Vita di città
«Riattivate il servizio diurno del centro Jobel»
La lettera dei familiari degli assistiti: «Siamo stati abbandonati»
Trani - mercoledì 4 agosto 2010
A causa della sospensione del servizio diurno del centro Jôbêl di Trani, comunicata alle famiglie dal dirigente del centro di salute mentale di Trani-Bisceglie in un incontro avvenuto agli inizi di luglio, le stesse che hanno all'interno del proprio nucleo persone con gravi problemi di disagio mentale e che frequentavano il centro tranese da circa 5 anni, sono attualmente in situazioni di abbandono totale. Nei numerosi incontri e richieste di chiarimento avuti con i responsabili del centro di salute mentale, le uniche soluzioni offerte sono state il ricovero ospedaliero, la nuova formulazione delle singole terapie farmacologiche o la sistemazione in strutture riabilitative convenzionali.
Insoddisfatti e preoccupati, i familiari hanno scritto una lettera al direttore generale della Asl Bat, Rocco Canosa, chiedendo di riavviare le attività. Ecco il contenuto della missiva:
«I nostri familiari presso il Centro Jôbêl – si legge - avevano riscontrato enormi miglioramenti, grazie alla disponibilità, professionalità del personale operante nel centro anche e soprattutto perché li era garantito l'inserimento sociale effettivo, non solo con le dovute terapie, ma soprattutto con la collaborazione degli operatori a livello umano, creando così un'atmosfera di familiarità che assicurava sia agli interessati che alle famiglie un'assistenza sempre costante.
A fronte di tutto ciò le famiglie hanno riscontrato in pochissimi giorni i sottoelencati problemi: forte abbandono da parte del servizio sanitario, richiesta di ricoveri frequenti (problema che si era notevolmente ridimensionato e a volte totalmente annullato grazie alla frequenza al centro), peggioramento dell'autonomia, della cura della propria persona, ritorno di psicosi e deliri compresi anche quelli di suicidio, tutte le altre problematiche derivanti dai vari stati depressivi.
Pertanto le chiediamo la possibilità di offrirci delle spiegazioni che giustifichino questa situazione valutando l'ipotesi di poter riavviare con urgenza le attività del Centro Jôbêl di Trani, struttura che fino ad oggi aveva permesso ai nostri cari e a noi di vivere una situazione di benessere e equilibrio».
Insoddisfatti e preoccupati, i familiari hanno scritto una lettera al direttore generale della Asl Bat, Rocco Canosa, chiedendo di riavviare le attività. Ecco il contenuto della missiva:
«I nostri familiari presso il Centro Jôbêl – si legge - avevano riscontrato enormi miglioramenti, grazie alla disponibilità, professionalità del personale operante nel centro anche e soprattutto perché li era garantito l'inserimento sociale effettivo, non solo con le dovute terapie, ma soprattutto con la collaborazione degli operatori a livello umano, creando così un'atmosfera di familiarità che assicurava sia agli interessati che alle famiglie un'assistenza sempre costante.
A fronte di tutto ciò le famiglie hanno riscontrato in pochissimi giorni i sottoelencati problemi: forte abbandono da parte del servizio sanitario, richiesta di ricoveri frequenti (problema che si era notevolmente ridimensionato e a volte totalmente annullato grazie alla frequenza al centro), peggioramento dell'autonomia, della cura della propria persona, ritorno di psicosi e deliri compresi anche quelli di suicidio, tutte le altre problematiche derivanti dai vari stati depressivi.
Pertanto le chiediamo la possibilità di offrirci delle spiegazioni che giustifichino questa situazione valutando l'ipotesi di poter riavviare con urgenza le attività del Centro Jôbêl di Trani, struttura che fino ad oggi aveva permesso ai nostri cari e a noi di vivere una situazione di benessere e equilibrio».
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