
Eventi e cultura
Gran finale per “Venerdì a Teatro”: a Trani applausi e sold out per “Miseria e Nobiltà”
La VII edizione della rassegna nazionale si chiude con un successo fragoroso
Trani - sabato 6 dicembre 2025
11.27
La VII edizione della rassegna nazionale Venerdì a Teatro si chiude con un successo fragoroso. L'Auditorium San Magno ha fatto registrare il tutto esaurito per Miseria e Nobiltà, capolavoro di Eduardo Scarpetta messo in scena dalla Compagnia dei Teatranti con la regia di Lella Mastrapasqua, protagonista sul palco insieme a Enzo Matichecchia e a un cast affiatatissimo.
Una chiusura all'altezza della stagione. Il pubblico ha premiato con applausi scroscianti una messa in scena vivace, rispettosa della tradizione ma capace di restituire freschezza a un testo simbolo del teatro comico italiano. Gli organizzatori della rassegna hanno espresso grande soddisfazione: "E' stata l'edizione che abbiamo sentito più partecipata delle altre, il nostro impegno - ha dichiarato il duo di direzione artistica Mastrapasqua e Matichecchia - è stato premiato. La collaborazione tra la Compagnia dei Teatranti e il Comune di Trani, con il patrocinio dell'Unione Italiana Libero Teatro, si conferma un modello virtuoso e diremmo necessario per allestire una rassegna di respiro nazionale".
Il classico di Scarpetta è tornato a parlare al pubblico. Il successo dello spettacolo dimostra che Miseria e Nobiltà rimane un meccanismo comico perfetto: equivoci, travestimenti, fame atavica e genialità popolare si intrecciano in una trama che sembra scritta ieri. Lella Mastrapasqua ha raccontato la sfida di dirigere un testo così iconico: "La commedia ha dei ritmi comici impegnativi e coordinare sedici attori in scena, dove ognuno interpreta un ruolo, anche se piccolo, non è stato facile, ma ci siamo impegnati a fondo per un risultato che il pubblico ha apprezzato perchè, credo che il messaggio della commedia, benchè scritta dal grande Scarpetta nel 1887, andò in scena l'anno dopo, nonostante gli anni passati conserva la cruda verità di una società dove la miseria e nobiltà sono due differenti modi di vivere, due differenti situazioni estreme anche della società di oggi. La mia regia ha voluto tendere a valorizzare i piccoli dettagli, toni di voce e sguardi, senza stravolgere il testo originale al quale ho voluto rimanere fedele, ma integrandolo con spunti comici 'rubati' dalla trasposizione cinematografica, interpretata dal grande Totò, del 1954".
Un pubblico affamato di teatro. "La rassegna ha collezionato numerosi sold out, segno evidente che Trani ha fame di cultura e di luoghi di aggregazione e di questo se ne sente la mancanza - ha detto Enzo Matichecchia anch'egli in scena - ed è lo stesso pubblico che lo reclama, che vorrebbe godersi lo spettacolo in maniera adeguata. Riceviamo tanti complimenti e questo ci fa piacere, siamo sostenuti da sponsor storici e questo ci dà la possibilità di continuare il cammino, ma non è affatto semplice portare avanti un progetto artistico senza che ci possa essere una visione prospettica globale del teatro qui a Trani, dove non capisco il perchè non si possa concretamente immaginare un sorta di Teatro Stabile che garantirebbe una continuità di spettacoli di qualità di respiro territoriale. Suggerisco ai candidati alle prossime elezioni amministrative di primavera 2026 - conclude con ironia Matichecchia - di inserire un progetto di questo genere nel proprio programma elettorale... chissà". Resta quindi il nodo doloroso della mancanza, a Trani, di spazi teatrali adeguati in attesa che quelli dell'Impero o del Supercinema passino dalla carta ad una progettualità condivisa che coinvolga prima di tutto i tranesi competenti in materia teatrale visto che di teatro stiamo scrivendo.
Ritornando alla rappresentazione di Miseria e Nobiltà ci piace citare gli attori che si sono misurati con personaggi che appartengono alla memoria collettiva partendo da coloro attorno ai quali si muove l'intreccio e che generano la comicità principale e determinano lo sviluppo della storia: Felice Scosciammocca - Andrea d'Amore, una interpretazione che ha strizzato l'occhio al grande Totò, in certi fraseggi e mimica ci è andato vicinissimo, si vede che ha studiato. Pasquale il fotografo - Michele Schiavone, co-protagonista e spalla comica di Felice, ha rappresentato bene la miseria più estrema in modo comico. Luisella la moglie di Felice - Lella Mastrapasqua, le sue interpretazioni ci confermano come si trovi sempre a suo agio in commedie di stampo partenopeo, le sue lamentele e il suo rapporto con Felice hanno offerto momenti molto comici e familiari. Gaetano Semmolone - Enzo Matichecchia si è preso la scena nella seconda parte della commedia per il ritmo comico che si è dato e per quello che ha dato sul palco, eccellente la sua fisiognomica interpretativa, perfettamente calato nel suo personaggio nei contrasti scenici tra realtà e finzione. Eugenio Favetti - Francesco di Tondo e Gemma - Francesca Flauret, una coppia artistica ben affiatata non nuova sul palco, questa sera è stata tra le loro interpretazioni più riuscite con Gemma quale figura che unisce i due mondi: miseria e nobiltà e Eugenio che con il suo amore per Gemma è la causa di tutta la messinscena della finta nobiltà: bravi entrambi.
In scena anche loro ben calati nel personaggio e bravissimi: Concetta - Elida Musci, Pupella - Noemi Mazzola, Vincenzo / Don Gioacchino Castiello - Cosimo Boccassini, Bebè / Ottavio Favetti - Giuseppe Sasso, Bettina - Mirella Sorgente, Biase - Antonio d'Amore, Luigino- Francesco Di Benedetto, con una menzione a parte per il personaggio simbolo di Peppiniello interpretato da Miriam d'Amore a cui è affidata la battuta più iconica del teatro napoletano "Vincenzo me' padre a mè". Miriam è stata molto aderente al personaggio simpatico, vivace, genuino, la ragazza promette bene, in scena è stata spontanea: ottimo. Tutto è bene quello che finisce bene ed appuntamento fissato per il "Teatro a Corte" della prossima estate che si svolgerà a Palazzo Beltrani e ...saremo lì ad applaudire.
Una chiusura all'altezza della stagione. Il pubblico ha premiato con applausi scroscianti una messa in scena vivace, rispettosa della tradizione ma capace di restituire freschezza a un testo simbolo del teatro comico italiano. Gli organizzatori della rassegna hanno espresso grande soddisfazione: "E' stata l'edizione che abbiamo sentito più partecipata delle altre, il nostro impegno - ha dichiarato il duo di direzione artistica Mastrapasqua e Matichecchia - è stato premiato. La collaborazione tra la Compagnia dei Teatranti e il Comune di Trani, con il patrocinio dell'Unione Italiana Libero Teatro, si conferma un modello virtuoso e diremmo necessario per allestire una rassegna di respiro nazionale".
Il classico di Scarpetta è tornato a parlare al pubblico. Il successo dello spettacolo dimostra che Miseria e Nobiltà rimane un meccanismo comico perfetto: equivoci, travestimenti, fame atavica e genialità popolare si intrecciano in una trama che sembra scritta ieri. Lella Mastrapasqua ha raccontato la sfida di dirigere un testo così iconico: "La commedia ha dei ritmi comici impegnativi e coordinare sedici attori in scena, dove ognuno interpreta un ruolo, anche se piccolo, non è stato facile, ma ci siamo impegnati a fondo per un risultato che il pubblico ha apprezzato perchè, credo che il messaggio della commedia, benchè scritta dal grande Scarpetta nel 1887, andò in scena l'anno dopo, nonostante gli anni passati conserva la cruda verità di una società dove la miseria e nobiltà sono due differenti modi di vivere, due differenti situazioni estreme anche della società di oggi. La mia regia ha voluto tendere a valorizzare i piccoli dettagli, toni di voce e sguardi, senza stravolgere il testo originale al quale ho voluto rimanere fedele, ma integrandolo con spunti comici 'rubati' dalla trasposizione cinematografica, interpretata dal grande Totò, del 1954".
Un pubblico affamato di teatro. "La rassegna ha collezionato numerosi sold out, segno evidente che Trani ha fame di cultura e di luoghi di aggregazione e di questo se ne sente la mancanza - ha detto Enzo Matichecchia anch'egli in scena - ed è lo stesso pubblico che lo reclama, che vorrebbe godersi lo spettacolo in maniera adeguata. Riceviamo tanti complimenti e questo ci fa piacere, siamo sostenuti da sponsor storici e questo ci dà la possibilità di continuare il cammino, ma non è affatto semplice portare avanti un progetto artistico senza che ci possa essere una visione prospettica globale del teatro qui a Trani, dove non capisco il perchè non si possa concretamente immaginare un sorta di Teatro Stabile che garantirebbe una continuità di spettacoli di qualità di respiro territoriale. Suggerisco ai candidati alle prossime elezioni amministrative di primavera 2026 - conclude con ironia Matichecchia - di inserire un progetto di questo genere nel proprio programma elettorale... chissà". Resta quindi il nodo doloroso della mancanza, a Trani, di spazi teatrali adeguati in attesa che quelli dell'Impero o del Supercinema passino dalla carta ad una progettualità condivisa che coinvolga prima di tutto i tranesi competenti in materia teatrale visto che di teatro stiamo scrivendo.
Ritornando alla rappresentazione di Miseria e Nobiltà ci piace citare gli attori che si sono misurati con personaggi che appartengono alla memoria collettiva partendo da coloro attorno ai quali si muove l'intreccio e che generano la comicità principale e determinano lo sviluppo della storia: Felice Scosciammocca - Andrea d'Amore, una interpretazione che ha strizzato l'occhio al grande Totò, in certi fraseggi e mimica ci è andato vicinissimo, si vede che ha studiato. Pasquale il fotografo - Michele Schiavone, co-protagonista e spalla comica di Felice, ha rappresentato bene la miseria più estrema in modo comico. Luisella la moglie di Felice - Lella Mastrapasqua, le sue interpretazioni ci confermano come si trovi sempre a suo agio in commedie di stampo partenopeo, le sue lamentele e il suo rapporto con Felice hanno offerto momenti molto comici e familiari. Gaetano Semmolone - Enzo Matichecchia si è preso la scena nella seconda parte della commedia per il ritmo comico che si è dato e per quello che ha dato sul palco, eccellente la sua fisiognomica interpretativa, perfettamente calato nel suo personaggio nei contrasti scenici tra realtà e finzione. Eugenio Favetti - Francesco di Tondo e Gemma - Francesca Flauret, una coppia artistica ben affiatata non nuova sul palco, questa sera è stata tra le loro interpretazioni più riuscite con Gemma quale figura che unisce i due mondi: miseria e nobiltà e Eugenio che con il suo amore per Gemma è la causa di tutta la messinscena della finta nobiltà: bravi entrambi.
In scena anche loro ben calati nel personaggio e bravissimi: Concetta - Elida Musci, Pupella - Noemi Mazzola, Vincenzo / Don Gioacchino Castiello - Cosimo Boccassini, Bebè / Ottavio Favetti - Giuseppe Sasso, Bettina - Mirella Sorgente, Biase - Antonio d'Amore, Luigino- Francesco Di Benedetto, con una menzione a parte per il personaggio simbolo di Peppiniello interpretato da Miriam d'Amore a cui è affidata la battuta più iconica del teatro napoletano "Vincenzo me' padre a mè". Miriam è stata molto aderente al personaggio simpatico, vivace, genuino, la ragazza promette bene, in scena è stata spontanea: ottimo. Tutto è bene quello che finisce bene ed appuntamento fissato per il "Teatro a Corte" della prossima estate che si svolgerà a Palazzo Beltrani e ...saremo lì ad applaudire.

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