Incontro sull'ospedale Trani-Bisceglie
Incontro sull'ospedale Trani-Bisceglie
Vita di città

L’ospedale sarà unico ma la confusione resta tanta

Fatti ancora a zero. Giovedì manifestazione a Trani per ginecologia

Il balletto dei nuovi ospedali è sempre, prepotentemente, d'attualità. Le ultime norme imposte dal piano di rientro della Regione (il famoso tetto del bacino di utenza di almeno 200 mila abitanti) ha scombussolato tutti i piani. Nella Bat (400 mila abitanti), i presidi ipotizzati dovrebbero essere virtualmente due e non più tre: uno a Barletta (già esistente) e un secondo tra Andria e Canosa (da costruirsi) mentre l'ospedale unico Trani-Bisceglie sembra destinato a non veder luce, almeno per il momento.

Lo scambio di accuse e di responsabilità è sempre all'ordine del giorno. Sullo sfondo delle polemiche e delle strumentalizzazioni politiche, vi sono due dati di fatto: il risicatissimo budget della sanità regionale (costretta a dolorose scelte a fronte di una oggettiva incapacità nella gestione delle risorse) e l'ambigua latitanza delle amministrazioni di Trani e Bisceglie che non hanno mai concretamente discusso sul futuro dei due stabilimenti ospedalieri.

Intanto il tempo passa. Il 18 agosto a Trani è stata indetta una manifestazione cittadina (su Facebook conta già quasi 700 partecipanti virtuali). I manifestanti partiranno dall'ospedale (dove è prevista una riunione con la partecipazione dei sindacati di medici ed infermieri) fino a giungere in piazza della Repubblica. L'appello che verrà lanciato è per la riapertura di ginecologia a Trani ma gli organizzatori caldeggeranno anche uno slancio propositivo degli amministratori locali per individuare un sito su cui realizzare il nuovo ospedale.

Già, dove farlo? E unendosi a chi? Domande ricorrenti, a cui i politici dei Comuni chiamati in causa (Trani, Bisceglie, Corato, Andria) hanno risposto in mille modi diversi, dimostrando, allo stato, grande confusione e poche idee concrete. In passato si era parlato dello psicopedagogico sulla Trani-Bisceglie. Dario Damiani (assessore provinciale al patrimonio) e Cosimo Nenna (segretario della Federazione della Sinistra di Trani, nonché infermiere), unanimi dicono: «È troppo piccolo e presenta problemi di viabilità». E, aggiunge Nicola Giorgino, sindaco di Andria: «Non è mai stato preso in considerazione durante le conferenze dei sindaci, anche perché è di proprietà della Provincia». Damiani ha voluto evitare pericolosi coinvolgimenti dell'Ente che rappresenta nella storia: «La Bat non ha alcun terreno da destinare all'ospedale».

A causa del tetto dei 200mila abitanti per ospedale, il Trani-Bisceglie in se non ha ragione d'essere. Da giugno si rincorrono proposte di coinvolgimento e di aperture verso altri Comuni limitrofi. In una bozza del documento che doveva essere approvato dal Consiglio comunale di Trani già da tempo, si faceva diretta menzione ad un coinvolgimento dei Comuni di Corato e Ruvo. Ma c'è chi strizza l'occhio ad Andria alla luce delle ultime dichiarazioni del sindaco Giorgino («Rivediamo tutto»).

Il punto di partenza è l'individuazione di un sito disponibile e facilmente raggiungibile da auto ed ambulanze. Le migliori condizioni di viabilità, secondo Nenna, permetterebbero la nascita di un ospedale che accorpi Trani, Andria e Canosa grazie alla vicinanza della statale 16 bis e dell'autostrada. Per Giuseppe di Marzio, assessore provinciale ai lavori pubblici e alle infrastrutture, l'ubicazione migliore è nel triangolo formato da Trani, Bisceglie e Andria. Giorgino non si sbilancia: «È la Asl che deve decidere in merito».

A Bisceglie che dicono? Il sindaco Spina non ci ha ancora risposto (attendiamo da giorni una mail). Abbiamo ascoltato allora l'opinione di Sergio Silvestris, europarlamentare del PdL e già componente della commissione sanità in Regione. Per Silvestris l'ubicazione dell'ospedale è un problema secondario, sarebbero altre le domande da porsi: «Quanti soldi – dice - sono stati stanziati per questo ospedale? La cifra tonda è zero euro. Quali nuovi servizi offrirà ai cittadini? Quale nuove specializzazioni offrirà rispetto a quelle che già ci sono nei nostri ospedali? E quanti posti letto? Se sono meno di 250, non potrà ricoprire le richieste del territorio».

Le domande, così come le legittime aspettative dei cittadini, al momento restano tristemente senza risposta.
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