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Additato come un truffatore e ladro, torno al lavoro senza rancore, con spirito di servizio e tanta gioia nel cuore

La toccante testimonianze del dottor Antonio Albanese e la ricostruzione di una vicenda umana, prima ancora che giudiziaria

E' una toccante testimonianze quella che pubblichiamo del dottor Antonio Albanese, con la ricostruzione di una vicenda umana, prima ancora che giudiziaria. Sentiamo il dovere di salutarlo e di augurargli ogni bene, conoscendolo personalmente, quale una persona integerrima, dal profondo senso del dovere, sempre professionale. La sua vicenda ci ha toccati, avendo con lui vissuto "solo" alcuni momenti di questa vicenda per molti versi kafkiana. Attendiamo il suo ritorno al lavoro, con la schiena dritta e la testa alta, com'è sempre stato. Auguri Nino.
«Prendo la parola "a freddo" sulla vicenda lavoristica che mi ha riguardato non perchè prima mi sia mancata la volontà di farlo ma solo perchè ho voluto attendere che sull'emozione (forte) prendesse il sopravvento l'analisi: la più lucida possibile. Penso sia quasi superfluo manifestare, innanzi tutto, la mia profonda gioia rispetto a questa pronunzia "riabilitativa", in relazione alla quale sento il dovere di ringraziare la mia difesa tecnica, affidata all' avv. Nicola Caroppo, che si è diuturnamente speso per far valere (e rispettare) i miei diritti e le mie prerogative.

Sta di fatto che una sentenza, purtroppo, non riporta indietro il tempo: le mie sofferenze e le mie umiliazioni restano. Resta l'inquietante esperienza di aver sperimentato una "pretesa" cieca e rabbiosa, superficiale ed impulsiva. Sono stato additato come un truffatore, uno ladro, un approfittatore e le censure contro il mio operato sembravano prendere forza dalla crescente importanza degli Enti che venivano, via via, aditi per fare "giustizia" contro di me: sono stato, infatti, licenziato in tronco (come chi ruba i soldi dal cassetto della scrivania del titolare dell'azienda), fatto oggetto di una pazzesca richiesta di risarcimento danni e della contestuale richiesta di sequestro della mia abitazione (unico mio bene), segnalato alla Corte dei Conti, denunziato alla Procura della Repubblica il tutto in un crescendo rossiniano finalizzato a fiaccare ogni mia energia psicofisica ed intellettuale.

Ho gridato la mia innocenza e la correttezza del mio agire fin dal primo momento, ho chiesto incontri, ho scritto tanto e a tutti sperimentando, però, la più granitica resistenza ad ogni mia argomentazione. Uso, per cultura e vocazione, a solcare i mutevoli flutti del dubbio sono rimasto sgomento di fronte all'assolato deserto delle presunte certezze del mio contraddittore istituzionale.

Ho affermato fin dal primo giorno che la mia contribuzione (assolutamente non alta) non era mai stata frutto di illeciti approfittamenti o di scorrette appropriazioni, ma incrementata (peraltro di poco) negli anni solo in forza di analitiche voci stipendiali tutte corrispondenti alle mie variegate attribuzioni amministrative. Non sono stato creduto, anzi si è messa in dubbio la mia parola, e si è continuato a non credermi, anche quando le evidenze si facevano... chiare! Non ho mai percepito emolumenti da Dirigente - non ero tale e non vi erano le condizioni burocratiche perchè ciò fosse - ma ho lavorato sodo, praticamente senza orari, per la Multiservice, alla Quale ero e sono affezionato, ed i vari Amministratori dell'Ente (tutti tranne l'ultimo che ha, invece, agito contro di me) hanno riconosciuto la mia produttività gratificandola con incrementi stipendiali corrispondenti alla varie e diversificate incombenze: non ho mai chiesto, preteso o (peggio) attribuito a me stesso compensi non dovuti!

Tutto questo è stato riconosciuto inoppugnabilmente in sede giudiziaria. Mi ha addolorato, tuttavia, che nell'intera querelle che mi ha riguardato nessuno (nemmeno da parte sindacale) ha mai detto una sola parola sulla qualità del lavoro da me svolto in tutti gli anni di servizio; mi resta, allora, solo la considerazione che, in questa corrida di accuse a mio carico, se nessuno ha parlato del mio modo di agire e di lavorare in seno alla municipalizzata è, forse, perchè, almeno di quelli, è stata, modestissimamente, riconosciuta la intrinseca qualità.

I provvedimenti delle Autorità giudiziarie che si sono espresse in mio totale favore mi hanno restituito fiducia in una Giustizia attenta e serena, scevra da condizionamenti e libera (come deve essere) da strumentalizzazioni di sorta: una vera garanzia di libertà ed un presidio di sicurezza per ogni cittadino.

Torno a lavoro, dunque, ed il mio rientro, lo posso garantire conti alla mano, non farà certo "saltare il banco" della Multiservice. Torno senza rancore, con spirito di servizio e tanta gioia nel cuore, con la volontà di riprendere "il viaggio" con i fedelissimi compagni che erano con me sulla barca prima che l'onda anomala che mi ha investito mi risucchiasse nell'abisso.

Servirò l'Ente, nel Quale credo profondamente, più e meglio di prima, mettendo al Suo servizio le mie poche capacità e la mia esperienza nella granitica certezza che darò il pieno e disinteressato contributo per risollevarne le sorti: è una sfida personale che intendo accettare e che ...ho già iniziato!»
Antonio Albanese
  • Giustizia
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