Territorio
Ospedale Trani-Bisceglie, dura nota di Etica e politica
«Il sogno di una nuova struttura azzerata dai politici». Per l'associazione sarebbe ancora possibile salvare il nuovo nosocomio
Trani - mercoledì 27 aprile 2011
00.10
Se l'ospedale unico Trani-Bisceglie diventa sempre più una chimera la colpa è delle amministrazioni comunali dei due Comuni che nulla hanno fatto per avviare l'iter amministrativo. La pensano così i soci del direttivo di Etica e politica. L'associazione tranese «esprime amarezza per le recenti notizie sulla nuova programmazione di edilizia ospedaliera regionale che prevede la costruzione di un solo nuovo ospedale (Andria–Canosa) e, nel medio periodo, la chiusura per consunzione del presidio ospedaliero di Trani–Bisceglie. Le ragioni di tali cambio di rotta risiedono in una recente direttiva del governo nazionale che prevede la possibilità di costruire nuovi ospedali per bacini di utenza di almeno 200 mila abitanti, per cui nella Asl Bat, che conta circa 450 mila abitanti, si prevede, a regime, sempre su impostazione del governo nazionale, la presenza di due soli ospedali, quello di Barletta e quello di Andria–Canosa». «A rafforzare questa ipotesi – prosegue la nota dell'associazione - vi sono le perenni restrizioni dei finanziamenti destinati dal governo Berlusconi, Tremonti, Bossi alle Regioni, con le conseguenti difficoltà di bilancio, di cui ogni giorno si ha notizia aprendo i giornali».
Queste, secondo l'associazione, sono le cause strutturali generali che rischiano di far perdere alle due città la possibilità di accedere ad una struttura ospedaliera nuova e moderna. Ma vi è di più. «Ma siamo proprio sicuri – si chiedono retoricamente i soci di Etica e politica - che non ci siano responsabilità delle due amministrazioni comunali, sindaci in testa, ma anche più in generale della intera politica locale? Risponde a verità che i due sindaci di Trani e Bisceglie negli ultimi tre anni siano stati ufficialmente invitati dall'assessore alla sanità per ben tre volte ad avviare gli atti amministrativi di competenza comunale, compresa la scelta comune del sito dove collocare il nuovo ospedale ? Cosa hanno fatto? E l'insieme delle forze politiche, anche quelle di opposizione, delle due città, anche gli stessi operatori della sanità, quando hanno fatto sentire la propria voce per sollecitare un processo utile per i cittadini ed addirittura necessario per cogliere una opportunità storica? Nulla, solo silenzio, quasi il fastidio di doversi confrontare con un progetto che avrebbe cambiato per sempre uno status quo anche di interessi personali ormai consolidato. Solo la voce solitaria di alcune associazioni, tra cui la nostra, che si sono sforzate di mantenere vivo il dibattito in città sulla necessità di avviare concretamente il processo di unificazione dei due plessi ospedalieri in un soggetto unico. Oggi rischiamo tutti di raccogliere i cocci di una grande occasione perduta per le due città. Miopia? Disinteresse? Campanilismo che pretende di essere furbo e che invece alla prova dei fatti si dimostra sciocco e di scarse lungimiranza? Sottile lotta politica di contrasto all'azione di governo regionale, anche a costo di far pagare il conto ai cittadini? Forse un po' di tutto».
Per Etica e politica esisterebbe ancora la possibilità di salvare la nascita del nuovo ospedale, partendo da alcune considerazioni. La prima: «Se si tiene conto dell'intero territorio del nord barese, a partire da Bitonto fino a Trani–Corato, considerando come punto fermo che il nuovo ospedale di Andria–Canosa interesserà anche il territorio di Spinazzola e Minervino, è presente una popolazione di circa 350 mila abitanti, sufficiente ad ipotizzare la presenza di due nuovi ospedali. Uno dei due potrebbe esere collocato sulla provinciale Andria–Bisceglie, in un punto più o meno equidistante fra Trani, Bisceglie e Corato. La permuta delle attuali tre strutture presenti nelle città con i relativi terreni circostanti, dovrebbe coprire ampiamente le spese di costruzione del nuovo ospedale». Seconda considerazione: «Nelle more della costruzione del nuovo ospedale, tutti dovrebbero concorrere a far funzionare i due plessi attuali realmente come ospedale unico. Questo significa accorpare tutte le strutture doppie presenti nei due plessi, lasciando i servizi in entrambi i plessi, ma sempre considerandoli facenti parte di una unica unità operativa. Così facendo il personale medico accorpato sarà in grado di garantire la guardia su 24 ore in ogni reparto, si otterrà un risparmio considerevole di personale infermieristico e di posti letto. In conclusione, i cittadini usufruirebbero di una migliorata qualità dell'assistenza, il presidio così unificato non avrebbe problemi di personale per molti reparti neppure nel prossimo futuro, stante il perdurante blocco delle assunzioni, la Asl Bat godrebbe di notevoli risparmi di gestione. Viceversa tutti i reparti doppi presenti nei due plessi, avendo ciascuno personale medico ed infermieristico scarso, sono esposti tutti, stante l'impossibilità di nuove assunzioni, al rischio di chiudere o ridurre la propria attività».
Per non abbandonare la speranza, i soci di Etica e politica intendono organizzare un incontro dibattito con tutte le forze politiche, con i sindaci, i consiglieri comunali e le associazioni interessate delle due città, prevedendo la partecipazione del direttore generale della Asl Bat e possibilmente dell'assessore alla sanità della Regione Puglia.
Queste, secondo l'associazione, sono le cause strutturali generali che rischiano di far perdere alle due città la possibilità di accedere ad una struttura ospedaliera nuova e moderna. Ma vi è di più. «Ma siamo proprio sicuri – si chiedono retoricamente i soci di Etica e politica - che non ci siano responsabilità delle due amministrazioni comunali, sindaci in testa, ma anche più in generale della intera politica locale? Risponde a verità che i due sindaci di Trani e Bisceglie negli ultimi tre anni siano stati ufficialmente invitati dall'assessore alla sanità per ben tre volte ad avviare gli atti amministrativi di competenza comunale, compresa la scelta comune del sito dove collocare il nuovo ospedale ? Cosa hanno fatto? E l'insieme delle forze politiche, anche quelle di opposizione, delle due città, anche gli stessi operatori della sanità, quando hanno fatto sentire la propria voce per sollecitare un processo utile per i cittadini ed addirittura necessario per cogliere una opportunità storica? Nulla, solo silenzio, quasi il fastidio di doversi confrontare con un progetto che avrebbe cambiato per sempre uno status quo anche di interessi personali ormai consolidato. Solo la voce solitaria di alcune associazioni, tra cui la nostra, che si sono sforzate di mantenere vivo il dibattito in città sulla necessità di avviare concretamente il processo di unificazione dei due plessi ospedalieri in un soggetto unico. Oggi rischiamo tutti di raccogliere i cocci di una grande occasione perduta per le due città. Miopia? Disinteresse? Campanilismo che pretende di essere furbo e che invece alla prova dei fatti si dimostra sciocco e di scarse lungimiranza? Sottile lotta politica di contrasto all'azione di governo regionale, anche a costo di far pagare il conto ai cittadini? Forse un po' di tutto».
Per Etica e politica esisterebbe ancora la possibilità di salvare la nascita del nuovo ospedale, partendo da alcune considerazioni. La prima: «Se si tiene conto dell'intero territorio del nord barese, a partire da Bitonto fino a Trani–Corato, considerando come punto fermo che il nuovo ospedale di Andria–Canosa interesserà anche il territorio di Spinazzola e Minervino, è presente una popolazione di circa 350 mila abitanti, sufficiente ad ipotizzare la presenza di due nuovi ospedali. Uno dei due potrebbe esere collocato sulla provinciale Andria–Bisceglie, in un punto più o meno equidistante fra Trani, Bisceglie e Corato. La permuta delle attuali tre strutture presenti nelle città con i relativi terreni circostanti, dovrebbe coprire ampiamente le spese di costruzione del nuovo ospedale». Seconda considerazione: «Nelle more della costruzione del nuovo ospedale, tutti dovrebbero concorrere a far funzionare i due plessi attuali realmente come ospedale unico. Questo significa accorpare tutte le strutture doppie presenti nei due plessi, lasciando i servizi in entrambi i plessi, ma sempre considerandoli facenti parte di una unica unità operativa. Così facendo il personale medico accorpato sarà in grado di garantire la guardia su 24 ore in ogni reparto, si otterrà un risparmio considerevole di personale infermieristico e di posti letto. In conclusione, i cittadini usufruirebbero di una migliorata qualità dell'assistenza, il presidio così unificato non avrebbe problemi di personale per molti reparti neppure nel prossimo futuro, stante il perdurante blocco delle assunzioni, la Asl Bat godrebbe di notevoli risparmi di gestione. Viceversa tutti i reparti doppi presenti nei due plessi, avendo ciascuno personale medico ed infermieristico scarso, sono esposti tutti, stante l'impossibilità di nuove assunzioni, al rischio di chiudere o ridurre la propria attività».
Per non abbandonare la speranza, i soci di Etica e politica intendono organizzare un incontro dibattito con tutte le forze politiche, con i sindaci, i consiglieri comunali e le associazioni interessate delle due città, prevedendo la partecipazione del direttore generale della Asl Bat e possibilmente dell'assessore alla sanità della Regione Puglia.