MINÀ
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Attualità

"Eravamo io, Fidel, Muhammad Ali e Gabo...". Ciao Gianni Minà, hai intervistato il mondo intero

Era stato a Trani nel 2010 in occasione di Spiagge d'Autore alla Lega Navale

Nel 2010 una platea numerosissima nel salotto a cielo aperto della Lega Navale di Trani era stata rapita dai racconti di oltre cinquant'anni di giornalismo costellati di incontri straordinari . Gianni Minà, grande giornalista e scrittore, è morto ieri, a ottantaquattro anni, e di quel piacevolissimo pomeriggio - una delle tappe di "Spiagge d'autore", abbagliato da un tramonto di incantevole bellezza sul porto, la Città porta un segno indelebile.

Minà raccontò delle sue interviste a personaggi che erano già nella leggenda al tempo di quegli incontri ( Rigoberta Menchù, Gorbacev, Giovanni Paolo II...), e con alcuni dei quali aveva stretto anche rapporti di stretta amicizia, come Maradona e Mohammed Alì; del suo legame profondo con l'America Latina e di come stesse cambiando il modo di fare giornalismo , lui che non è mai caduto in quella che oggi si chiama pornografia del giornalismo, che indugia, manca di rispetto, cerca il pruriginoso.

Un professionista che, mossi i primi passi nello sport (Tuttosport) - lui che ha seguito otto campionati del mondo e sette Olimpiadi - come pochi aveva dimostrato una rara capacità di raccontare - nella sua coltissima ecletticità - letteratura, politica, società, sport e musica: aveva infatti realizzato per la Rai documentari che andavano dal racconto delle "gesta" del Che Guevara a una storia del Jazz in quattro puntate. E pezzi di storia per la Rai e il Paese intero sono le sue puntate di Blitz, ognuna delle quali potrebbe costituire a sè una lezione di giornalismo superiore a qualunque corso di qualunque scuola: elegante, efficace, capace in quelle storiche interviste di una interlocuzione che finiva con l'entrare nel cuore delle persone di fronte alle quali si trovava, dotato di quella intelligente ironia del sorriso sulle cose che l'aveva visto anche tra gli ideatori de "L'altra domenica" insieme a Arbore.

Nei suoi racconti straordinari usava la semplicità di una normalità nella quale i personaggi con lui erano a proprio agio grazie a un garbo e una educazione professionale e umana che è forse impensabile trovare ai giorni d'oggi. "Eravamo io, Gabo( Garcia Marquez) Mohammed Alì (Cassius Clay), Bob (De Niro) Sergio Leone... come dire "io e quattro amici al bar " - come nel caso della celeberrima foto in un locale romano, è diventata una frase tanto iconica da poter essere paragonata a un "meme" di altri tempi, e sulla quale aveva anche giocato con l'amico Fiorello . E in un mondo costellato di amici lo ricorda anche il regista tranese Fabrizio Corallo sulla sua pagina Instagram: "Amico, maestro, fratello, luna ridens per sempre".

Forse con Minà muore l'ultimo giornalista di una generazione irripetibile, capace di indagine , inchiesta, servizio di informazione finalizzato a far riflettere e non semplicemente a incuriosire, dotato di autentica onestà intellettuale e coraggio anche in scelte difficili, come quando intervistò un condannato a morte a poche ore dalla sedia elettrica negli Stati Uniti. Una fama e una professionalità riconosciuta anche oltreoceano, ("un giornalista che il mondo ci invidia", diceva il suo grande amico Troisi, che a sua volta gli invidiava l'agendina, con quelle amicizie così famose!) e purtroppo non sempre in Italia, dove la Rai lo aveva inspiegabilmente allontanato dal suo pubblico che invece ha continuato a apprezzarlo e amarlo, come in quel pomeriggio nel porto di Trani.
  • Lutto
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