
Vita di città
Cappuccini, l’abbattimento dei pini era inevitabile
La relazione del responsabile del verde pubblico. «Legambiente e Verdi, interventi tardivi»
Trani - giovedì 21 aprile 2011
«Gli oltre 40 alberi abbattuti nella pineta dei Cappuccini non potevano essere salvati in alcun modo. Legambiente e Verdi potevano intervenire prima sulla questione e non a giochi fatti quando la situazione era ormai irreparabile». Pinuccio Merra, repsonsabile del verde pubblico comunale, prova a spegnere le polemiche sul caso dei pini affetti da processionaria, per i quali è stato necessario un intervento drastico di taglio e potatura.
Pinuccio Merra, al nostro portale, fornisce la relazione sullo stato strutturale e vegetativo dei pini ubicati nella pineta, commissionata da Merra prima dell'intervento di abbattimento. La relazione è stata redatta da Giovanni Battista Guerra, dottore agronomo fitopatologico e paesaggista e componente del direttivo della sezione pugliese dell'associazione italiana di architettura del paesaggio. «I 120 pini ubicati nell'area esterna della casa di riposo Vittorio Emanuele – scrive Guerra – costituiscono una pineta con un sesto d'impianto, il più ripetuto di metri 3 x 3. Essi si presentano, indistintamente, in uno stato vegetativo pessimo per il diffuso seccume sia nelle parti basali che in quelle apicali, interessando, in più casi, la quasi totalità della chioma. Lo sviluppo morfologico è, ad eccezione di qualche pino, di tronco esilo, inadeguato all'altezza, con chioma disomogenea e con sviluppo in larghezza limitato al punto da rendere visivamente difficile determinarne l'età in quanto non conformi agli standard di sviluppo normali. Quanto descritto è imputabile essenzialmente alla fittezza di piantumazione ed in minima parte all'assenza, negli anni, di adeguati interventi. Il risultato che ne è derivato è di chiome tra loro addossate, con sviluppo strutturale esile ed allungato, quale tentativo delle singole piante di ricercare sufficiente luce ed adeguati spazi di crescita. In molti casi si rileva perdita di verticalità del fusto con addossamento del peso della chioma sulla pianta più prossimale. In definitiva, allo stato attuale, la pineta non ha nessuna valenza estetica e non è fruibile, in quanto a rischio di potenziali cedimenti strutturali o di caduta di parti secche. La situazione è aggravata dalla presenza di numerosi nidi di processionaria».
«Alla luce di questa relazione – dice Merra – non avevamo scelta se non quella di abbattere gli esemplari più fragili e deperiti così da poter fornire spazio e luce adeguata alle altre piante superstiti. Per questo motivo, non riteniamo utile provvedere ad operazioni di reimpianto di altri alberi. Per quelli tuttora presenti nel terreno, abbiamo già previsto due trattamenti chimici e meccanici per migliorane le condizioni e per rimuovere i nidi di processionaria».
Pinuccio Merra, al nostro portale, fornisce la relazione sullo stato strutturale e vegetativo dei pini ubicati nella pineta, commissionata da Merra prima dell'intervento di abbattimento. La relazione è stata redatta da Giovanni Battista Guerra, dottore agronomo fitopatologico e paesaggista e componente del direttivo della sezione pugliese dell'associazione italiana di architettura del paesaggio. «I 120 pini ubicati nell'area esterna della casa di riposo Vittorio Emanuele – scrive Guerra – costituiscono una pineta con un sesto d'impianto, il più ripetuto di metri 3 x 3. Essi si presentano, indistintamente, in uno stato vegetativo pessimo per il diffuso seccume sia nelle parti basali che in quelle apicali, interessando, in più casi, la quasi totalità della chioma. Lo sviluppo morfologico è, ad eccezione di qualche pino, di tronco esilo, inadeguato all'altezza, con chioma disomogenea e con sviluppo in larghezza limitato al punto da rendere visivamente difficile determinarne l'età in quanto non conformi agli standard di sviluppo normali. Quanto descritto è imputabile essenzialmente alla fittezza di piantumazione ed in minima parte all'assenza, negli anni, di adeguati interventi. Il risultato che ne è derivato è di chiome tra loro addossate, con sviluppo strutturale esile ed allungato, quale tentativo delle singole piante di ricercare sufficiente luce ed adeguati spazi di crescita. In molti casi si rileva perdita di verticalità del fusto con addossamento del peso della chioma sulla pianta più prossimale. In definitiva, allo stato attuale, la pineta non ha nessuna valenza estetica e non è fruibile, in quanto a rischio di potenziali cedimenti strutturali o di caduta di parti secche. La situazione è aggravata dalla presenza di numerosi nidi di processionaria».
«Alla luce di questa relazione – dice Merra – non avevamo scelta se non quella di abbattere gli esemplari più fragili e deperiti così da poter fornire spazio e luce adeguata alle altre piante superstiti. Per questo motivo, non riteniamo utile provvedere ad operazioni di reimpianto di altri alberi. Per quelli tuttora presenti nel terreno, abbiamo già previsto due trattamenti chimici e meccanici per migliorane le condizioni e per rimuovere i nidi di processionaria».
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