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Scuola e Lavoro

Scuola, la Cgil rilancia: «A Trani anche sei Istituti comprensivi»

Il sindacato auspica intese. Galiano e Lacalamita «serve però informazione e coinvolgimento»

Come si è detto in altro articolo, la Regione Puglia ha deciso di rimandare l'attivazione degli Istituti Comprensivi nella città di Trani all'anno scolastico 2013-14. Il problema dunque non è risolto ma solo rinviato. Il piano approvato il 25 gennaio dalla Regione mette in chiaro che la scelta adottata è quella. Il prossimo anno scolastico (2012-13) ad Andria partiranno sei nuovi Istituti (su otto previsti), a Barletta due (su nove), a Canosa i tre pianificati. A tutti i comuni della Bat è stato concesso più tempo, di fronte alle situazioni più complesse, per l'attuazione del piano. Il punto di partenza su Trani, in questo momento, è la delibera della giunta comunale di fine novembre che prevede i cinque Istituti.

Il 12 gennaio, in un'accesa riunione, i rappresentanti delle scuole, dei sindacati e dell'amministrazione hanno rielaborato i tempi di attuazione del piano (così come, ieri, sono stati approvati dalla regione) e un mantenimento della struttura adottata nella delibera. La Cgil e la Uil hanno, in quella sede, sottolineato che l'ipotesi dei 5 istituti è un'ipotesi minima: con la popolazione scolastica tranese (circa 6.500 alunni) sarebbero realizzabili anche 6 istituti (così come si profila a Bisceglie con una popolazione di 6.100 alunni. «Crediamo - spiegano dalla Cgil - che il parametro dei mille alunni rappresenti ancora una dimensione auspicabile di gestibilità, capace di permettere, inoltre, a tutti gli operatori, un rapporto personale con l'utenza (gli alunni e le famiglie in particolare). Siamo, allo stesso tempo e per le medesime ragioni, convinti che 1.300 alunni sia da considerare un parametro massimo eccezionale piuttosto che la regola».

Ora, alla luce della tempistica prevista dalla regione Puglia, la Cgil ribadisce la necessità di riaprire il confronto con tutti i soggetti interessati: scuole, lavoratori, famiglie, parti sociali, amministrazione. «Non è possibile realizzare - scrivono dal sindacato - neppure in 10 anni un piano di questa portata senza informare, senza confronto, senza il consenso consapevole della città. Non sono in gioco solo le tradizioni, la storia, la geografia scolastica della nostra città ma sono a rischio, in un momento drammatico come quello attuale, la qualità dell'offerta formativa, la continuità didattica e tanti posti di lavoro (non solo quelli dei dirigenti scolastici). Dobbiamo dirci se è davvero possibile, e come, gestire istituti da 1.400 a 1.800 alunni con un organico Ata sottodimensionato, se e come potrà essere garantita la continuità didattica e la sopravvivenza degli istituti più deboli (quelli periferici o quelli inventati), come sarà gestita la transizione, come verranno adeguati i plessi alle mutate esigenze dell'utenza, se e come verranno garantiti i posti di lavoro attuali. Questi sono solo alcuni dei nodi problematici che il ridimensionamento pone al sistema scuola (locale e nazionale), questioni che prevedono campi di risoluzione differenti e che suscitano timori tra le famiglie e tra i lavoratori».

Marco Galiano e Mimmo Lacalamita chiudono la nota con un auspicio: «Ci aspettiamo da tutti, dalle istituzioni alle parti sociali, dalle famiglie alle scuole, il contributo alla risoluzione di questa annosa controversia, uno sguardo ampio legato ai bisogni, complessi, dell'intera città e di tutti i soggetti. La decisione della regione Puglia non risolve il problema, lo rimanda. Il sindacato, la Cgil, è disponibile, lo è sempre stata, a dare il proprio contributo: siamo stati, finora, gli unici ad aprire a tutta la cittadinanza la discussione su questo tema e siamo pronti a farlo ancora. Appare immediatamente necessario un intervento informativo: le voci e le speculazioni stanno prendendo, tristemente, il sopravvento a discapito di qualsiasi elaborazione politica, organizzativa, pedagogica e didattica».
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