
Politica
Aboliamo le Province? Si, domani
La Camera boccia la proposta. Votano a favore solo Idv, Terzo polo e radicali. L'Ente ci costa in media 160 euro l'anno
BAT - mercoledì 6 luglio 2011
16.16
«Riduciamo i costi della politica». «Basta sprechi». «Snelliamo la burocrazia». Belle frasi ma alla prova del nove la politica nazionale risponde così: l'aula della Camera ha bocciato la proposta di legge sull'abolizione delle Province, avanzata dall'Italia dei valori. Contro l'abolizione ha votato la maggioranza (Pdl e Lega), mentre a favore della richiesta si è schierato il Terzo polo. Il Pd, invece, si è astenuto. La votazione è stata schiacciante. Per l'abolizione hanno votato 83 parlamentari (Idv, Terzo polo e radicali), il fronte del no invece ha toccato quota 225 con 240 astensioni.
Il dibattito nell'aula romana è stato accompagnato da polemiche. Antonio Di Pietro ha gridato al tradimento «di una maggioranza trasversale riconducibile al partito della casta». Anche Pierferdinando Casini (Udc) non ha risparmiato critiche a PdL e Pd: «Tutti chiedono tagli alla politica. In campagna elettorale Berlusconi e Bersani promisero l'abolizione delle Province. Col voto in aula hanno dimostrato il contrario». La decisione di respingere il provvedimento è stata accettata a malincuore anche da alcuni esponenti del PdL. Mario Valducci (fondatore dei club della Libertà) è stato piuttosto esplicito: «E' l'ultima volta che voto contro l'abolizione delle Province. Eliminarle non produce solo una riduzione dei costi ma cancella quell'oppressione burocratica che incide su famiglie, cittadini e imprese».
I capoluoghi provinciali in Italia sono 117 a fronte di 110 province. Nel 1991 erano solo 95. Le ultime nate sono la Bat (unica con tre capoluoghi), Monza e Fermo. Il costo delle Province italiane è di 13 miliardi di euro, di cui la metà destinati al capitolo degli affari generali. Per i suoi 61mila dipendenti, le Province spendono 2 miliardi e 450 milioni di euro (il 25%). In più ci sono gli oltre 5000 amministratori: 110 presidenti (con i loro vice e gli assessori), 110 presidenti del Consiglio e circa 4000 consiglieri. Il pacchetto, all inclusive, costa 119 milioni di euro l'anno. In media ogni cittadino spende 160 euro all'anno per il mantenimento di questi Enti, ritenuti dai più inutili.
Il dibattito nell'aula romana è stato accompagnato da polemiche. Antonio Di Pietro ha gridato al tradimento «di una maggioranza trasversale riconducibile al partito della casta». Anche Pierferdinando Casini (Udc) non ha risparmiato critiche a PdL e Pd: «Tutti chiedono tagli alla politica. In campagna elettorale Berlusconi e Bersani promisero l'abolizione delle Province. Col voto in aula hanno dimostrato il contrario». La decisione di respingere il provvedimento è stata accettata a malincuore anche da alcuni esponenti del PdL. Mario Valducci (fondatore dei club della Libertà) è stato piuttosto esplicito: «E' l'ultima volta che voto contro l'abolizione delle Province. Eliminarle non produce solo una riduzione dei costi ma cancella quell'oppressione burocratica che incide su famiglie, cittadini e imprese».
I capoluoghi provinciali in Italia sono 117 a fronte di 110 province. Nel 1991 erano solo 95. Le ultime nate sono la Bat (unica con tre capoluoghi), Monza e Fermo. Il costo delle Province italiane è di 13 miliardi di euro, di cui la metà destinati al capitolo degli affari generali. Per i suoi 61mila dipendenti, le Province spendono 2 miliardi e 450 milioni di euro (il 25%). In più ci sono gli oltre 5000 amministratori: 110 presidenti (con i loro vice e gli assessori), 110 presidenti del Consiglio e circa 4000 consiglieri. Il pacchetto, all inclusive, costa 119 milioni di euro l'anno. In media ogni cittadino spende 160 euro all'anno per il mantenimento di questi Enti, ritenuti dai più inutili.
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