Cronaca
Trani, il ritorno in aula del boss Salvatore Annacondia
Davanti ai giudici della Corte d’assise non parla: «Non sto bene». Il pentito tranese super scortato e preceduto da un elicottero
Trani - martedì 31 gennaio 2012
10.19
E’ tornato a Trani lunedì mattina per deporre in un processo, super scortato e preceduto da un elicottero. Ingrassato e con i capelli ormai grigi, quasi irriconoscibile. Ma ai giudici della Corte d’assise, il pentito tranese Salvatore Annacondia ha detto ben poco: le sue condizioni di salute non gli permettono di riferire sui fatti per i quali ha già parlato nel 2008, quando fece finire in carcere i mandanti e l’agevolatore dell’omicidio di Giacomo Salerno e Francesco Sorte, freddati a pistolettate la sera del 6 febbraio 1991 e poi bruciati in una macchina a Bisceglie.
L’ex boss del nord barese, per tutti Manomozza, una serie impressionante di omicidi per i quali è stato reo confesso, sembra volersi tirare indietro nel processo che vede imputati Giovanni Sangilli, Vincenzo Liseno (i mandanti) e Natale Caterino (colui che avrebbe fornito informazioni utili ad Annacondia per poter compiere il duplice delitto). Per quello stesso delitto, lui è stato già condannato nell’ambito del processo Dolmen nel 2006, con sentenza confermata dalla Cassazione nel 2008.
Le motivazioni che ha addotto per non testimoniare, ora dovranno essere vagliate dai giudici e, in attesa delle documentazione medica, il processo è stato aggiornato al 28 febbraio. Nel caso sia effettivamente impossibilitato a deporre sul caso, i giudici potrebbero anche decidere di acquisire le dichiarazioni già rese dal pentito quattro anni fa.
Salvatore Annacondia è nato a Trani il 31 ottobre 1957. Da semplice pescatore diventò capo della più sanguinosa organizzazione criminale del nord barese che ha seminato paura e morte negli anni ’80 e inizi del ’90. Dal crollo della prima Repubblica, Manomozza ha cominciato a pentirsi ed a svelare i segreti della malavita barese e nazionale.
L’ex boss del nord barese, per tutti Manomozza, una serie impressionante di omicidi per i quali è stato reo confesso, sembra volersi tirare indietro nel processo che vede imputati Giovanni Sangilli, Vincenzo Liseno (i mandanti) e Natale Caterino (colui che avrebbe fornito informazioni utili ad Annacondia per poter compiere il duplice delitto). Per quello stesso delitto, lui è stato già condannato nell’ambito del processo Dolmen nel 2006, con sentenza confermata dalla Cassazione nel 2008.
Le motivazioni che ha addotto per non testimoniare, ora dovranno essere vagliate dai giudici e, in attesa delle documentazione medica, il processo è stato aggiornato al 28 febbraio. Nel caso sia effettivamente impossibilitato a deporre sul caso, i giudici potrebbero anche decidere di acquisire le dichiarazioni già rese dal pentito quattro anni fa.
Salvatore Annacondia è nato a Trani il 31 ottobre 1957. Da semplice pescatore diventò capo della più sanguinosa organizzazione criminale del nord barese che ha seminato paura e morte negli anni ’80 e inizi del ’90. Dal crollo della prima Repubblica, Manomozza ha cominciato a pentirsi ed a svelare i segreti della malavita barese e nazionale.