
Eventi e cultura
A "Luna di Sabbia Ubik" presentato il libro di Pier Giorgio Ardeni, presente l'autore
"Le classi sociali in Italia sono una una realtà che persiste, la loro comprensione risulta fondamentale per affrontare le sfide politiche ed economiche del paese"
Trani - domenica 2 marzo 2025
15.00
Venerdì 28 febbraio, presso "Luna di sabbia Ubik", Pier Giorgio Ardeni ha presentato il suo libro "Le classi sociali in Italia oggi "edito da Laterza, in un interessante dialogo con Antonio Notarpietro. Il Professor Ardeni, riprendendo il lavoro di Paolo Sylos Labini, ha portato avanti l'analisi e ha aggiornato i dati alla luce dei profondi cambiamenti sociali ed economici che l'Italia ha vissuto nel corso della storia. Nella sua ricerca, l'autore dimostra come, pur cambiando le professioni e gli stili di vita, le classi sociali siano ancora ben presenti e in grado di influire sulla distribuzione del reddito, sul livello di istruzione, sulle opportunità economiche e, soprattutto, sulla mobilità sociale.
"Labini, nel suo studio - ha detto Ardeni - si rifaceva alla definizione di classe sociale proposta da Karl Marx, secondo cui la classe si definisce in base al possesso dei mezzi di produzione. Chi possiede i capitali, i macchinari, gli uffici, può decidere di avviare un'attività economica e di remunerare i lavoratori che non possiedono tali mezzi. Marx, nel Capitale, aveva ben descritto come questo conflitto distributivo fosse intrinseco al sistema capitalistico, ed è su questa base che Labini aveva costruito la sua analisi, pur non essendo un marxista. In seguito, Max Weber aveva arricchito questa visione introducendo il concetto di "ceto" e "status sociale". "Se Marx vedeva la divisione in termini di proletariato e borghesia, Weber si concentrava su una serie di sfumature interne, - ha continuato Ardeni - riconoscendo che, al di là delle differenze economiche, c'erano categorie sociali che si differenziavano per professioni, stili di vita e soprattutto per lo status che queste professioni conferivano. Ad esempio, il medico, l'insegnante o l'avvocato godevano di uno status sociale elevato, anche se il loro reddito non era sempre tra i più alti. Inoltre, Weber osservava come i partiti politici si formassero non solo sulla base delle divisioni economiche, ma anche in relazione alla posizione sociale dei gruppi, con un'importante influenza esercitata da corporazioni e associazioni professionali".
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'Italia ha vissuto una profonda trasformazione, passando da un'economia agricolo-industriale a una con un forte settore terziario. Questo ha favorito la mobilità sociale, ma, come sostiene Ardeni, non ha cancellato le disuguaglianze. Nonostante la crescita della classe media, le differenze di reddito, l'accesso diseguale all'istruzione e le barriere economiche persistono. L'autore dimostra infine che le classi sociali esistono ancora e che la loro comprensione risulta fondamentale per affrontare le sfide politiche ed economiche del paese, soprattutto per capire le cause delle crisi democratiche e della rappresentanza.
"Labini, nel suo studio - ha detto Ardeni - si rifaceva alla definizione di classe sociale proposta da Karl Marx, secondo cui la classe si definisce in base al possesso dei mezzi di produzione. Chi possiede i capitali, i macchinari, gli uffici, può decidere di avviare un'attività economica e di remunerare i lavoratori che non possiedono tali mezzi. Marx, nel Capitale, aveva ben descritto come questo conflitto distributivo fosse intrinseco al sistema capitalistico, ed è su questa base che Labini aveva costruito la sua analisi, pur non essendo un marxista. In seguito, Max Weber aveva arricchito questa visione introducendo il concetto di "ceto" e "status sociale". "Se Marx vedeva la divisione in termini di proletariato e borghesia, Weber si concentrava su una serie di sfumature interne, - ha continuato Ardeni - riconoscendo che, al di là delle differenze economiche, c'erano categorie sociali che si differenziavano per professioni, stili di vita e soprattutto per lo status che queste professioni conferivano. Ad esempio, il medico, l'insegnante o l'avvocato godevano di uno status sociale elevato, anche se il loro reddito non era sempre tra i più alti. Inoltre, Weber osservava come i partiti politici si formassero non solo sulla base delle divisioni economiche, ma anche in relazione alla posizione sociale dei gruppi, con un'importante influenza esercitata da corporazioni e associazioni professionali".
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l'Italia ha vissuto una profonda trasformazione, passando da un'economia agricolo-industriale a una con un forte settore terziario. Questo ha favorito la mobilità sociale, ma, come sostiene Ardeni, non ha cancellato le disuguaglianze. Nonostante la crescita della classe media, le differenze di reddito, l'accesso diseguale all'istruzione e le barriere economiche persistono. L'autore dimostra infine che le classi sociali esistono ancora e che la loro comprensione risulta fondamentale per affrontare le sfide politiche ed economiche del paese, soprattutto per capire le cause delle crisi democratiche e della rappresentanza.
Ricevi aggiornamenti e contenuti da Trani 
j.jpg)
j.jpg)
.jpg)


j.jpgj.jpg)


.jpg)