Vita di città
Sicurezza e coesione sociale, problema tutto politico
Felice Di Lernia: «Si commettono spesso errori di priorità». L'intervento di Raimondo Lima apre la strada ad un confronto a più voci
Trani - venerdì 18 febbraio 2011
L'intervento di Raimondo Lima (Nuova Italia) sulla situazione della stazione ferroviaria e della piazza adiacente, apre la strada ad un confronto a più voci su vari argomenti, tutti intrecciati tra loro: dalla sicurezza urbana alla coesione sociale. La nostra redazione ha ascoltato a tal proposito Felice Di Lernia che, da tanti anni, si occupa di questi temi sia in campo nazionale che internazionale. «Il limite principale dell'intervento di Lima – attacca Di Lernia - è il semplicismo. Quando si pensa di affrontare questioni così delicate e complesse utilizzando la categoria del decoro, il risultato è il semplicismo. Perché porsi il problema del decoro significa porsi il problema del sintomo e non della causa: chi invoca la pulizia razziale vuole semplicemente sollevare l'enorme tappeto sul quale viviamo per nascondervi sotto ciò che non si deve vedere. Le cause non interessano: troppo complesse. Ben più seria è la questione della sicurezza. Ma il punto è che una città moderna, non provinciale, non può comprimere la propria visione sociale sulla tematica della devianza».
Di Lernia spiega: «Una città al passo con la sfida dei tempi e della sempre maggiore complessità che questi pongono, deve porre al centro della propria agenda la cultura dello sviluppo armonico della comunità intera. Voglio dire che il tema della convivenza e non quello del decoro, è il perno intorno al quale girano le migliori pratiche di sicurezza urbana. Il problema è che molti, anche fra gli addetti ai lavori, confondono la sicurezza urbana con l'ordine pubblico e col controllo sociale. E questo equivoco è generato dall'idea che ci siano diritti di serie A e diritti di serie B, bisogni di serie A e bisogni di serie B, persone di serie A e persone di serie B. E' un'idea razzista della società, inconciliabile con la risoluzione del problema della convivenza».
Di Lernia porta ad esempio una testimonianza: «Ho avuto la fortuna e il privilegio di contribuire, in Spagna, ai lavori preparatori del cosiddetto manifesto di Saragozza sulla sicurezza urbana e la democrazia, promosso dal forum europeo per la sicurezza urbana, che ricorda a tutti gli amministratori pubblici che problemi come quello di cui stiamo parlando, ossia di gestione degli spazi pubblici, sono il segno probabile di una lettura lacunosa del territorio che, invece, dovrebbe essere pensato e organizzato come luogo dell'integrazione delle politiche, da quelle urbanistiche a quelle sociali o economiche. La raccomandazione del manifesto di Saragozza è semplice: pianificare, gestire, intervenire, non per sancire vincitori e vinti ma per ricomporre il legame sociale e responsabilizzare gli abitanti. Metterla semplicisticamente in termini di allarme sociale è una scorciatoia che premia sul breve periodo, soprattutto sul piano elettorale, ma che genera danni irreversibili a lungo termine perché stressa le fratture sociali rendendole scomposte e insanabili».
«E' evidente – conclude Di Lernia - che il problema è politico in senso assoluto perché è un problema di scelte, di priorità, di visioni d'insieme. Chiunque segua la vita politica può constatare, ogni giorno, come la politica si riduca essenzialmente a questo, a una questione di scelte concrete su come spendere i pochi soldi a disposizione di una amministrazione, su cosa investire: sulla cultura o sulla kermesse? Sulla fugace apparenza o sulla durevole sostanza? Purtroppo, da sempre, l'apparenza è uno stile di vita molto diffuso».
Di Lernia spiega: «Una città al passo con la sfida dei tempi e della sempre maggiore complessità che questi pongono, deve porre al centro della propria agenda la cultura dello sviluppo armonico della comunità intera. Voglio dire che il tema della convivenza e non quello del decoro, è il perno intorno al quale girano le migliori pratiche di sicurezza urbana. Il problema è che molti, anche fra gli addetti ai lavori, confondono la sicurezza urbana con l'ordine pubblico e col controllo sociale. E questo equivoco è generato dall'idea che ci siano diritti di serie A e diritti di serie B, bisogni di serie A e bisogni di serie B, persone di serie A e persone di serie B. E' un'idea razzista della società, inconciliabile con la risoluzione del problema della convivenza».
Di Lernia porta ad esempio una testimonianza: «Ho avuto la fortuna e il privilegio di contribuire, in Spagna, ai lavori preparatori del cosiddetto manifesto di Saragozza sulla sicurezza urbana e la democrazia, promosso dal forum europeo per la sicurezza urbana, che ricorda a tutti gli amministratori pubblici che problemi come quello di cui stiamo parlando, ossia di gestione degli spazi pubblici, sono il segno probabile di una lettura lacunosa del territorio che, invece, dovrebbe essere pensato e organizzato come luogo dell'integrazione delle politiche, da quelle urbanistiche a quelle sociali o economiche. La raccomandazione del manifesto di Saragozza è semplice: pianificare, gestire, intervenire, non per sancire vincitori e vinti ma per ricomporre il legame sociale e responsabilizzare gli abitanti. Metterla semplicisticamente in termini di allarme sociale è una scorciatoia che premia sul breve periodo, soprattutto sul piano elettorale, ma che genera danni irreversibili a lungo termine perché stressa le fratture sociali rendendole scomposte e insanabili».
«E' evidente – conclude Di Lernia - che il problema è politico in senso assoluto perché è un problema di scelte, di priorità, di visioni d'insieme. Chiunque segua la vita politica può constatare, ogni giorno, come la politica si riduca essenzialmente a questo, a una questione di scelte concrete su come spendere i pochi soldi a disposizione di una amministrazione, su cosa investire: sulla cultura o sulla kermesse? Sulla fugace apparenza o sulla durevole sostanza? Purtroppo, da sempre, l'apparenza è uno stile di vita molto diffuso».