
Enti locali
Addio trasporti, avanti con energia e gas
E' questo il futuro di Amet Trani. De Toma: «Stop ad asset improduttivi. In 3 anni porterò utili»
Trani - giovedì 30 giugno 2011
Stop alle partecipazioni improduttive per l'Amet. È chiaro Ninni de Toma. Il presidente ed amministratore delegato indica l'unica via di sopravvivenza per l'azienda che ha approvato un bilancio ancora pesantemente in perdita (oltre 1 milione e 100 mila euro di rosso). Ragion per cui le prossime strategie saranno calibrate su due fronti: la dismissione di partecipazioni improduttive da un lato, l'accelerazione per la vendita e produzione di energia e la vendita di gas (attraverso Puglia Energy) dall'altro.
De Toma commenta l'attuale condizione di Amet, caricata di debiti rinvenienti da precedenti politiche sbagliate (l'acquisto delle reti Enel ed il progetto Pugliatech costano all'anno 250 mila euro di ammortamenti senza portare alcun beneficio). Non solo: fra le cifre in rosso in bilancio c'è quella dei trasporti pubblici locali (114 mila euro per la manutenzione) e quella della gestione della darsena (40 mila euro). Per invertire la tendenza, De Toma, al timone dell'azienda da luglio, è subito intervenuto per tamponare le emorragie: è stata revocata la gara per i parcometri, è stata messa la parola fine alla querelle dell'acquisto di una nuova sede ed alla vendita ad Elgasud del ramo di vendita di energia elettrica di Amet. «E' tempo di scelte forti e bisogna cambiare la prospettiva».
De Toma è convinto di poter portare l'Amet in utile nell'arco di tre anni. Come? Risparmiando 350 mila euro tra postalizzazione delle bollette e manutenzione automezzi, ma soprattutto facendo cassa dalla dismissione di partecipazioni improduttive. Il che significa vendere l'immobile di via Montegrappa e cedere alla provincia di Bari le quote che l'azienda ha in Stp. A tal proposito, De Toma, risponde a distanza alle parole di Mario Troysi: «Noi non abbiamo nominato nessun advisor. La provincia di Bari ci ha ufficiosamente fatto pervenire una proposta attraverso un suo legale. La valuteremo anche se preannuncio che sotto certe cifre (3 milioni di euro) non scenderemo. L'eventuale piano di dismissione sarà poi sottoposto al vaglio del Consiglio comunale. Alla politica dico: è inutile fare battaglie campanilistiche. L'azienda ha bisogno di liquidità».
Far cassa significa anche investire. Da martedì l'Amet è iscritta al mercato libero dell'energia e potrà venderla su Trani. Col tempo potrà anche produrla attraverso l'ambizioso progetto del fotovoltaico che prevede l'installazione di pannelli sugli immobili comunali e sul sito dell'azienda in contrada Monachelle. Si punta anche alla manutenzione di grossi impianti di energia. E, sempre in argomento, la partita con Elgasud si potrebbe ribaltare: De Toma ha ricevuto mandato dal Consiglio d'amministrazione per verificare se vi siano le condizioni per acquistare azioni di Elgasud tenuto conto che uno dei soci (Acea) avrebbe manifestato l'intenzione di voler vendere le proprie quote. Addio trasporti, avanti tutta con energia e gas. Il futuro di Amet è questo.
De Toma commenta l'attuale condizione di Amet, caricata di debiti rinvenienti da precedenti politiche sbagliate (l'acquisto delle reti Enel ed il progetto Pugliatech costano all'anno 250 mila euro di ammortamenti senza portare alcun beneficio). Non solo: fra le cifre in rosso in bilancio c'è quella dei trasporti pubblici locali (114 mila euro per la manutenzione) e quella della gestione della darsena (40 mila euro). Per invertire la tendenza, De Toma, al timone dell'azienda da luglio, è subito intervenuto per tamponare le emorragie: è stata revocata la gara per i parcometri, è stata messa la parola fine alla querelle dell'acquisto di una nuova sede ed alla vendita ad Elgasud del ramo di vendita di energia elettrica di Amet. «E' tempo di scelte forti e bisogna cambiare la prospettiva».
De Toma è convinto di poter portare l'Amet in utile nell'arco di tre anni. Come? Risparmiando 350 mila euro tra postalizzazione delle bollette e manutenzione automezzi, ma soprattutto facendo cassa dalla dismissione di partecipazioni improduttive. Il che significa vendere l'immobile di via Montegrappa e cedere alla provincia di Bari le quote che l'azienda ha in Stp. A tal proposito, De Toma, risponde a distanza alle parole di Mario Troysi: «Noi non abbiamo nominato nessun advisor. La provincia di Bari ci ha ufficiosamente fatto pervenire una proposta attraverso un suo legale. La valuteremo anche se preannuncio che sotto certe cifre (3 milioni di euro) non scenderemo. L'eventuale piano di dismissione sarà poi sottoposto al vaglio del Consiglio comunale. Alla politica dico: è inutile fare battaglie campanilistiche. L'azienda ha bisogno di liquidità».
Far cassa significa anche investire. Da martedì l'Amet è iscritta al mercato libero dell'energia e potrà venderla su Trani. Col tempo potrà anche produrla attraverso l'ambizioso progetto del fotovoltaico che prevede l'installazione di pannelli sugli immobili comunali e sul sito dell'azienda in contrada Monachelle. Si punta anche alla manutenzione di grossi impianti di energia. E, sempre in argomento, la partita con Elgasud si potrebbe ribaltare: De Toma ha ricevuto mandato dal Consiglio d'amministrazione per verificare se vi siano le condizioni per acquistare azioni di Elgasud tenuto conto che uno dei soci (Acea) avrebbe manifestato l'intenzione di voler vendere le proprie quote. Addio trasporti, avanti tutta con energia e gas. Il futuro di Amet è questo.
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