Politica
Cementeria a Trani, opposizione perplessa
Note di Maiullari (Idv) e Ferrante (Pd)
Trani - martedì 11 maggio 2010
La firma del protocollo d'intesa fra l'amministrazione comunale e le società che fanno capo alla famiglia Matarrese per la realizzazione di un cementeria a Trani, è stata accolta con perplessità e scetticismo dall'opposizione. Bartolo Maiullari (Italia dei Valori) e Fabrizio Ferrante (capogruppo del Pd) hanno inviato alcune riflessioni sull'argomento. Ecco le note:
«Apprendiamo dagli organi di stampa che il Comune di Trani, rappresentato dal sindaco, ha firmato un protocollo d'intesa con due società di bitume e calcestruzzi, rappresentate dall'amministratore unico, Vincenzo Matarrese. Quest'ultimo chiede a nome delle rappresentate, proprietarie di alcuni suoli in agro di Trani, classificati come zona agricola, la trasformazione tramite variante al Pug, in zona produttiva di nuovo insediamento, per la realizzazione di un complesso produttivo destinato per la produzione di clinker (cemento). Il protocollo parla anche di personale da impiegare (circa 70 unità). Non avendo avuto l'onore di ricevere copia del protocollo da parte dell'amministrazione, abbiamo però comunque l'onere di valutarne la fattibilità negli interessi dei cittadini tranesi.
Certo è, che le aziende interessate, chiedono una variante al piano regolatore senza dare alcuna garanzia sull'effettiva realizzazione dell'impianto e in quanto tempo dovrà essere realizzato; il protocollo d'intesa non prevede, a quanto ci è dato di sapere, la quantificazione di mq che saranno ceduti al Comune di Trani; non vi è alcuna garanzia che non vi siano ripercussioni dal punto di vista ambientale; per quanto riguarda l'aspetto occupazionale, l'accordo parla di figure provenienti preferibilmente dal territorio del Comune di Trani e non esclusivamente. Non vorremmo assolutamente che la nostra città venga ancora una volta beffata, regalando una variante al Pug, compromettendo la qualità della vita dei cittadini e illudendo i disoccupati tranesi».
Bartolo Maiullari
Consigliere comunale Italia dei Valori
«Apprendere dagli organi di stampa della firma del protocollo d'intesa tra il comune di Trani e la Beton & Cave della famiglia Matarrese ha colto un po' tutti di sorpresa. Il progetto è stato presentato come un traguardo senza precedenti raggiunto dall'amministrazione Tarantini, frutto del lavoro di quest'ultima teso a fare in modo che l'impianto fosse realizzato nell'agro tranese e non in Albania. Nessuno era al corrente delle trattative e si dovrà attendere la convocazione del prossimo Consiglio comunale per capire bene i dettagli delle stesse. Tuttavia dal protocollo firmato nella mattinata di ieri e pubblicato dalle testate giornalistiche emergono alcuni nodi oscuri che andrebbero chiariti per maggiore chiarezza.
In primo luogo la decisione di apportare delle varianti al Piano urbanistico generale da zona agricola a zona produttiva, che andrebbe ad aggiungere altra zona . La produzione di cemento non è ad impatto zero e, anche se l'impianto non avrà produzioni troppo elevate, ad oggi non si hanno elementi tali da poter dichiarare scongiurata la possibilità di pesanti ripercussioni ambientali. Siamo di fronte ad una zona già ad alto rischio ambientale, un rischio determinato dalla presenza di una discarica, quella dell'Amiu, in cui nemmeno la recente inaugurazione della ricicleria può lasciar prevedere il giorno in cui non si dovrà più gettare il rifiuto tal quale nelle cave. Prendiamo atto che il sindaco dopo avere per anni criticato la cementeria di Barletta ora gongola per quella di Trani, un'inversione di rotta che lascia interdetti.
In secondo luogo l'accordo tra galantuomini, quello che prevede che tutte le unità lavorative siano provenienti dal territorio comunale di Trani, è ovviamente del tutto formale e rischia di rimanere tale. Secondo la legge dello stato italiano non è possibile trovare accordi di tal tipo e, a causa della crisi economica, nemmeno gli operai delle aziende del noto imprenditore barese sono immuni da eventuale cassintegrazione. Il timore è che questo punto del protocollo, tanto propagandato dall'Amministrazione, rischi di rimanere appunto solo propaganda, paventando per Trani l'ennesimo impianto industriale ad altro rischio che, invece di ricadute occupazionali, ne comporterà alte, di ben altra fattura e molto meno auspicabili».
Fabrizio Ferrante
Capogruppo consiliare del Pd
«Apprendiamo dagli organi di stampa che il Comune di Trani, rappresentato dal sindaco, ha firmato un protocollo d'intesa con due società di bitume e calcestruzzi, rappresentate dall'amministratore unico, Vincenzo Matarrese. Quest'ultimo chiede a nome delle rappresentate, proprietarie di alcuni suoli in agro di Trani, classificati come zona agricola, la trasformazione tramite variante al Pug, in zona produttiva di nuovo insediamento, per la realizzazione di un complesso produttivo destinato per la produzione di clinker (cemento). Il protocollo parla anche di personale da impiegare (circa 70 unità). Non avendo avuto l'onore di ricevere copia del protocollo da parte dell'amministrazione, abbiamo però comunque l'onere di valutarne la fattibilità negli interessi dei cittadini tranesi.
Certo è, che le aziende interessate, chiedono una variante al piano regolatore senza dare alcuna garanzia sull'effettiva realizzazione dell'impianto e in quanto tempo dovrà essere realizzato; il protocollo d'intesa non prevede, a quanto ci è dato di sapere, la quantificazione di mq che saranno ceduti al Comune di Trani; non vi è alcuna garanzia che non vi siano ripercussioni dal punto di vista ambientale; per quanto riguarda l'aspetto occupazionale, l'accordo parla di figure provenienti preferibilmente dal territorio del Comune di Trani e non esclusivamente. Non vorremmo assolutamente che la nostra città venga ancora una volta beffata, regalando una variante al Pug, compromettendo la qualità della vita dei cittadini e illudendo i disoccupati tranesi».
Bartolo Maiullari
Consigliere comunale Italia dei Valori
«Apprendere dagli organi di stampa della firma del protocollo d'intesa tra il comune di Trani e la Beton & Cave della famiglia Matarrese ha colto un po' tutti di sorpresa. Il progetto è stato presentato come un traguardo senza precedenti raggiunto dall'amministrazione Tarantini, frutto del lavoro di quest'ultima teso a fare in modo che l'impianto fosse realizzato nell'agro tranese e non in Albania. Nessuno era al corrente delle trattative e si dovrà attendere la convocazione del prossimo Consiglio comunale per capire bene i dettagli delle stesse. Tuttavia dal protocollo firmato nella mattinata di ieri e pubblicato dalle testate giornalistiche emergono alcuni nodi oscuri che andrebbero chiariti per maggiore chiarezza.
In primo luogo la decisione di apportare delle varianti al Piano urbanistico generale da zona agricola a zona produttiva, che andrebbe ad aggiungere altra zona . La produzione di cemento non è ad impatto zero e, anche se l'impianto non avrà produzioni troppo elevate, ad oggi non si hanno elementi tali da poter dichiarare scongiurata la possibilità di pesanti ripercussioni ambientali. Siamo di fronte ad una zona già ad alto rischio ambientale, un rischio determinato dalla presenza di una discarica, quella dell'Amiu, in cui nemmeno la recente inaugurazione della ricicleria può lasciar prevedere il giorno in cui non si dovrà più gettare il rifiuto tal quale nelle cave. Prendiamo atto che il sindaco dopo avere per anni criticato la cementeria di Barletta ora gongola per quella di Trani, un'inversione di rotta che lascia interdetti.
In secondo luogo l'accordo tra galantuomini, quello che prevede che tutte le unità lavorative siano provenienti dal territorio comunale di Trani, è ovviamente del tutto formale e rischia di rimanere tale. Secondo la legge dello stato italiano non è possibile trovare accordi di tal tipo e, a causa della crisi economica, nemmeno gli operai delle aziende del noto imprenditore barese sono immuni da eventuale cassintegrazione. Il timore è che questo punto del protocollo, tanto propagandato dall'Amministrazione, rischi di rimanere appunto solo propaganda, paventando per Trani l'ennesimo impianto industriale ad altro rischio che, invece di ricadute occupazionali, ne comporterà alte, di ben altra fattura e molto meno auspicabili».
Fabrizio Ferrante
Capogruppo consiliare del Pd
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