
Cronaca
Padoan: «Il declassamento dell'Italia da parte di S&P mi sorprese»
Il ministro in tribunale ha confermato quanto detto in un'intervista. Il processo riprende il 29 gennaio
Trani - giovedì 10 dicembre 2015
12.34
Il pm Michele Ruggiero, che sostiene l'accusa nel processo S&P, ha cominciato con il chiedere conto al ministro del suo curriculum. Ma è passato subito dopo a porre domande al ministro sul contenuto di un articolo, pubblicato nel marzo 2012 dal Corriere della Sera e firmato da Federico Fubini, in cui si disse "sorpreso" del doppio declassamento dell'Italia. Padoan ha confermato la sua sorpresa. «Se non mi sorprendeva – ha proseguito - il declassamento di molti Paesi della Zona Euro, mi sorprendeva il doppio declassamento dell'Italia in un momento in cui governo stava affrontando molte situazioni, con un'inversione di tendenza della politica economica che andava verso un miglioramento». Da qui la nuova domanda del pm: «Perché abbassarle di due gradini?». Risposta: «E' la domanda che mi ponevo anch'io».
Ancora più diretta la domanda del presidente del collegio Giulia Pavese: «Questo declassamento di due gradini era giustificabile tecnicamente?". Risposta del ministro: «La situazione economica della Zona Euro, che era molto seria giustificava il declassamento di molti Paesi Membri. Indeboliva il governo della zona euro perché impediva al Fondo Salva Stati di poter agire».
«Perché il doppio declassamento di S&P?», ha incalzato il pm Ruggiero. «E' una domanda che mi sono posto e a cui non ho saputo dare una risposta», ha proseguito Padoan. «La mia risposta nell'articolo è che il Paese andava nella direzione di un aggiustamento». Il ministro non ha potuto negare che Standard&Poor's «aveva evidentemente sfiducia se aveva fatto il declassamento dell'intera Zona Euro e in particolare dell'Italia». Il magistrato ha anche cercato di chiarire se l'Italia meritasse quel declassamento, che portò il Paese al livello dell'Irlanda. «L'Italia raggiunse il 'credit store' dell'Irlanda, era giusto in base a dati Ocse?», ha chiesto. Risposta del ministro: «Premesso che nel caso Ocse non c'è un singolo indicatore e non è possibile stabilire dal punto una corrispondenza tra i due rating, quello che l'Ocse produce è giudizio complessivo, sulla base di fattori variabili come la finanza pubblica e i bilanci, che sono racchiusi in un giudizio che si può tradurre in una raccomandazione economica».
Ma su questo si sono aperti nuovi dubbi dell'accusa, dal momento che un comunicato dell'ex ministro Giulio Tremonti che prendeva spunto dalla valutazione dell'Ocse per contestare declassamento S&P. «C'era una raccomandazione Ocse?», ha chiesto il pm. «Ci sono sempre», ha risposto Padoan. «Le raccomandazioni Ocse erano su finanza pubblica e accompagnamento alla crescita». E su questo punto l'attuale ministro delle Finanze ha precisato che «il governo Monti prese in conto queste raccomandazioni, il precedente (il riferimento era a quello Berlusconi, ndr) no».
Il ministro ha confermato in toto i contenuti dell'intervista rilasciata a Fubini nel 2012, per la quale non chiese un'autorizzazione preventiva al segretario generale Ocse. «Ma le mie dichiarazioni sono state confermate in occasioni di diversi incontri, ai quali c'era anche il segretario», ha detto.
In merito alla possibilità che «il downgrade di sei Paesi della Zona Euro sia un attacco generalizzato», il ministro ha risposto di non potersi esprimere in questi termini. «Ma il downgrade dei Paesi li indebolisce. Un doppio downgrade impediva – ha concluso - al Fondo Salva Stati di finanziarsi sui mercati». Il ministro Pier Carlo Padoan ha chiuso la sua testimonianza rispondendo alle domande delle difese. In particolare, una ha riguardato il declassamento di un gradino della Francia «questa aveva un debito pubblico inferiore a quello dell'Italia». Padoan ha lasciato il palazzo di giustizia a mezzogiorno, inseguito da giornalisti e operatori televisivi, cui però non rilasciato alcuna dichiarazione. Il processo è stato aggiornato al 29 gennaio, quando saranno in aula come testimoni l'ex premier Mario Monti, l'ex responsabile di S&P per l'Italia, Maria Pierdicchi, e il giornalista del CorrSera, Marco Galluzzo.
Ancora più diretta la domanda del presidente del collegio Giulia Pavese: «Questo declassamento di due gradini era giustificabile tecnicamente?". Risposta del ministro: «La situazione economica della Zona Euro, che era molto seria giustificava il declassamento di molti Paesi Membri. Indeboliva il governo della zona euro perché impediva al Fondo Salva Stati di poter agire».
«Perché il doppio declassamento di S&P?», ha incalzato il pm Ruggiero. «E' una domanda che mi sono posto e a cui non ho saputo dare una risposta», ha proseguito Padoan. «La mia risposta nell'articolo è che il Paese andava nella direzione di un aggiustamento». Il ministro non ha potuto negare che Standard&Poor's «aveva evidentemente sfiducia se aveva fatto il declassamento dell'intera Zona Euro e in particolare dell'Italia». Il magistrato ha anche cercato di chiarire se l'Italia meritasse quel declassamento, che portò il Paese al livello dell'Irlanda. «L'Italia raggiunse il 'credit store' dell'Irlanda, era giusto in base a dati Ocse?», ha chiesto. Risposta del ministro: «Premesso che nel caso Ocse non c'è un singolo indicatore e non è possibile stabilire dal punto una corrispondenza tra i due rating, quello che l'Ocse produce è giudizio complessivo, sulla base di fattori variabili come la finanza pubblica e i bilanci, che sono racchiusi in un giudizio che si può tradurre in una raccomandazione economica».
Ma su questo si sono aperti nuovi dubbi dell'accusa, dal momento che un comunicato dell'ex ministro Giulio Tremonti che prendeva spunto dalla valutazione dell'Ocse per contestare declassamento S&P. «C'era una raccomandazione Ocse?», ha chiesto il pm. «Ci sono sempre», ha risposto Padoan. «Le raccomandazioni Ocse erano su finanza pubblica e accompagnamento alla crescita». E su questo punto l'attuale ministro delle Finanze ha precisato che «il governo Monti prese in conto queste raccomandazioni, il precedente (il riferimento era a quello Berlusconi, ndr) no».
Il ministro ha confermato in toto i contenuti dell'intervista rilasciata a Fubini nel 2012, per la quale non chiese un'autorizzazione preventiva al segretario generale Ocse. «Ma le mie dichiarazioni sono state confermate in occasioni di diversi incontri, ai quali c'era anche il segretario», ha detto.
In merito alla possibilità che «il downgrade di sei Paesi della Zona Euro sia un attacco generalizzato», il ministro ha risposto di non potersi esprimere in questi termini. «Ma il downgrade dei Paesi li indebolisce. Un doppio downgrade impediva – ha concluso - al Fondo Salva Stati di finanziarsi sui mercati». Il ministro Pier Carlo Padoan ha chiuso la sua testimonianza rispondendo alle domande delle difese. In particolare, una ha riguardato il declassamento di un gradino della Francia «questa aveva un debito pubblico inferiore a quello dell'Italia». Padoan ha lasciato il palazzo di giustizia a mezzogiorno, inseguito da giornalisti e operatori televisivi, cui però non rilasciato alcuna dichiarazione. Il processo è stato aggiornato al 29 gennaio, quando saranno in aula come testimoni l'ex premier Mario Monti, l'ex responsabile di S&P per l'Italia, Maria Pierdicchi, e il giornalista del CorrSera, Marco Galluzzo.



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