
Eventi e cultura
La Fondazione "Aldo Ciccolini - ETS" di Trani in concerto per i detenuti della casa circondariale di Bari
Il concerto, tenutosi lo scorso 22 ottobre, ha avuto come protagonista il pianista ucraino Yevhen Levkulich
Trani - sabato 25 ottobre 2025
Una sentenza di condanna alla reclusione non dovrebbe significare, per chi la subisce, la totale esclusione dal mondo esterno. Il tempo trascorso in carcere dovrebbe servire a rieducare il detenuto, offrendogli la possibilità di ricominciare. Spesso si sentono notizie che non si vorrebbero mai avere, come la morte dei detenuti in carcere, spesso suicidi. Il campanello d'allarme è chiaro: i detenuti sono pur sempre persone – che hanno sbagliato – ma con dei sentimenti e un'anima. Perché, allora, non coltivare proprio l'anima di queste persone? È ciò che si è riproposta la Fondazione "Aldo Ciccolini – ETS", organizzando un concerto nella casa circondariale di Bari nell'ambito della stagione concertistica 2025 "Armonie Naturali", ideata e diretta dal direttore artistico, il Maestro Alfonso Soldano e sostenuta dal Ministero della Cultura.
Lo scorso 22 ottobre si è esibito per i detenuti e per tutto il personale in servizio presso la casa circondariale di Bari il pianista ucraino Yevhen Levkulych. Il titolo del concerto "Ero e Leandro" è un chiaro riferimento al mito raccontato da Ovidio: due innamorati, Leandro che ogni notte sfida le acque buie e impervie per raggiungere la sua amata. In tal senso l'amata di ogni detenuto è la libertà; ognuno di loro attraversa le acque impervie dell'espiazione della pena, della privazione della libertà, del ricominciare da zero. Eppure, è bello pensare che, contrariamente alla tragedia di Ero e Leandro, i detenuti e la libertà finalmente riusciranno a ricongiungersi e ad avere un futuro migliore.
La presidente della Fondazione, Elisabetta Papagni, ha parlato di questa esperienza in un'intervista.
D: Com'è stata questa esperienza, di sicuro particolare, di ascoltare un concerto di musica classica, simbolo di libertà espressiva, in un luogo dove la libertà è fortemente limitata?
R: L'esperienza del concerto di musica classica nella casa circondariale è stata intensa e toccante sia per i detenuti che per i musicisti. Abbiamo tutti provato un'emozione pura e profonda; la musica classica, priva di testo, agisce in modo diretto sulle emozioni, spesso sopite o represse. Infatti, abbiamo constatato una partecipazione attenta di tutti i presenti, che hanno ringraziato e salutato il pianista con profonda riconoscenza.
D: Quale obiettivo ci si è posti con questo concerto?
R: Rompere le Mura e le Barriere: La musica, in particolare la musica classica con la sua carica emotiva e universale, riesce a superare le sbarre e le rigide routine del carcere. Per i detenuti, è un momento di evasione emotiva e mentale, un "suono di libertà" che offre una tregua dal peso della detenzione. Ma non solo; perché con questo concerto abbiamo potuto avere una vera condivisione umana: l'evento crea un'atmosfera di inaspettata umanità e condivisione. Agenti penitenziari, operatori e detenuti si ritrovano insieme, sullo stesso piano, come semplici spettatori di fronte all'arte.
D: Qual è il nesso tra musica e funzione riabilitativa?
R: Questi concerti si inseriscono spesso in iniziative più ampie che riconoscono alla musica (e all'arte in generale) un valore riabilitativo e di reinserimento sociale. Offrire bellezza e cultura in un luogo di pena è un modo per ricordare la dignità umana e riannodare i fili della speranza. L'esperienza va oltre il semplice intrattenimento: è un potente catalizzatore emotivo e sociale che porta la bellezza, l'introspezione e un momento di condivisione autentica in un contesto di isolamento.
Lo scorso 22 ottobre si è esibito per i detenuti e per tutto il personale in servizio presso la casa circondariale di Bari il pianista ucraino Yevhen Levkulych. Il titolo del concerto "Ero e Leandro" è un chiaro riferimento al mito raccontato da Ovidio: due innamorati, Leandro che ogni notte sfida le acque buie e impervie per raggiungere la sua amata. In tal senso l'amata di ogni detenuto è la libertà; ognuno di loro attraversa le acque impervie dell'espiazione della pena, della privazione della libertà, del ricominciare da zero. Eppure, è bello pensare che, contrariamente alla tragedia di Ero e Leandro, i detenuti e la libertà finalmente riusciranno a ricongiungersi e ad avere un futuro migliore.
La presidente della Fondazione, Elisabetta Papagni, ha parlato di questa esperienza in un'intervista.
D: Com'è stata questa esperienza, di sicuro particolare, di ascoltare un concerto di musica classica, simbolo di libertà espressiva, in un luogo dove la libertà è fortemente limitata?
R: L'esperienza del concerto di musica classica nella casa circondariale è stata intensa e toccante sia per i detenuti che per i musicisti. Abbiamo tutti provato un'emozione pura e profonda; la musica classica, priva di testo, agisce in modo diretto sulle emozioni, spesso sopite o represse. Infatti, abbiamo constatato una partecipazione attenta di tutti i presenti, che hanno ringraziato e salutato il pianista con profonda riconoscenza.
D: Quale obiettivo ci si è posti con questo concerto?
R: Rompere le Mura e le Barriere: La musica, in particolare la musica classica con la sua carica emotiva e universale, riesce a superare le sbarre e le rigide routine del carcere. Per i detenuti, è un momento di evasione emotiva e mentale, un "suono di libertà" che offre una tregua dal peso della detenzione. Ma non solo; perché con questo concerto abbiamo potuto avere una vera condivisione umana: l'evento crea un'atmosfera di inaspettata umanità e condivisione. Agenti penitenziari, operatori e detenuti si ritrovano insieme, sullo stesso piano, come semplici spettatori di fronte all'arte.
D: Qual è il nesso tra musica e funzione riabilitativa?
R: Questi concerti si inseriscono spesso in iniziative più ampie che riconoscono alla musica (e all'arte in generale) un valore riabilitativo e di reinserimento sociale. Offrire bellezza e cultura in un luogo di pena è un modo per ricordare la dignità umana e riannodare i fili della speranza. L'esperienza va oltre il semplice intrattenimento: è un potente catalizzatore emotivo e sociale che porta la bellezza, l'introspezione e un momento di condivisione autentica in un contesto di isolamento.

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