Vita di città
Cittadinanza onoraria agli Istituti penitenziari di Trani
Riconosciuto il ruolo svolto dalle strutture sul territorio. Il carcere maschile ha ospitato brigatisti di primo piano negli anni '80
Trani - venerdì 19 aprile 2013
12.44
La sala Federico II del castello svevo di Trani ha ospitato la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria agli Istituti penitenziari della città. La scelta del castello non è casuale poiché il maniero federiciano è stato il primo carcere della città. Per volontà del re di Spagna Filippo II d'Asburgo, dal 1586 al 1677, ebbe sede nel castello la sacra regia udienza della Provincia della Terra di Bari. Nel 1799 vi furono rinchiusi e trucidati i nobili idealisti tranesi, i cui corpi vennero gettati in mare. Nel XIX secolo il castello fu adibito a carcere centrale provinciale, destinazione cessata nel 1974 quando fu deciso di trasferire i detenuti nella struttura di via Andria e le detenute nell'immobile di piazza Plebiscito.
Alla cerimonia ha partecipato anche Giovanni Tamburino, nominato un anno fa dal Consiglio dei ministri a capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap). Il responsabile nazionale delle strutture carcerarie si è detto estremamente felice per il gesto dell'amministrazione comunale. L'atto deliberativo della cittadinanza onorario fu approvato, con voto unanime, dal Consiglio comunale del 29 ottobre scorso. A distanza di quasi 6 mesi, la consegna ufficiale della targa, con un protocollo istituzionle simile a quello utilizzato per il conferimento della cittadinanza onoraria al Nono reggimento fanteria Bari.
I detenuti presenti nel carcere di Trani sono circa 330 anche se al massimo ne potrebbe tollerare 205. La sezione femminile distaccata, realizzata in un ex convento e con ancora la presenza di suore, ospita 32 detenute su una capienza regolamentare di 40. In passato il carcere di Trani ha ospitato personalità di spicco del mondo del terrorismo e della criminalità nazionale: brigatisti di primo piano come Giovanni Senzani, il boss Renato Vallanzasca, solo per fare alcuni nomi. L'ala di massima sicurezza è stata chiusa nel 2002. Strutture di reclusione, gli Istituti tranesi da diversi anni sono impegnati in attività di recupero e di inclusione sociale dei detenuti. Il catering si produce in loco, c'è una cooperativa sociale che produce taralli assumendo e retribuendo 6 detenuti, nel 2010 invece è stata presentata l'iniziativa dell'Officina creativa: produzione di accessori moda utilizzando materiale di scarto sotto il brand Made in carcere che occupa dal punto di vista lavorativo 3 ospiti della sezione femminile.
In servizio sul territorio ci sono 235 agenti di polizia penitenziaria, all'appello mancherebbero una cinquantina di unità almeno per rispettare completamente quanto previsto dalla pianta organica in base ai regolamenti vigenti. A sostegno delle attività, vi è un adeguato numero di operatori dell'area educativa, di assistenti sociali e psicologi.
Alla cerimonia ha partecipato anche Giovanni Tamburino, nominato un anno fa dal Consiglio dei ministri a capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap). Il responsabile nazionale delle strutture carcerarie si è detto estremamente felice per il gesto dell'amministrazione comunale. L'atto deliberativo della cittadinanza onorario fu approvato, con voto unanime, dal Consiglio comunale del 29 ottobre scorso. A distanza di quasi 6 mesi, la consegna ufficiale della targa, con un protocollo istituzionle simile a quello utilizzato per il conferimento della cittadinanza onoraria al Nono reggimento fanteria Bari.
I detenuti presenti nel carcere di Trani sono circa 330 anche se al massimo ne potrebbe tollerare 205. La sezione femminile distaccata, realizzata in un ex convento e con ancora la presenza di suore, ospita 32 detenute su una capienza regolamentare di 40. In passato il carcere di Trani ha ospitato personalità di spicco del mondo del terrorismo e della criminalità nazionale: brigatisti di primo piano come Giovanni Senzani, il boss Renato Vallanzasca, solo per fare alcuni nomi. L'ala di massima sicurezza è stata chiusa nel 2002. Strutture di reclusione, gli Istituti tranesi da diversi anni sono impegnati in attività di recupero e di inclusione sociale dei detenuti. Il catering si produce in loco, c'è una cooperativa sociale che produce taralli assumendo e retribuendo 6 detenuti, nel 2010 invece è stata presentata l'iniziativa dell'Officina creativa: produzione di accessori moda utilizzando materiale di scarto sotto il brand Made in carcere che occupa dal punto di vista lavorativo 3 ospiti della sezione femminile.
In servizio sul territorio ci sono 235 agenti di polizia penitenziaria, all'appello mancherebbero una cinquantina di unità almeno per rispettare completamente quanto previsto dalla pianta organica in base ai regolamenti vigenti. A sostegno delle attività, vi è un adeguato numero di operatori dell'area educativa, di assistenti sociali e psicologi.