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Attualità
Trani si stringe per l'ultimo saluto a Saverio: "Siamo figli di un cielo che non muore"
Una chiesa di San Magno gremita, incapace di contenere la folla commossa che oggi ha voluto stringersi attorno alla famiglia Lomolino per l'ultimo saluto a Saverio.
Trani - martedì 28 ottobre 2025
19.36
Quella celebrata oggi a Trani non è stata una semplice funzione funebre, ma una testimonianza collettiva di affetto e fede, un abbraccio corale a un giovane che ha lasciato un segno indelebile. La cerimonia, toccante e partecipata, è stata officiata da don Dino Cimadono e don Enzo De Ceglie. Non una scelta casuale: sono stati loro i due sacerdoti che, sin dall'inizio della malattia, sono stati un punto di riferimento spirituale e umano per Saverio e per i suoi cari. Sono stati loro, come in molti sapevano, ad adoperarsi per presentare a Papa Francesco l'istanza che portò alla telefonata del Santo Padre al giovane. E proprio durante la funzione, don Dino ha voluto condividere un dettaglio fino ad oggi rimasto riservato: «Papa Francesco ha chiamato più volte in riservatezza per chiedere come andava la vita di Saverio. Ha pregato per lui e desiderava incontrarlo, accoglierlo in Vaticano... quell'incontro è avvenuto in Cielo. C'è un abbraccio che nessuna malattia e nessun amore possono sciogliere».
L'omelia di Don Dino: "17 anni di luce"
Visibilmente commosso, interrompendosi a più riprese per l'emozione, don Dino Cimadono ha tracciato un profilo intenso di Saverio, della sua famiglia e del cammino della Fede di fronte al dolore. Ha parlato ai tanti giovani presenti, sottolineando la difficoltà del suo ruolo in quel momento.
«Non sono qui per dare risposte alle domande, perché le risposte sono nella Parola di Dio», ha premesso subito con umiltà. L'omelia ha toccato le corde emotive dei presenti, descrivendo il senso di smarrimento di fronte a una tragedia così grande: «Oggi questa nostra chiesa è avvolta da un senso diverso dal solito... che pesa sul cuore come un nodo che non si scioglie... davanti a una vita giovane, bella, luminosa che agli occhi del mondo sembra essersi interrotta». Don Dino ha ricordato Saverio come un ragazzo di «17 anni di luce, 17 anni di domande, di scontri, di battaglia, di vita». Ha sottolineato la sua profonda curiosità, il suo bisogno di comprendere il mondo e il mistero della fede. «Non smetteva mai di chiedere», ha raccontato il sacerdote, «la sua era la ricerca della verità, il senso delle cose... Dietro ogni 'posso fare una domanda' c'era un mistero di verità, un desiderio, e un cuore che voleva capire il mistero».
Un pensiero è andato inevitabilmente ai coetanei di Saverio, un messaggio quasi lasciato in eredità dal giovane stesso attraverso le parole del sacerdote: «Non sprecartela la vita... vivete, ma vivete davvero. Amate la scuola, gli amici, la famiglia, le piccole cose. Siate curiosi del mondo, cercate la verità». Infine, il richiamo alla canzone che sarebbe poi risuonata all'esterno: «C'era una frase che si raccontava: 'siamo figli delle stelle'. Ma oggi in questa chiesa quelle parole ci dicono che siamo figli di un cielo che non muore, siamo figli di Dio».
L'abbraccio dei giovani e il volo dei palloncini
Al termine del rito funebre, l'emozione si è spostata sul sagrato della chiesa. Lì, Saverio è stato accolto dall'abbraccio più difficile, quello rotto dalle lacrime sincere dei suoi giovani amici, dei compagni di scuola, di chi ha condiviso con lui sogni e paure. Mentre il feretro bianco lasciava la piazza, nell'aria si sono diffuse le note della sua canzone preferita, "Figli delle Stelle". Contemporaneamente, decine di palloncini colorati sono stati liberati verso il cielo: non un segno di addio, ma un simbolo di speranza e di rinascita, l'immagine di una vita che, seppur breve, ha saputo farsi luce per tanti.
L'omelia di Don Dino: "17 anni di luce"
Visibilmente commosso, interrompendosi a più riprese per l'emozione, don Dino Cimadono ha tracciato un profilo intenso di Saverio, della sua famiglia e del cammino della Fede di fronte al dolore. Ha parlato ai tanti giovani presenti, sottolineando la difficoltà del suo ruolo in quel momento.
«Non sono qui per dare risposte alle domande, perché le risposte sono nella Parola di Dio», ha premesso subito con umiltà. L'omelia ha toccato le corde emotive dei presenti, descrivendo il senso di smarrimento di fronte a una tragedia così grande: «Oggi questa nostra chiesa è avvolta da un senso diverso dal solito... che pesa sul cuore come un nodo che non si scioglie... davanti a una vita giovane, bella, luminosa che agli occhi del mondo sembra essersi interrotta». Don Dino ha ricordato Saverio come un ragazzo di «17 anni di luce, 17 anni di domande, di scontri, di battaglia, di vita». Ha sottolineato la sua profonda curiosità, il suo bisogno di comprendere il mondo e il mistero della fede. «Non smetteva mai di chiedere», ha raccontato il sacerdote, «la sua era la ricerca della verità, il senso delle cose... Dietro ogni 'posso fare una domanda' c'era un mistero di verità, un desiderio, e un cuore che voleva capire il mistero».
Un pensiero è andato inevitabilmente ai coetanei di Saverio, un messaggio quasi lasciato in eredità dal giovane stesso attraverso le parole del sacerdote: «Non sprecartela la vita... vivete, ma vivete davvero. Amate la scuola, gli amici, la famiglia, le piccole cose. Siate curiosi del mondo, cercate la verità». Infine, il richiamo alla canzone che sarebbe poi risuonata all'esterno: «C'era una frase che si raccontava: 'siamo figli delle stelle'. Ma oggi in questa chiesa quelle parole ci dicono che siamo figli di un cielo che non muore, siamo figli di Dio».
L'abbraccio dei giovani e il volo dei palloncini
Al termine del rito funebre, l'emozione si è spostata sul sagrato della chiesa. Lì, Saverio è stato accolto dall'abbraccio più difficile, quello rotto dalle lacrime sincere dei suoi giovani amici, dei compagni di scuola, di chi ha condiviso con lui sogni e paure. Mentre il feretro bianco lasciava la piazza, nell'aria si sono diffuse le note della sua canzone preferita, "Figli delle Stelle". Contemporaneamente, decine di palloncini colorati sono stati liberati verso il cielo: non un segno di addio, ma un simbolo di speranza e di rinascita, l'immagine di una vita che, seppur breve, ha saputo farsi luce per tanti.

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