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Territorio
Caso discarica, ultimo atto?
Il rischio esplosione è solo il culmine di anni di gestione molto discussi
Trani - venerdì 16 gennaio 2015
7.13
Il sequestro della discarica di Trani, avvenuto ieri in contemporanea con l'iscrizione nel registro degli indagati di rappresentanti istituzionali, dipendenti pubblici e dirigenti regionali (tra cui Riserbato, De Simone, Chiarello, Ruggiero, Sotero e Affatato) è solo l'ultimo atto di un intensificarsi dell'attività giudiziaria iniziata lo scorso settembre quando la discarica venne chiusa per decisione del settore grandi rischi della Regione Puglia.
L'operazione, condotta dal Noe dei Carabinieri di Bari congiuntamente alla Compagnia di Trani, porta con sé accuse pesanti (disastro ambientale aggravato, omissione d'atti d'ufficio, gestione continuata di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione e di inosservanza alle prescrizioni, emissioni in atmosfera non autorizzate) e non facilita la già compromessa situazione amministrativa locale.
Alla diffusione della notizia, infatti, forte è stato lo sgomento dei cittadini, spettatori impotenti di un tira e molla nell'attribuzione delle colpe che aveva portato il primo cittadino, ormai dimissionario, Riserbato a parlare di «colossale strumentalizzazione da parte di forze politiche opposte». A quanto pare, invece, nulla di inventato e costruito: Trani è sull'orlo del tracollo ambientale e non pochi anni serviranno a recuperare i danni fatti dal percolato andato perso nel terreno.
Il grave immobilismo amministrativo tranese, su cui l'opposizione si batte da diversi anni, si evince, in particolar modo, dalla mancanza dell'impianto di captazione e trattamento del biogas generato dai rifiuti abbancati in discarica. A quasi sette anni dalla delibera comunale che dava il via libera per la realizzazione dell'impianto, con un bando di gara assegnato dopo svariate difficoltà, nulla o poco è stato fatto. Provare a spiegare per quale motivo si è giocato con la salute dei cittadini tranesi, attuali e futuri, sarà un'altra grossa gatta da pelare per l'attuale classe politica.
L'operazione, condotta dal Noe dei Carabinieri di Bari congiuntamente alla Compagnia di Trani, porta con sé accuse pesanti (disastro ambientale aggravato, omissione d'atti d'ufficio, gestione continuata di rifiuti in mancanza della prescritta autorizzazione e di inosservanza alle prescrizioni, emissioni in atmosfera non autorizzate) e non facilita la già compromessa situazione amministrativa locale.
Alla diffusione della notizia, infatti, forte è stato lo sgomento dei cittadini, spettatori impotenti di un tira e molla nell'attribuzione delle colpe che aveva portato il primo cittadino, ormai dimissionario, Riserbato a parlare di «colossale strumentalizzazione da parte di forze politiche opposte». A quanto pare, invece, nulla di inventato e costruito: Trani è sull'orlo del tracollo ambientale e non pochi anni serviranno a recuperare i danni fatti dal percolato andato perso nel terreno.
Il grave immobilismo amministrativo tranese, su cui l'opposizione si batte da diversi anni, si evince, in particolar modo, dalla mancanza dell'impianto di captazione e trattamento del biogas generato dai rifiuti abbancati in discarica. A quasi sette anni dalla delibera comunale che dava il via libera per la realizzazione dell'impianto, con un bando di gara assegnato dopo svariate difficoltà, nulla o poco è stato fatto. Provare a spiegare per quale motivo si è giocato con la salute dei cittadini tranesi, attuali e futuri, sarà un'altra grossa gatta da pelare per l'attuale classe politica.
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