
Politica
Stp, Ferrante perplesso sulla dismissione delle quote
«Chi ha gestito l’azienda fino ad oggi è il vero ramo secco da tagliare». Nota del capogruppo del Partito Democratico
Trani - sabato 2 luglio 2011
Il caso Stp (dopo le parole del presidente di Amet, Ninni De Toma, che ha confermato l'ipotesi di una dismissione delle quote) anima il dibattito politico. Il capogruppo del Partito Democratico, Fabrizio Ferrante, a tal proposito si dichiara «perplesso» sul progetto industriale che avrebbe come cardine la cessione di quote della Stp. «La società - dice Ferrante - pare possa avere in questo momento una prospettiva positiva atteso che il nuovo assetto societario, rideterminato in base al trasferimento di azioni dalla Provincia di Bari a quella della Bat, ha determinato una redistribuzione di quote societarie. Trani poterebbe farla da padrone in un contesto in cui la maggiore partecipazione azionaria sarebbe riconducibile al Comune di Trani direttamente o indirettamente(attraverso l'Amet appunto). I rami, reputati secchi dal presidente Amet, come mai sarebbero ritenuti invece fioriti da parte della Provincia di Bari, indicata come potenziale acquirente di queste quote?».
Ferrante si pone alcune domande: «C'è un atto di indirizzo da parte del sindaco (in qualità di socio unico) per la cessione? Ed il sindaco, a sua volta, non dovrebbe essere autorizzato dal Consiglio comunale per effettuare questa scelta? Possibile che il management Amet, dopo aver viaggiato per l'Italia forse alla ricerca di partnership, non riesca a pensare di fare cassa se non attraverso la dismissione delle sue partecipazioni?».
«Occorre parlare subito di controllo analogo, bilancio consolidato e veri progetti industriali - incalza il capogruppo del Pd - altrimenti sarà la fine per l'Amet. In questi anni abbiamo sentito tante volte parlare di investimenti sicuri, di strategie industriali concrete , ma Trani è rimasta solo con un pugno di mosche in mano e nuovi debiti da pagare. E' la parte politica che ha gestito l'Amet fino ad oggi il vero ramo secco da tagliare».
Ferrante si pone alcune domande: «C'è un atto di indirizzo da parte del sindaco (in qualità di socio unico) per la cessione? Ed il sindaco, a sua volta, non dovrebbe essere autorizzato dal Consiglio comunale per effettuare questa scelta? Possibile che il management Amet, dopo aver viaggiato per l'Italia forse alla ricerca di partnership, non riesca a pensare di fare cassa se non attraverso la dismissione delle sue partecipazioni?».
«Occorre parlare subito di controllo analogo, bilancio consolidato e veri progetti industriali - incalza il capogruppo del Pd - altrimenti sarà la fine per l'Amet. In questi anni abbiamo sentito tante volte parlare di investimenti sicuri, di strategie industriali concrete , ma Trani è rimasta solo con un pugno di mosche in mano e nuovi debiti da pagare. E' la parte politica che ha gestito l'Amet fino ad oggi il vero ramo secco da tagliare».
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