Mario Landriscina
Mario Landriscina
Attualità

Lavoro sottopagato, Confesercenti: «Non si generalizzi su un'intera categoria»

L'associazione di categoria pronta a dialogare sull'argomento «ma evitando luoghi comuni»

In merito l'articolo riportato su questa testata dal titolo: Vuoi lavorare? 15 euro al giorno per 12 ore, arriva la replica di Confesercenti.

15 euro al giorno per 12 ore, che dire? Probabilmente è vero, ma non può essere un giudizio generalizzato su una categoria, come tante, con chiaroscuri, ma che innegabilmente ha subito il danno maggiore dovuto all'epidemia. Sarebbe anche il caso di sapere chi ha fatto questa proposta assurda. Confesercenti Provinciale BAT non si sottrae all'argomento e vuole intervenire evidenziando la complessità dello stesso evitando luoghi comuni.

In merito alla polemica in atto in questi giorni sui media, Confesercenti ha raccolto una serie di interventi dei propri dirigenti del settore turistico ricettivo dai quali si evincono giudizi autocritici, controbilanciati da una serie di problematiche poco note e quindi non evidenziate dalla stampa. Problematiche che andrebbero approfondite, invece, nelle sedi istituzionali deputate, e senza strumentalizzazioni alcune, e che non sono mai state affrontate seriamente dai governi degli ultimi vent'anni.

Conosco molto bene le difficoltà del settore turistico ricettivo in quanto titolare di un lido balneare, riferisce il presidente della Confesercenti BAT, Palmino Canfora. Immaginate il danno che le nostre aziende subiscono quando un bagnino, assunto regolarmente, non si presenta a lavorare senza alcun preavviso. Il lido deve chiudere. E solo uno dei tanti esempi che si possono fare in uno dei settori strategici del turismo dove la manodopera dequalificata cerca la giornata e possibilmente a nero. Potrebbe sembrare assurdo, ma spesso sono gli stessi dipendenti a non voler essere assunti per non perdere vari privilegi che il Governo mette in campo per i disoccupati. Nel settore della ristorazione il problema è ancora più radicato.

In pochi, oggi, ritengono che fare il cameriere sia una professione. Spesso è inteso come un ripiego per pagare gli studi o per integrare un mensile già esistente, sottolinea il responsabile provinciale (FIEPE) dei pubblici esercizi, Francesco Petruzzelli, titolare di una serie di pub e birrerie sul territorio. Studenti che da dipendenti stagionali difficilmente hanno voglia di lavorare 5-6 giorni a settimana per 7-8 ore giornaliere. Pur esistendo un mondo sommerso ci sono realtà serie e storiche che da sempre applicano i contratti nazionali.

Il settore turistico ricettivo, punta il dito Antonio Del Curatolo, titolare del ristorante Le lampare al fortino", non può più prescindere da una adeguata formazione e qualificazione professionale che ottiene, non soltanto conseguendo un diploma, ma facendo esperienza pratica sul campo".

Lavorare in un bar, gelateria, ristorante, american bar, pub-birrerie, ristopub, senza dimenticare il settore ricettivo, dal b&b all'albergo 5 stelle , necessita di una formazione specialistica a seconda del settore in cui si opera.

Con ciò non si vuole dire che il fenomeno del lavoro nero non esista e dal quale Confesercenti Prov.le BAT prende le distanze, ma bisogna sottolineare sia il contesto storico che stiamo vivendo nonchè immedesimarsi meno superficialmente sul fatto che un imprenditore del settore trovi difficoltà insormontabili a reclutare personale qualificato e competente.

A tal propositi interviene il responsabile pubblici esercenti Confesercenti Andria, Felice Fuzio, titolare di una birreria specializzati, il quale, pur riconoscendo l'esistenza di giovai che preferiscono fare esperienze fuori dalla propria città (all'estero) perché economicamente più vantaggiose, non può non evidenziare l'esistenza di una stragrande maggioranza di personale poco qualificato che durante la pandemia ha valutato il settore turistico ristorativo non affidabile a medio e lungo termine; unitamente a questo, il reddito di cittadinanza e altre forme di sussidio sono apparse subito più competitive rispetto alle retribuzioni offerte dalle microimprese di settore, in netta sofferenza economica, causa covid.

Eticamente, da imprenditore giovane, continua Fuzio, è evidente che c'è una scarsa dinamicità e voglia da parte dei lavoratori a partecipare ai progetti di piccole medie imprese, che nonostante tutto offrono, non solo un lavoro, ma spesso "condividono un progetto".

Porrei questa domanda. Il settore sta cercando manovali o professionalità? Dipendenti o collaboratori coinvolti nel progetto?

In conclusione, il direttore della Confesercenti Prov.le BAT, Mario Landriscina, dagli interventi esposti non può sottolineare solo la complessità che interessa il settore, ma l'esigenza inderogabile di risolvere da parte delle istituzione il cuneo fiscale, perchè non è pensabile che nella bilateralità dipendente- impresa la tassazione a vantaggio dello Stato raggiunga e superi, a volte, il 50% dello stipendio netto di un dipendente. Liberare le imprese da questa eccessiva tassazione consentirebbe loro di investire sul capitale umano abbassando la pressione fiscale che è subìta sia dai dipendenti che dalle imprese.

Solo cosi si può iniziare un percorso di solidarietà che ponga fine ad un'annosa guerra fra poveri, ossia tra dipendenti e micro imprese, che caratterizza il settore turistico ricettivo.

In puglia, a fronte di una crescita esponenziale del brand turistico, non è corrisposto un intervento adeguato per la risoluzione del rapporto lavoratore/imprese. Spesso le imprese con dipendenti inferiori a cinque vengono messe sullo stesso piano di imprese più strutturate di medio-grande dimensioni. E questo è un problemone.
  • Confesercenti
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