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Centraline anti smog, Trani e Foggia pecore nere
In Puglia sono gli unici capoluoghi a non utilizzarle. L'allarme di Legambiente: in Europa peggio dell'Italia solo la Bulgaria
Trani - venerdì 28 gennaio 2011
I dati sull'inquinamento presentati da Legambiente nel dossier Mal'aria 2011 evidenziano la cronicità dell'emergenza smog italiana. In Europa per respirare aria peggiore della nostra c'è solo un altro Stato dove poter andare, la Bulgaria. Preoccupa la situazione pugliese: «Nella nostra Regione – dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia– non migliora anche se nessun capoluogo di provincia supera i limiti di legge. Trani e Foggia sono gli unici capoluoghi ancora privi di centraline».
A Trani, la questione dell'impiego delle centraline antismog è stata, in passato, oggetto di diverse denunce da parte soprattutto dei Verdi. Acquistate nel 2002, c'è stato un ripetuto rimbalzo di competenze delle apparecchiature tra l'Amiu e l'Università di Bari. In base al contratto che fu stipulato, l'Amiu si sarebbe impegnata a gestire le centraline di rilevamento e fornire dati in tempo reale per la prevenzione di situazioni di pericolo sulla salubrità dell'aria in città. In realtà nel corso degli ultimi in sei anni (fino al 2008) l'Amiu ha affidato per due volte le apparecchiature al dipartimento di chimica dell'Università di Bari, creando una discontinuità che, per stessa ammissione dell'Università, non ha permesso una corretta attività di monitoraggio. Il servizio fu poi sospeso a maggio del 2008.
Tornando all'analisi di Legambiente, Tarantini sottolinea che «servono interventi più ampi e strutturali per migliorare la qualità dell'aria nelle città: rilanciare il trasporto pubblico, aumentare le zone a traffico limitato, ampliare il numero e l'estensione delle isole pedonali, promuovere forme di mobilità alternativa come il car sharing o car pooling, ma anche la cosiddetta mobilità dolce, ovvero quella ciclabile e soprattutto quella pedonale».
A Trani, la questione dell'impiego delle centraline antismog è stata, in passato, oggetto di diverse denunce da parte soprattutto dei Verdi. Acquistate nel 2002, c'è stato un ripetuto rimbalzo di competenze delle apparecchiature tra l'Amiu e l'Università di Bari. In base al contratto che fu stipulato, l'Amiu si sarebbe impegnata a gestire le centraline di rilevamento e fornire dati in tempo reale per la prevenzione di situazioni di pericolo sulla salubrità dell'aria in città. In realtà nel corso degli ultimi in sei anni (fino al 2008) l'Amiu ha affidato per due volte le apparecchiature al dipartimento di chimica dell'Università di Bari, creando una discontinuità che, per stessa ammissione dell'Università, non ha permesso una corretta attività di monitoraggio. Il servizio fu poi sospeso a maggio del 2008.
Tornando all'analisi di Legambiente, Tarantini sottolinea che «servono interventi più ampi e strutturali per migliorare la qualità dell'aria nelle città: rilanciare il trasporto pubblico, aumentare le zone a traffico limitato, ampliare il numero e l'estensione delle isole pedonali, promuovere forme di mobilità alternativa come il car sharing o car pooling, ma anche la cosiddetta mobilità dolce, ovvero quella ciclabile e soprattutto quella pedonale».
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