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Trani non dimentica Saverio Lomolino
L'amore infinito di mamma Valentina: il suo post squarcia il velo sul dolore
Il post di Valentina è la testimonianza di una madre che, pur annientata dal dolore, lotta per tenere in vita il figlio attraverso il ricordo di ogni singolo gesto. Valentina Oreste trasmette il messaggio che perdere un figlio significa non solo perdere una vita, ma perdere il proprio mondo, fatto di routine, rumori, ordini e disordini. Valentina così conclude il suo scritto: "Ogni tuo gesto, ogni tua parola, ogni tua abitudine è scolpita dentro di me. Ti porto con me, nella certezza che il tuo sorriso e la tua voce continueranno a vivere oltre il tempo e oltre il dolore." Un messaggio che, pur nel lutto, celebra l'amore inesauribile di una madre.
Questo il testo integrale del post di Valentina Oreste
Adesso sono io a parlare, figlio mio, anche se a malapena, ma almeno è qualcosa.
Il dolore mi ferma, mi ha sempre fermata.
Il dolore di una mamma nella perdita di un figlio, soprattutto adolescente, è atroce.
Non ci sono parole che possano descrivere come sto, perché non lo so neanche io.
Una cosa è certa: sento un grande nodo alla gola.
Piangere non mi basta, parlare non mi basta.
Non so cosa voglio da questa vita, ma di certo non ho mai voluto perdere mio figlio, il mio bambino, il mio gigante buono.
Ma, purtroppo, è successo.
Come ho già detto, neanche io so come sto, ma è certo che in questo mese ho sentito l'assenza di tutto ciò che eri: il tuo respiro, i tuoi passi, la tua logorroicità,
il tuo "mamma, maaaa, madre, donna, femmina" e la televisione alta,
quando non sentivo la tua voce che mi chiamava.
Si sente l'assenza dei giorni in cui tu, prima di andare a scuola mi dicevi: "Mamma, puoi comprare le striscette di carne, l'aragosta e il pesce dal nonno Mimì?" "Madre mi fai i panini?"
Si sente l'assenza dei tuoi ritorni da scuola,
quando la prima cosa che dicevi: "Madre, ho tanta fame".
Si è sente l'assenza della tua cartella sempre disordinata,
dei contenitori di frutta da lavare,
del tuo astuccio nero quasi sempre vuoto,
con una penna e una matita che era un miracolo trovare.
Si sente l'assenza dei compiti fatti in chiamata con gli amici,
delle risate che riempivano la casa,
di quando tutto era normale.
Si sente l'assenza dei tuoi esaurimenti dopo il tuo primo brutto voto in fisica,
che fece capire a entrambi che c'era qualcosa dentro di te che ti stava distruggendo.
Quel maledetto 7 novembre, la scoperta di tutto. È stato il giorno in cui il mondo ci crollò addosso, ma è stato anche il giorno in cui conobbi una persona molto speciale per te: Sara, che in un momento così delicato, ti ha fatto dimenticare dell'ansia, della paura e del dolore.
Ma anche i pianti di gioia dopo un "10",
le chiamate con i compagni per recuperare il programma passato,
perché ti sentivi in debito quando non dovevi.
Il tuo motto "la scuola è vita" resta inciso nel mio cuore, così come le ore passate a studiare nonostante i dolori,
nonostante non sapessi ciò a cui stavi andando incontro.
E si è sentita l'assenza di quei momenti in cui stavi male
e la tua compagna mi avvisava,
mentre tu ti arrabbiavi con lei dicendo che non stavi male,
solo per non farmi preoccupare.
E quando arrivavo a scuola, appena mi vedevi,
mi dicevi con il tuo sorriso ironico:
"Mamma, la smetti di controllarmi come se fossi un bambino di 5 anni?".
Mio bambino gigante buono,
ogni tuo gesto, ogni tua parola, ogni tua abitudine è scolpita dentro di me.
Ti porto con me,
nella certezza che il tuo sorriso e la tua voce
continueranno a vivere oltre il tempo e oltre il dolore.
Con amore infinito,
la tua mamma madre, donna, femmina


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