Puglia gialla
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Ecco i dati che hanno fatto diventare la Puglia zona gialla, ma non tutti i conti tornano

Il report dell'Iss parla di territorio ad alto rischio, solo ieri ci sono stati altri 42 ricoveri in terapia intensiva, e fino a pochi giorni fa si parlava di zona rossa

Nella serata di ieri il ministero della Salute ha comunicato la prossima pubblicazione di tre nuove ordinanze, firmate dal ministro Speranza, una delle quale fa diventare la Puglia da zona arancione a zona gialla. Disponibili, contestualmente, i report con i famosi 21 parametri che stabiliscono se un territorio debba rientrare in un colore o nell'altro, come da scorso Dpcm del presidente del Consiglio Conte.

Stando al monitoraggio relativo alla settimana dal 23 al 29 novembre, aggiornati al 2 dicembre, in Puglia c'è stata una incidenza (calcolata su 14 giorni) pari a 463,69 ogni 100 mila abitanti, con un totale di 8944 casi segnalati nella settimana in analisi. Il trend settimanale parla di casi in discesa ma focolai in aumento, con un Rt stimato pari a 0,89. La trasmissione del contagio non viene ritenuta non gestibile in modo efficace, ma la classificazione complessiva del rischio risulta alta. Altro dato negativo è quello relativo all'aumento di casi negli ultimi 5 giorni, oltre al tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva pari al 48% al momento del report ed arrivato al 50% in data 4 dicembre (a fronte di una media nazionale del 41%). Nella sola giornata di ieri sono stati 42 i soggetti a dover essere ricoverati in terapia intensiva.

La Puglia, inoltre, ha un 35,3% di tamponi positivi (l'Abruzzo è rosso ed ha una percentuale del 37,3%) ed è la regione che "vanta" il numero più alto di giorni per la diagnosi, pari a 8, oltre ad avere un tempo intercorrente tra data inizio sintomi e data di isolamento pari a 5 giorni. Due fattori questi ultimi ritenuti entrambi sopra-soglia. Inoltre, l'indicatore 2.6, ovvero quello relativo al contact tracing e nello specifico al "numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati" è inferiore alla soglia critica del 75% (il valore è pari al 63,7%).

Nonostante questi numeri, però, siamo in zona gialla e una delle ragione potrebbe essere che: «Il dato epidemiologico analizzato è relativo alla settimana 23-29 novembre 2020 che al momento è il dato consolidato più recente disponibile. Come conseguenza questo può portare a una possibile sottostima della velocità di trasmissione e dell'incidenza».

«L'epidemia in Italia - si legge comunque nel report sintetico - seppur mantenendosi grave a causa di un impatto elevato sui servizi assistenziali, continua a mostrare una riduzione nella trasmissibilità rispetto alla settimana precedente e questo è un segnale di efficacia delle misure di mitigazione introdotte.Tutte le Regioni/PPAA, tranne 3, hanno un Rt puntuale compatibile con uno scenario di tipo 1. Le rimanenti Regioni hanno un Rt puntuale compatibile con uno scenario tipo 2. Nelle Regioni/PPAA con un'alta probabilità di passaggio alla classificazione di rischio alto si suggerisce di valutare attentamente l'opportunità di adottare, anche a livello subregionale, ulteriori misure di mitigazione previste per il proprio livello di rischio».

Ieri il presidente Emiliano si è prima dichiarato entusiasta della decisione del ministro e della tenuta del sistema sanitario pugliese, per poi sottolineare che comunque: «La zona gialla è una decisione del ministro della Salute e non della Regione Puglia. Non si tratta di una decisione discrezionale, ma dell'applicazione dei 21 criteri che vengono elaborati dall'Istituto Superiore di Sanità». D'altronde, lo stesso presidente due settimane fa chiedeva al ministro Speranza la zona rossa per le province di Bat e Foggia, e solo due giorni fa intervenendo ad Omnibus su La7 aveva ribadito tale volontà.
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