
Vita di città
Dal Monastero a Ognissanti: gioielli "incatenati" da fare vivere e rivivere
"Come mai è chiuso?" chiedono i turisti allibiti. Ma questi luoghi andrebbero restituiti soprattutto alla comunità cittadina
Trani - venerdì 15 ottobre 2021
9.08
"I'm sorry, the monastery is closed today...". Capita sempre più spesso di doversi ritrovare come guide turistiche a dover dare spiegazioni rispetto alla inaccessibilità - o alla accessibilità complicata - di alcuni nostri monumenti che non appaiano vistosamente delle scuse. Ci si sforza di non far fare cattiva figura alla propria città ma anche a un'Italia intera - quando ci si trova ad aver a che fare con turisti stranieri - che ci si tiene venga rispettata e non bollata dietro i classici stereotipi di inefficienza.
Ci si adatta a spiegare che si tratta di brevi questioni burocratiche, che sono situazioni del tutto temporanee. Ma poi le erbacce che si intravedono dalle grate chiuse all'ingresso al monastero di Colonna e che invadono il chiostro come la selva che in cent'anni avvolge il castello nella fiaba della bella addormentata, rivelano senza filtri la verità: che non è questione di pochi mesi, ma sono tanti anni che quella magnifica struttura è chiusa.
Occhi sgranati quelli dei quattro turisti provenienti dal Colorado - posto di montagna, si sa, per cui già il mare è una meraviglia - che qualche giorno fa di fronte alla visione di un bellissimo, antico monastero che ha il mare come uno dei suoi confini, da qualche mese reso ancora più straordinario dalla recente ricostruzione nei suoi pressi dell'antico trabucco, chiedevano di potervi entrare.
E incredulità di fronte a quel cancello chiuso ma anche al portale sbarrato della chiesa di Santa Maria di Colonna, mentre ne ascoltano la descrizione dell'interno con il rosone che di certo a quell'ora stava proiettando ombra e luce sulle pareti e il racconto del Crocifisso cui venne sciabolato il naso e di cui la popolazione è devota.
La situazione non cambia nel centro storico dove ad esempio della chiesa di Ognissanti, che da sempre regala il profilo delle sue absidi all'immagine del porto e racconta storie di Crociate, pellegrini e di cavalieri Templari, si può solo far ammirare il portico a tre ingressi mentre ci si prodiga a farne immaginare la architettura e le suggestioni dell'interno (a meno che non si provveda in anticipo alla prenotazione...ma quanti turisti non sanno e passano oltre?). "Ma come è possibile?, chiedeva un mese fa Andrea, turista veronese: "Di città sul mare belle come queste ne ho viste poche...ma è assurdo che certi posti straordinari siano chiusi!"
Le scuse si ripetono anche per altri luoghi, dove ci si sente dire che si accede solo su prenotazione on line decisa in via eccezionale per quel giorno ( senza un briciolo di comunicati stampa o almeno trasmessi alle strutture alberghiere) e a quel punto non basta nemmeno la scusa del covid di fronte a un enorme castello nel quale si vedono entrare pugni di persone; perchè i turisti davvero non riescono a capire come sia possibile non poter visitare quella maestosa impronta federiciana impressa a Trani e lambita dal mare.
A quel punto il disagio aumenta , sei come chi si è trovato a avere ospiti improvvisi e si è costretti a chiudere le porte per non mostrare il disordine ma devi accampare giustificazioni senza mostrarti imbarazzato. Ma i turisti a Trani non sono più ospiti improvvisi e se anche lo fossero bisognerebbe essere pronti in qualunque momento ad accoglierli non solo perché ognuno di essi è veicolo per l'arrivo di altri ma anche perchè nè essi né Trani meritano questo.
Di Trani e della sua bellezza ci si sta accorgendo sempre di più, soprattutto all'estero, ma vivere di rendita della bellezza non basta, l'offerta turistica è un'altra cosa.
Ma al di là del turismo una cosa andrebbe sottolineata: che questi posti sono della comunità. Che i tranesi dovrebbero poterne godere, che i giovani se ne debbano innamorare, che la comunità possa crescere in etica, sensibilità, ingegno grazie al fatto di essere immersa nell'arte e nella bellezza; che essendo luoghi sopravvissuti a secoli, a assalti, a vicende storiche, debbano vivere e respirare attraverso l'Umanità che deve avere la possibilità di attraversarli.
E niente più scuse.
Ci si adatta a spiegare che si tratta di brevi questioni burocratiche, che sono situazioni del tutto temporanee. Ma poi le erbacce che si intravedono dalle grate chiuse all'ingresso al monastero di Colonna e che invadono il chiostro come la selva che in cent'anni avvolge il castello nella fiaba della bella addormentata, rivelano senza filtri la verità: che non è questione di pochi mesi, ma sono tanti anni che quella magnifica struttura è chiusa.
Occhi sgranati quelli dei quattro turisti provenienti dal Colorado - posto di montagna, si sa, per cui già il mare è una meraviglia - che qualche giorno fa di fronte alla visione di un bellissimo, antico monastero che ha il mare come uno dei suoi confini, da qualche mese reso ancora più straordinario dalla recente ricostruzione nei suoi pressi dell'antico trabucco, chiedevano di potervi entrare.
E incredulità di fronte a quel cancello chiuso ma anche al portale sbarrato della chiesa di Santa Maria di Colonna, mentre ne ascoltano la descrizione dell'interno con il rosone che di certo a quell'ora stava proiettando ombra e luce sulle pareti e il racconto del Crocifisso cui venne sciabolato il naso e di cui la popolazione è devota.
La situazione non cambia nel centro storico dove ad esempio della chiesa di Ognissanti, che da sempre regala il profilo delle sue absidi all'immagine del porto e racconta storie di Crociate, pellegrini e di cavalieri Templari, si può solo far ammirare il portico a tre ingressi mentre ci si prodiga a farne immaginare la architettura e le suggestioni dell'interno (a meno che non si provveda in anticipo alla prenotazione...ma quanti turisti non sanno e passano oltre?). "Ma come è possibile?, chiedeva un mese fa Andrea, turista veronese: "Di città sul mare belle come queste ne ho viste poche...ma è assurdo che certi posti straordinari siano chiusi!"
Le scuse si ripetono anche per altri luoghi, dove ci si sente dire che si accede solo su prenotazione on line decisa in via eccezionale per quel giorno ( senza un briciolo di comunicati stampa o almeno trasmessi alle strutture alberghiere) e a quel punto non basta nemmeno la scusa del covid di fronte a un enorme castello nel quale si vedono entrare pugni di persone; perchè i turisti davvero non riescono a capire come sia possibile non poter visitare quella maestosa impronta federiciana impressa a Trani e lambita dal mare.
A quel punto il disagio aumenta , sei come chi si è trovato a avere ospiti improvvisi e si è costretti a chiudere le porte per non mostrare il disordine ma devi accampare giustificazioni senza mostrarti imbarazzato. Ma i turisti a Trani non sono più ospiti improvvisi e se anche lo fossero bisognerebbe essere pronti in qualunque momento ad accoglierli non solo perché ognuno di essi è veicolo per l'arrivo di altri ma anche perchè nè essi né Trani meritano questo.
Di Trani e della sua bellezza ci si sta accorgendo sempre di più, soprattutto all'estero, ma vivere di rendita della bellezza non basta, l'offerta turistica è un'altra cosa.
Ma al di là del turismo una cosa andrebbe sottolineata: che questi posti sono della comunità. Che i tranesi dovrebbero poterne godere, che i giovani se ne debbano innamorare, che la comunità possa crescere in etica, sensibilità, ingegno grazie al fatto di essere immersa nell'arte e nella bellezza; che essendo luoghi sopravvissuti a secoli, a assalti, a vicende storiche, debbano vivere e respirare attraverso l'Umanità che deve avere la possibilità di attraversarli.
E niente più scuse.