Casa, Imu e tasse
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Politica

Il Pd chiede un tavolo di concertazione sulla fiscalità

Dopo Tares indigesto: «Il centrodestra ha fatto prevalere le esigenze di cassa». Per le imprese gli aumenti cominciano a diventare insostenibili

Dopo la giornata campale trascorsa nell'aula del Consiglio comunale, il Partito Democratico ha ancora parole da spendere per commentare le novità fiscali introdotte con l'approvazione dei regolamenti Imu e Tares e soprattutto con l'approvazione delle tariffe della Tares, contestatissime dal Pd.

Il Pd qualche battaglia in aula l'ha anche vinta: l'assimilazione a prima casa dell'abitazione concessa in comodato gratuito a familiari entro il primo grado, alcune modifiche sul regolamento Tares come la riduzione del 50% per i nuclei familiari i cui componenti hanno più di 65 anni e siano titolari esclusivamente di assegni sociali o pensioni minime ed eventuali maggiorazioni erogate dall'Inps. Per mere esigenze burocratiche e di cassa, le agevolazioni Tares non verranno accettate per l'anno 2013: non c'è il tempo sufficiente per consentire agli uffici di gestire le domande che potrebbero pervenire, avendo fissato per il 30 settembre la scadenza della prima rata. «In altre parole – dicono dal Pd - l'amministrazione era in ritardo ed occorreva affrettarsi ad emettere gli avvisi di pagamento, per cui non c'era tempo per recepire alcun emendamento».

Sulla delibera delle tariffe Tares il Pd ha sbattuto contro un muro: fra i tanti no, è stata respinta la proposta di riduzione del 25% della tariffa delle utenze domestiche per i nuclei familiari composti da 4 o più componenti, dimoranti in un alloggio di superficie pari o inferiore a 120 metri quadrati. E' stato ugualmente respinto anche l'emendamento che proponeva la riduzione della tariffa per i ristoranti e le pizzerie (ossia una diminuzione dell'aumento), compensandola con un aumento contestuale della tariffa per le discoteche e per le banche, atteso che la tariffa approvata prevede invece un aumento per le prime di poco più di 3 euro e per le banche una diminuzione (definita dal Pd «scandalosa») di quasi il 90%. La maggioranza si è fatto scudo del parere del dirigente: occorreva troppo tempo per ricalcolare l'incidenza delle modifiche proposte, quindi nulla da fare.

Il segretario cittadino del Pd, Maurizio Di Palma, e il capogruppo consiliare, Mimmo De Laurentis, analizzano a mente fredda quanto accaduto: «Forse era troppo complesso modificare in aula le tariffe della Tares, ossia delle tariffe senza anima, realizzate applicando i coefficienti medi, per una città media, per cittadini medi, che non tengono conto del tessuto sociale della città, dei costi delle famiglie numerose e del contesto economico in profonda crisi. E poiché era troppo complesso modificare le tariffe, questa amministrazione politicamente mediocre ne ha preteso l'approvazione da parte della sua maggioranza, composta da consiglieri che, singolarmente, a turno, strillano e mugugnano, ma in Consiglio finiscono sempre per essere del tutto allineati con l'amministrazione. Il tutto esclusivamente per esigenze di cassa. Resta il fatto che con questa amministrazione, malgrado i doverosi correttivi introdotti dall'ultimo Consiglio su nostra iniziativa, l'imposizione fiscale è aumentata. Ed è aumentata soprattutto l'imposizione fiscale sulle imprese, prima con l'Imu e ora con la Tares, tanto da risultare ormai per molti insostenibile il relativo carico fiscale».

«Soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale – concludono Di Palma e De Laurentis - sarebbe necessario un fisco amico delle imprese e delle famiglie, un fisco cioè che vada incontro a chi produce ricchezza vera e a chi può sostenere la ripresa con maggiori consumi. L'amministrazione farebbe bene a riattivare un tavolo di concertazione per raccogliere le sollecitazioni delle parti sociali in materia di fiscalità».
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