola, Trani, Trinitapoli. In tale convenzione si prevedeva l'impegno economico da parte della provincia BAT pari a 500.000€ per il primo anno, e di 200.000€ da parte di ciascun comune aderente al Patto. La somma complessiva andava a costituire un fondo vincolato da impiegarsi per l'erogazione di borse di studio unicamente a favore di studenti frequentanti la LUM, e le attività di indirizzo, vigilanza e controllo del cosiddetto fondo vincolato spettavano ad un organo di controllo costituito, tra gli altri, proprio dal Presidente del Patto e dal Presidente della Provincia.
L'intera operazione aveva destato non poche preoccupazioni da parte di studenti, sindacati, forze politiche dell'opposizione di allora proprio perché un corposo cofinanziamento pubblico veniva impiegato esclusivamente a favore di chi frequentava un'università privata. Ufficialmente ci sfugge ancora quale sia stata la nobile ragione politica individuata dalla classe dirigente di quegli anni nel riservare borse di studio finanziate con fondi pubblici solo a favore di studenti frequentanti un'università privata, ma certamente ciò che ne è conseguito con evidenza solare è stata l'esclusione di tantissimi studenti dell'intera Provincia Bat che, scegliendo di frequentare università pubbliche, si sono visti privati della possibilità di accedere a borse di studio pari a 2.500€ ciascuna.
Episodi come questi accadono, purtroppo, quando i reali bisogni del territorio vengono mal interpretati, orientando l'ago della bilancia verso ciò che a volte si allontana dall'interesse collettivo. Il diritto all'istruzione, come tutti gli altri diritti costituzionalmente sanciti, deve essere garantito rimuovendo le barriere economiche, non accrescendole, e in questo solco la nostra amministrazione è convinta di voler proseguire il proprio percorso».
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