Politica
«Intrighi urbanistici all'ombra di Elton John»
Legambiente: «Si pensa al cantante mentre spariscono edifici e giardini storici»
Trani - sabato 18 settembre 2010
«Questa afosa estate tranese sarà ricordata da tutti per l'interessante querelle sull'arrivo o meno di Elton John a Trani. Perdonateci se noi del circolo di legambiente non ci siamo appassionati alla vicenda. Forse la nostra apprensione è stata rivolta a questioni che evidentemente altri ritengono di scarso rilievo. Probabilmente siamo stati distratti dal quadro desolante rappresentato dalla esiguità degli spazi pubblici presenti in città e al loro stato di incuria e di abbandono. Gli spazi verdi destinati ai bambini, ad esempio, sono ormai ridotti a quei pochi e tristi giochi (quasi tutti danneggiati e inutilizzabili) che si trovano nella villa comunale.
Magari abbiamo dato eccessivo peso alla dissonanza rappresentata dalla struttura posticcia realizzata nel piazzale antistante la chiesa di S. Antuono al fortino. Un crudele intervento che rappresenta un autentico pugno nell'occhio. Forse l'attenzione era distolta dal dolore per la misteriosa scomparsa, lenta e inesorabile, di aree verdi storiche lungo via Malcangi (villa Monetti e villa Dicorato), come anche di luoghi della memoria cari ai tranesi (leggi fonderie Giustozzi), per non parlare poi di ville storiche addirittura vincolate dal nuovo Pug, come il villino Antonacci su via Corato, misteriosamente crollato unitamente al suo vincolo che è rimasto solo sulla carta.
Tutti questi cupi intrecci politico-imprenditoriali sono perfettamente in linea con le manovre che hanno portato alla distruzione edifici storici e di giardini ottocenteschi. Assistiamo, increduli, al nuovo sport cittadino che, come un cinico videogioco, potrebbe avere come titolo: La devastazione dei beni tutelati. Ed è così che la tavola 07.1C (l'atlante dei beni architettonici ed archeologici) del Pug, avrà un mero valore simbolico per i futuri cittadini, se non per testimoniare lo scellerato comportamento che ha permesso lo scempio compiuto in questi bui anni. Tuttavia, di questi beni a rischio di estinzione, non escludiamo che sin d'ora se ne possa occupare la magistratura anticipando più efficacemente quei soloni che tra qualche anno se ne occuperanno invano in qualche sterile conferenza auto-celebrativa o in qualche testo elogiativo di storia-patria locale.
Che dire poi dell'incredibile caso di villa Guastamacchia: un'area donata a scopi sociali al Comune che, rivendicata dagli eredi Guastamacchia in quanto edificabile, rischia di essere ceduta a prezzi irrisori agli stessi, nonostante la vittoria legale del Comune in secondo grado. Come se il quartiere Stadio, uno dei più carenti di servizi di tutta la città, possa permettersi di perdere un'area che può e deve essere destinata a spazi di aggregazione, invece di prevedere la solita edificazione di caseggiati ad elevata volumetria e a prezzi proibitivi. Ma chissà anche qui magari esageriamo: i soliti ambientalisti che temono il cemento! E che sarà mai questo cemento! Il cemento è cosa buona e giusta e soprattutto garantisce nuovi posti di lavoro. Ecco, trovato, un'idea: una bella cementeria con tanti posti di lavoro per soli uomini (54? 70? 120? Chi più ne ha, più ne metta!). Già una bella cementeria al posto dei soliti noiosissimi ulivi. E' di fondamentale importanza. Serve a spezzare la monotonia del paesaggio rurale.
Ma la cosa ancor più grave è che la nostra apprensione è assurdamente ed incomprensibilmente rivolta anche al futuro della città: che ne è stato del tanto strombazzato Contratto di Quartiere? Ciò che è stato fino ad oggi realizzato, appare evidente, sono i soli-soliti fabbricati. Né i cartelloni pubblicitari delle imprese vincitrici (con pochi oneri aggiuntivi) del bando risultano essere più confortanti o illuminanti. Bei rendering dei palazzi che verranno realizzati, certo. Ma i servizi che fine hanno fatto? Perché non sono stati realizzati quanto meno contemporaneamente agli edifici per civili abitazioni? Non è che per caso si replicherà il malvezzo di scegliere la strada della monetizzazione delle opere di urbanizzazione, che se da un lato permette di dare una boccata d'ossigeno alle casse comunale, dall'altro potrebbe far nascere strade senza marciapiedi, piazze asfaltate e prive di arredi, assenza di scuole e spazi verdi? Non è che lo stesso pericolo riguarderà tutti i Pue che verranno presentati, tra l'altro in assenza di un piano dei servizi, replicando all'infinito gli errori passati che hanno disseminato la città di aree vuote ed abbandonate poi ritipizzate, mentre i cittadini avevano puntualmente pagato gli oneri per le urbanizzazioni secondarie?
Perdonate le divagazioni. Meno male che Elton John sta arrivando e che può idealmente ricondurci con le sue sonorità ai grandi e verdi parchi londinesi».
Legambiente
I soci del circolo di Trani
Magari abbiamo dato eccessivo peso alla dissonanza rappresentata dalla struttura posticcia realizzata nel piazzale antistante la chiesa di S. Antuono al fortino. Un crudele intervento che rappresenta un autentico pugno nell'occhio. Forse l'attenzione era distolta dal dolore per la misteriosa scomparsa, lenta e inesorabile, di aree verdi storiche lungo via Malcangi (villa Monetti e villa Dicorato), come anche di luoghi della memoria cari ai tranesi (leggi fonderie Giustozzi), per non parlare poi di ville storiche addirittura vincolate dal nuovo Pug, come il villino Antonacci su via Corato, misteriosamente crollato unitamente al suo vincolo che è rimasto solo sulla carta.
Tutti questi cupi intrecci politico-imprenditoriali sono perfettamente in linea con le manovre che hanno portato alla distruzione edifici storici e di giardini ottocenteschi. Assistiamo, increduli, al nuovo sport cittadino che, come un cinico videogioco, potrebbe avere come titolo: La devastazione dei beni tutelati. Ed è così che la tavola 07.1C (l'atlante dei beni architettonici ed archeologici) del Pug, avrà un mero valore simbolico per i futuri cittadini, se non per testimoniare lo scellerato comportamento che ha permesso lo scempio compiuto in questi bui anni. Tuttavia, di questi beni a rischio di estinzione, non escludiamo che sin d'ora se ne possa occupare la magistratura anticipando più efficacemente quei soloni che tra qualche anno se ne occuperanno invano in qualche sterile conferenza auto-celebrativa o in qualche testo elogiativo di storia-patria locale.
Che dire poi dell'incredibile caso di villa Guastamacchia: un'area donata a scopi sociali al Comune che, rivendicata dagli eredi Guastamacchia in quanto edificabile, rischia di essere ceduta a prezzi irrisori agli stessi, nonostante la vittoria legale del Comune in secondo grado. Come se il quartiere Stadio, uno dei più carenti di servizi di tutta la città, possa permettersi di perdere un'area che può e deve essere destinata a spazi di aggregazione, invece di prevedere la solita edificazione di caseggiati ad elevata volumetria e a prezzi proibitivi. Ma chissà anche qui magari esageriamo: i soliti ambientalisti che temono il cemento! E che sarà mai questo cemento! Il cemento è cosa buona e giusta e soprattutto garantisce nuovi posti di lavoro. Ecco, trovato, un'idea: una bella cementeria con tanti posti di lavoro per soli uomini (54? 70? 120? Chi più ne ha, più ne metta!). Già una bella cementeria al posto dei soliti noiosissimi ulivi. E' di fondamentale importanza. Serve a spezzare la monotonia del paesaggio rurale.
Ma la cosa ancor più grave è che la nostra apprensione è assurdamente ed incomprensibilmente rivolta anche al futuro della città: che ne è stato del tanto strombazzato Contratto di Quartiere? Ciò che è stato fino ad oggi realizzato, appare evidente, sono i soli-soliti fabbricati. Né i cartelloni pubblicitari delle imprese vincitrici (con pochi oneri aggiuntivi) del bando risultano essere più confortanti o illuminanti. Bei rendering dei palazzi che verranno realizzati, certo. Ma i servizi che fine hanno fatto? Perché non sono stati realizzati quanto meno contemporaneamente agli edifici per civili abitazioni? Non è che per caso si replicherà il malvezzo di scegliere la strada della monetizzazione delle opere di urbanizzazione, che se da un lato permette di dare una boccata d'ossigeno alle casse comunale, dall'altro potrebbe far nascere strade senza marciapiedi, piazze asfaltate e prive di arredi, assenza di scuole e spazi verdi? Non è che lo stesso pericolo riguarderà tutti i Pue che verranno presentati, tra l'altro in assenza di un piano dei servizi, replicando all'infinito gli errori passati che hanno disseminato la città di aree vuote ed abbandonate poi ritipizzate, mentre i cittadini avevano puntualmente pagato gli oneri per le urbanizzazioni secondarie?
Perdonate le divagazioni. Meno male che Elton John sta arrivando e che può idealmente ricondurci con le sue sonorità ai grandi e verdi parchi londinesi».
Legambiente
I soci del circolo di Trani
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