
Vita di città
«Non è importante dove si nasce, ma la qualità del servizio»
Negrogno: Stop al campanile, vanno ottimizzate le risorse. Da operatore sanitario, Negrogno da un suggerimento...
Trani - domenica 21 agosto 2011
«E' colpa di Fitto». «No, è colpa di Vendola». «Fitto». «Vendola». Mentre l'ospedale affonda nei problemi di Trani, l'unica cosa su cui si continua – noiosamente – a discutere è l'attribuzione della paternità della colpa se oggi ci ritroviamo in queste condizioni. Rino Negrogno, da operatore sanitario, sposta il tiro della discussione: «Ritengo che il colpevole non sia né Fitto né Vendola. Fitto e Vendola hanno le loro colpe ma il colpevole è ognuno di noi, nel suo piccolo, quando abusa della sua piccola posizione».
Al di là delle manifestazioni e degli schiamazzi di piazza (politicizzati o non), il problema sanitario persiste e si acuisce. I tranesi vogliono tornare a nascere a Trani, ma non è la riapertura di un reparto a risolvere tutti i mali. «Qualcuno – dice Negrogno - potrebbe asserire che più che all'ospedale di Trani sarebbe bello nascere sul tavolo di casa con la vamman che mica faceva tante storie e costava poco. I soldi sono finiti, anche perché abbiamo abusato del denaro. E non ha abusato il povero, il nullatenente. No. Quelli hanno pagato fino all'ultimo centesimo. Ha abusato il potente, perché amico di altri potenti o perché poteva dare qualcosa agli amici. Ora non serve analizzare, trovare il colpevole. I soldi sono finiti, dobbiamo ottimizzare le risorse».
Da operatore sanitario, Negrogno da un suggerimento: «E' meglio nascere in un posto dove ci sono dei professionisti preparati, motivati, pagati e riposati che nascere in tanti posti dove non ci sono soldi per pagare tanti professionisti, non motivati, stanchi perché comunque in numero non legale. Quel posto potrebbe essere ovunque per chi deve nascere, lontano dal concetto di guerre e confini. Ma poi è così importante nascere a Trani? Dobbiamo salvare questo mondo malato e per salvarlo dobbiamo essere cittadini del mondo e non tranesi, barlettani, o addirittura quelli del quartiere Stadio o quelli della parrocchia di San Vinceslao. Si potrebbe creare un ospedale in una terra neutra, una striscia, e registrare questa benedetta nascita facendola derivare, cromosomica, da quella del pater. Così, magari, tutti felici e contenti, ci occupiamo di cose serie».
Al di là delle manifestazioni e degli schiamazzi di piazza (politicizzati o non), il problema sanitario persiste e si acuisce. I tranesi vogliono tornare a nascere a Trani, ma non è la riapertura di un reparto a risolvere tutti i mali. «Qualcuno – dice Negrogno - potrebbe asserire che più che all'ospedale di Trani sarebbe bello nascere sul tavolo di casa con la vamman che mica faceva tante storie e costava poco. I soldi sono finiti, anche perché abbiamo abusato del denaro. E non ha abusato il povero, il nullatenente. No. Quelli hanno pagato fino all'ultimo centesimo. Ha abusato il potente, perché amico di altri potenti o perché poteva dare qualcosa agli amici. Ora non serve analizzare, trovare il colpevole. I soldi sono finiti, dobbiamo ottimizzare le risorse».
Da operatore sanitario, Negrogno da un suggerimento: «E' meglio nascere in un posto dove ci sono dei professionisti preparati, motivati, pagati e riposati che nascere in tanti posti dove non ci sono soldi per pagare tanti professionisti, non motivati, stanchi perché comunque in numero non legale. Quel posto potrebbe essere ovunque per chi deve nascere, lontano dal concetto di guerre e confini. Ma poi è così importante nascere a Trani? Dobbiamo salvare questo mondo malato e per salvarlo dobbiamo essere cittadini del mondo e non tranesi, barlettani, o addirittura quelli del quartiere Stadio o quelli della parrocchia di San Vinceslao. Si potrebbe creare un ospedale in una terra neutra, una striscia, e registrare questa benedetta nascita facendola derivare, cromosomica, da quella del pater. Così, magari, tutti felici e contenti, ci occupiamo di cose serie».
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